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Emissioni Ue

Inquinamento, l’allarme degli scienziati: le emissioni globali di gas serra hanno raggiunto il massimo storico

Secondo gli scienziati il mondo sta esaurendo il carbon budget, la quantità di anidride carbonica che può essere immessa nell’atmosfera se vogliamo rimanere entro la soglia vitale di 1,5°C al di sopra delle temperature preindustriali

Le emissioni di gas serra hanno raggiunto il massimo storico, minacciando di spingere il mondo a livelli “senza precedenti” di riscaldamento globale. L’allarme proviene dagli scienziati. Secondo uno studio pubblicato oggi sulla rivista “Earth System Science Data”, il mondo sta rapidamente esaurendo il “carbon budget”, la quantità di anidride carbonica che può essere immessa nell’atmosfera se vogliamo rimanere entro la soglia vitale di 1,5°C al di sopra delle temperature preindustriali.

Ora, per evitare l’accumulo di CO2 nell’atmosfera che aumenterebbe le temperature di 1,5°C, possono essere emesse solo circa 250 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Un dato è in calo rispetto ai 500 miliardi di tonnellate solo pochi anni fa, e agli attuali tassi annuali di emissioni di gas serra – circa 54 miliardi di tonnellate all’anno begli ultimi 10 anni – si esaurirebbe ben prima della fine di questo decennio.

IL DECENNIO CRITICO PER IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il professor Piers Forster, direttore del Priestley Center for Climate Futures presso l’Università di Leeds e autore principale dell’articolo, ha dichiarato che “questo è il decennio critico per il cambiamento climatico. Le decisioni prese ora avranno un impatto su quanto aumenteranno le temperature e sul grado e sulla gravità degli impatti che vedremo di conseguenza”. Forster ha spiegato che il tasso di aumento annuale delle emissioni è rallentato, ma è necessaria un’azione molto più forte: “alla luce delle ultime evidenze sullo stato del sistema climatico, dobbiamo cambiare politica e approcci. Il tempo non è più dalla nostra parte”.

I governi in questi giorni si sono incontrati a Bonn per preparare la COP28, l’importante vertice delle Nazioni Unite sul clima in programma a novembre negli Emirati Arabi Uniti. La COP28 è vista come una delle ultime opportunità per il mondo di mettersi in carreggiata per raggiungere gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi del 2015 e rimanere entro 1,5°C.

SULTAN AL JABER, IL CONTROVERSO PRESIDENTE DELLA COP28

Sultan Al Jaber, il presidente designato della COP28 – che oggi sarà a Bonn – è sotto pressione per produrre un piano per i colloqui che ottengano la “correzione di rotta” che ha chiesto. Nel dirigere i colloqui, Al Jaber ha mantenuto il suo ruolo di presidente della compagnia petrolifera nazionale degli Emirati Arabi Uniti, ADNOC, che sta pianificando di aumentare la sua capacità di produzione di petrolio e gas.

Al Jaber in precedenza ha dichiarato che il suo duplice ruolo è un vantaggio per i colloqui, poiché porterà una “mentalità imprenditoriale” e stimolerà il settore privato. Personaggi importanti nei colloqui, tra cui John Kerry degli Stati Uniti e Frans Timmermans dell’Unione europea, lo hanno elogiato. Tuttavia, gli attivisti non sono convinti e stanno pianificando una protesta a Bonn contro il presunto conflitto di interessi del ruolo di Al Jaber.

Alla COP28, i Paesi stileranno un “inventario globale” per la prima volta dalla firma dell’accordo di Parigi nel 2015, per valutare se sono sulla buona strada per rispettare i loro impegni di riduzione delle emissioni. È probabile che questo inventario dimostri che il mondo è molto fuori strada, come mostra anche il documento pubblicato oggi. Le emissioni di gas serra hanno continuato ad aumentare, nonostante un forte calo nel 2020, quando in molti Paesi erano in vigore i lockdown dovuti alla pandemia Covid.

I NUOVI OBIETTIVI SULLE EMISSIONI DI GAS SERRA

Il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) nel 2018 ha calcolato che il mondo deve quasi dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, per rimanere entro la soglia di 1,5 °C e raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Questo calcolo però si basava sul presupposto che il mondo negli Anni 20 avrebbe ridotto le emissioni di circa il 7% all’anno. Poiché le emissioni hanno continuato ad aumentare, il tasso annuo di riduzione delle emissioni ora dovrà essere molto più ripido, per restare nel limite di 1,5 °C.

Joeri Rogelj, co-autore del nuovo documento e professore di scienze del clima all’Imperial College di Londra, ha dichiarato che “gli anni di continue emissioni elevate e gli aggiornamenti del carbon budget rimanente comportano che ormai dovremo fare di più. Ciò significa spostare in avanti la data dell’obiettivo globale sul net zero per la CO2 dal 2050 circa al 2035 circa, o ridurre molto più in profondità entro il 2030″.

All’inizio del 2023 l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha rilevato che le emissioni di energia – la principale fonte di emissioni – mostravano segni di raggiungimento di un plateau. Solo 18 Paesi, però, hanno mostrato delle diminuzioni sostenute delle loro emissioni.

Majid Al Suwaidi, direttore generale della COP28 e uno dei massimi collaboratori di Al Jaber, ha affermato che gli Emirati Arabi Uniti non avrebbero utilizzato l’inventario globale per nominare e svergognare i Paesi che non hanno rispettato i loro impegni ai sensi dell’accordo di Parigi o che stanno fallendo nel ridurre le emissioni abbastanza velocemente.

“Il cambiamento climatico – ha spiegato – è una di quelle cose in cui siamo tutti interconnessi. Non possiamo risolvere il problema individualmente, dobbiamo farlo come una comunità. Questo è ciò che lo rende difficile. Ognuno ha le sue soluzioni e ognuno ha le sue idee. Se riusciamo a riunire le persone dietro questo tipo di soluzioni comuni e guidare l’agenda su di esse, sarà un momento davvero potente. È quello che stiamo cercando di ottenere alla COP28”.

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