Secondo un’analisi di Rystad Energy, le emissioni globali di CO2 sono pronte a raggiungere nel 2025 circa 39 gigatonnellate all’anno (Gtpa), prima di stabilizzarsi in un costante declino annuale
Il punto di svolta per le emissioni di anidride carbonica da combustibili fossili è vicino, con le emissioni che sono sulla buona strada per raggiungere il picco entro il 2025, secondo un’analisi di Rystad Energy. Nell’attuale percorso globale di politiche annunciate, progetti, tendenze del settore e progressi tecnologici attesi, le emissioni globali di CO2 sono pronte a raggiungere nel 2025 circa 39 gigatonnellate all’anno (Gtpa), prima di stabilizzarsi in un costante declino annuale, mentre le industrie ripuliscono la loro impronta di carbonio.
Le emissioni nel 2022 hanno raggiunto un livello record, quando i Paesi si sono affrettati a garantire combustibile affidabile e conveniente per la produzione di energia sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina. Di conseguenza, molti si sono rivolti a combustibili a più alta intensità di carbonio come soluzione a breve termine alle loro crisi di sicurezza energetica, rivitalizzando le centrali a carbone fuori servizio e dando la priorità al gas rispetto ad alternative più pulite.
LE PREVISIONI SULLE EMISSIONI DA QUI AL 2025
Mentre questi combustibili avranno ancora un ruolo da svolgere nell’economia globale per i decenni a venire, la spinta più ampia verso un futuro più pulito non mostra segni di rallentamento. Le emissioni dirette di CO2 – l’anidride carbonica originata dalla combustione di combustibili fossili negli impianti di tutto il mondo – dalla produzione di energia elettrica e calore nel 2023 raggiungeranno il picco. Il calo inizialmente sarà minimo, prima di prendere slancio nei prossimi anni, diventando un fattore significativo alla base della diminuzione delle emissioni totali di CO2 di tutti i settori entro il 2025.
“Il picco delle emissioni di CO2 da combustibili fossili entro i prossimi due anni è un risultato globale eccezionale, se si considerano gli attuali blocchi della catena di approvvigionamento e l’elevata attenzione alla sicurezza energetica. Se l’industria riuscirà a mantenere questo slancio, il riscaldamento globale inferiore a 2 gradi Celsius è a portata di mano”, ha affermato Artem Abramov, responsabile ricerca sulle tecnologie pulite di Rystad Energy.
Lo scorso anno le emissioni di CO2 fossile hanno raggiunto il massimo storico di circa 38,3 Gtpa, sollevando dubbi e interrogativi sulla capacità del mondo di raggiungere obiettivi climatici ambiziosi per limitare il riscaldamento tra 1,5 e 2 gradi Celsius. Tuttavia, la modellazione completa delle emissioni effettuata da Rystad Energy indica un imminente punto di svolta delle emissioni. I dati mostrano un picco di 39 Gtpa nel 2025, ma questa linea temporale potrebbe spostarsi già nel prossimo anno, se le prospettive macroeconomiche a breve termine accelereranno la transizione energetica.
IL RUOLO DI ELETTRICITÀ E RISCALDAMENTO
Lo scorso anno si è rivelato impegnativo per gli obiettivi climatici globali: da un lato, è stata aggiunta una quantità record di nuova capacità solare ed eolica su larga scala – circa 300 GW a livello globale – innescando un notevole aumento dell’elettricità generata da fonti rinnovabili, una tendenza che probabilmente aumenterà ancora quest’anno. Tuttavia, le nuove installazioni sono state più deboli del previsto, grazie alle interruzioni della catena di approvvigionamento a basse emissioni di carbonio e alla pressione inflazionistica.
Inoltre, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha interrotto i flussi energetici, provocando una diffusa carenza di gas naturale, in particolare in Europa, e facilitando l’aumento dell’uso del carbone per la produzione di energia. Di conseguenza, le emissioni dirette di CO2 fossile dai settori dell’energia elettrica e del calore hanno raggiunto livelli record di circa 14,4 Gtpa.
Le emissioni industriali globali – il processo e l’uso diretto di combustibili fossili per scopi di generazione di energia negli impianti industriali – nel 2022 sono rimaste invariate a circa 9,95 Gtpa, poiché la ripresa post-Covid in Cina è stata compensata da un visibile calo dell’intensità di carbonio industriale nel Paese.
Le emissioni dei trasporti sono aumentate di 0,2 Gtpa, fino a raggiungere i 7,8 Gtpa, al di sotto dei picchi pre-Covid di 8,2 Gtpa, a causa della continua debolezza del settore dell’aviazione, innescata dalla pandemia e dall’accelerazione della penetrazione dei veicoli elettrici. L’adozione dei veicoli elettrici si sta avvicinando ai livelli necessari per compensare la crescita annuale globale delle dimensioni del parco auto attivo.
Nonostante queste battute d’arresto, si prevede che il settore dell’energia elettrica e del riscaldamento guiderà l’imminente declino della CO2 fossile dalla metà del decennio in poi. Nel 2023, si prevede che l’aggiunta di capacità di generazione rinnovabile supererà l’aumento della domanda di elettricità. Dal 2025, le aggiunte annuali di generazione rinnovabile inizieranno ad influenzare materialmente la produzione totale di combustibili fossili.
Questa tendenza accompagnerà anche il passaggio continuo dal carbone al gas (la tendenza persistente stabilita diversi decenni fa al netto di occasionali interruzioni di breve periodo). I trasporti e le emissioni industriali raggiungeranno il picco entro questo decennio, ma si prevede che si uniranno anche alla tendenza alla decarbonizzazione nella seconda metà degli Anni 20. Allo stesso tempo, anche la prima generazione di iniziative commerciali di cattura del carbonio su larga scala inizierà ad avere un ruolo non trascurabile, trainata inizialmente da progetti in Europa e Nord America.
I PROGRESSI DI EUROPA, USA E CINA E LA SITUAZIONE IN INDIA
Il quadro della decarbonizzazione varia da regione a regione e si prevede che i principali contributori delle emissioni nei prossimi anni giocheranno dei ruoli divergenti. Ad esempio, l’Europa, gli Stati Uniti e la Cina sono sulla buona strada per ridurre le emissioni di CO2 fossile rispettivamente del 24%, 18% e 10% entro il 2030. L’Europa e gli Stati Uniti sono sulla buona strada per decarbonizzare strutturalmente le loro economie, appoggiandosi a tecnologie pulite recentemente implementate e a politiche a basse emissioni di carbonio dal 2025 in poi.
In Cina il settore dei trasporti si sta elettrizzando ad una velocità elevata, le installazioni rinnovabili nazionali sono forti, così come la catena di approvvigionamento a basse emissioni di carbonio. Nei prossimi 5-10 anni Pechino dovrebbe vedere un’accelerazione della decarbonizzazione industriale nei settori ad alta intensità energetica. Di conseguenza, Rystad prevede che le emissioni cinesi di CO2 fossile quest’anno si stabilizzeranno a circa 12,5 Gtpa, prima di diminuire dal 2026 al 2028.
Per quanto riguarda invece l’India, la penisola asiatica dovrebbe continuare il suo slancio di espansione delle emissioni di CO2, man mano che la sua economia si espande e la popolazione cresce. Rystad prevede che tra il 2022 e il 2030 le emissioni indiane di CO2 aumenteranno del 36%, superando l’Europa nel 2025 e gli Stati Uniti all’inizio degli Anni 30. Si prevede inoltre che la crescita delle emissioni rallenterà negli Anni 30, man mano che la produzione di energia elettrica senza carbone aumenterà per soddisfare la crescita della domanda di elettricità.
Altrove, si prevede che le emissioni industriali aumenteranno di circa il 20% entro il 2030, trainate principalmente da altri Paesi asiatici (esclusa la Cina), che dovrebbero rappresentare la metà dell’aumento della crescita totale delle emissioni di combustibili fossili.