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Price Cap Petrolio

La vera minaccia russa agli Usa è sul petrolio?

A fine anno entrerà in vigore il divieto europeo di fornire assicurazioni per il trasporto di petrolio russo

Se la Cina è la vera rivale strategica di questo secolo, la Russia è tornata prepotentemente in prima fila nell’agenda delle preoccupazioni per la Casa Bianca. Sul fronte militare, a causa dell’invasione ucraina, e di conseguenza su quello economico ed energetico.

LA SPINTA AMERICANA (E NON SOLO) CONTRO IL PETROLIO RUSSO

Proprio su quest’ultimo punto, la volontà statunitense è quella di coinvolgere quanti più attori possibili per frenare sul terreno del petrolio la corsa di Vladimir Putin. Con la guerra iniziata il 24 febbraio (o meglio ripresa, dopo quella del 2014) tanti paesi, vedi l’Italia, hanno aperto gli occhi sull’errore di una dipendenza troppo stringente dalle forniture di Mosca. Nel caso dell’Europa, a dicembre entrerà in vigore il divieto di fornire assicurazioni e finanziamenti per il trasporto marittimo di petrolio russo.

Che quindi, in virtù della residenza britannica della necessaria assicurazione dell’International Group of P & I Clubs, rischia un’esclusione pressoché globale dai mercati. I prezzi, come noto, sono in crescita da mesi e anche nella seconda parte del 2022 vedrebbero toccare picchi importanti.

I RISCHI ECONOMICI E LA PARTITA DEL PRICE CAP

Ma avere prezzi alle stelle non conviene neanche a chi sta dall’altra parte. Cioè noi, europei e americani. Con Biden chiamato a una dura prova nelle elezioni di metà mandato. Già adesso la Fed sta intervenendo sui tassi d’interesse ma quella economica è una partita forse ancor più delicata sulla quale agire.

Ecco allora, come spiega un’analisi di Oilprice, che le riflessioni in seno al G7 stanno insistendo sulla possibile rinuncia al divieto delle assicurazioni per  il petrolio russo pur di agire verso un price cap. Ne abbiamo scritto anche su questo giornale giovedì, riportando la notizia che la dead line sarebbe il 5 dicembre. “L’obiettivo è allinearsi con i tempi che l’Ue ha già stabilito. Vogliamo assicurarci che il meccanismo del price cap entri in vigore allo stesso tempo”, ha affermato un funzionario del gruppo delle maggiori economie mondiali.

Mercoledì, il vicesegretario al Tesoro degli Stati Uniti, Wally Adeyemo, si è recato a Parigi per discutere proprio di un price cap al petrolio russo e delle opportunità per rafforzare le sanzioni imposte alla Russia con le controparti di Bruxelles, del Belgio e della Commissione Europea.

IL FLIRT CON CINA E INDIA

Su questa difficile partita, i tentativi americani stanno coinvolgendo anche Cina e India. Le quali hanno intensificato gli acquisti di petrolio russo fortemente scontato negli ultimi mesi. L’obiettivo è ipnotizzarli con la spiegazione di una spesa minore per il petrolio interessato.

“Vogliamo continuare a venderlo da qualche parte nell’economia globale per tenere bassi i prezzi globali del petrolio in generale, ma vogliamo assicurarci che la Russia non tragga profitti indebiti da quelle vendite”, ha detto il segretario al Tesoro Yellen a NPR la scorsa settimana. Non sarà certo facile né tantomeno veloce avere risultati in merito. Ma i tentativi per riuscirci sono in corso.

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