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convegno nucleare 20-07-2023

Le idee e le prospettive per il ritorno del nucleare in Italia

Alla Camera, rappresentanti delle istituzioni e delle aziende del settore energetico hanno parlato delle opportunità, dei vantaggi e delle problematiche da affrontare per (re)intraprendere un’attività in cui il nostro Paese è stato leader per anni

“Nucleare in Italia, scenari e prospettive”. È questo il titolo del convegno che si è svolto nella mattinata di oggi presso la Sala della Regina della Camera, a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e delle aziende del settore energetico.

PICHETTO: NUCLEARE IN ITALIA È UN RITORNO AL FUTURO

“Il nucleare è un ritorno al futuro. L’Italia ha troncato tutto nel 1986 ed ha mantenuto per 40 anni il suo know-how è qualcosa di mirabile. Siamo la storia del nucleare nel mondo, e questo è merito delle nostre università, delle nostre imprese e dei nostri centri di ricerca, che hanno sempre mantenuto la speranza nel futuro”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Oggi – ha aggiunto Pichetto – abbiamo una prevalenza di energia che proviene dai fossili perché anni fa era la più conveniente. Il grande elemento da rimarcare è il dato politico, ovvero che oggi, dopo la mozione votata dalla maggioranza in Parlamento, sul nucleare non c’è più il tabù.

Per quanto riguarda i depositi di scorie nucleari, il ministro ha spiegato che “stiamo preparando il provvedimento, che inseriremo in una norma a inizio settembre, per aprire le autocandidature. Sulle realtà che si autocandideranno verranno fatte delle valutazioni sulla loro idoneità, e inseriremo anche la possibilità di utilizzare le aree militari, ovviamente quelle che il ministero della Difesa ci metterà a disposizione”.

DIALUCE (ENEA): CON NEWCLEO FAREMO PROTOTIPO QUARTA GENERAZIONE

“Enea non ha abbandonato il nucleare. Lavoriamo sia sulla fusione sia sulla fissione di nuova generazione. In particolare, sulla fusione nucleare, nell’ambito di un quadro europeo stiamo lavorando al DTT di Frascati. Il prossimo anno inizieremo a costruire il primo prototipo che permetterà di testare il sistema di smaltimento d’energia. Sulla fissione, i small modular reactors potrebbero anticipare l’utilizzo del nucleare. Possono essere costruiti in serie e si prestano ad applicazioni locali, ad esempio per i distretti industriali”. Così Gilberto Dialuce, presidente di Enea, che ha aggiunto: “abbiamo progetti di sviluppo in Uk, America ai quali partecipiamo anche attraverso la nostra società controllata. Stiamo lavorando sulla quarta generazione, con Newcleo tra qualche anno realizzeremo nel centro di Brasimone un prototipo in scala 1:1 per testare questa tecnologia”.

ARRIGONI (GSE): SMR COME BASE LOAD E PER L’IDROGENO GREEN

“Se vogliamo produrre idrogeno rinnovabile che dovrà sostituire il gas – ha dichiarato il presidente del GSE, Paolo Arrigoni – non possiamo permetterci di rimanere esclusi dallo sviluppo dell’energia nucleare di ultima generazione, soprattutto nella forma di small modular reactors, che dovranno servire da base load. Per capirlo basta fare un confronto di valutazione d’impatto ambientale delle diverse tecnologie di produzione di energia ci accorgiamo che il nucleare ha la minore intensità carbonica. Se mettiamo a confronto Francia e Inghilterra vediamo che l’intensità carbonica media ha un’intensità carbonica otto volte minore rispetto alla Germania. I problemi dei reattori francesi sono stati risolti da società italiane. L’esperienza e le nuove tecnologie possono rispondere al trilemma costi, sicurezza e scorie. I detrattori del nucleare parlano dei tempi, ma se non si parte non si arriva mai. Siamo l’unico Paese che ancora non ha costruito un deposito nazionale per le scorie nucleare. Servono politiche che permettano agli impianti di restituire valore ai territori che li ospitano, per sconfiggere anche il fenomeno NIMBY”.

CINGOLANI (LEONARDO): POLITICA ENERGETICA VA FATTA ‘GEOGRAPHICALLY TAILORED’

“Dato che parliamo di fisica, di economia, di industria, di sicurezza nazionale e di sicurezza energetica, non riesco a capire come, per anni, si sia ideologizzato un argomento che va affrontato semplicemente studiando”. Così l’ex ministro della Transizione ecologica e attuale ad di Leonardo, Roberto Cingolani. “L’invito – ha aggiunto – è che, sui numeri dell’energia, si faccia una riflessione pacata coinvolgendo tutti gli ambientalisti, i tecnologi, le industrie e la politica. La soluzione non è mai una uguale per tutti, ma è sempre una soluzione mista che deve tener conto non solo delle possibilità economico/finanziarie, ma deve tener conto delle caratteristiche dei luoghi, dei territori e anche della richiesta di energia che, da posto a posto, varia. In un posto altamente turistico non servono i gigawatt, in un distretto industriale servono e servono 24h al giorno. La politica energetica va fatta ‘geographically tailored’, sartoriale, sul posto e sul bisogno”.

L’ad di Leonardo ha poi sottolineato che, “quando si produce un kilowattora con una centrale a carbone, si producono mediamente dai 700 ai 1000 grammi di CO2. È il dato peggiore, però vengono utilizzati pochi metri quadri e vengono prodotte molte radiazioni ionizzanti. Questo dipende da dove viene preso il carbone. Se si applica la Carbon Capture a questa sorgente si dimezza la CO2 prodotta. Quindi, con la Carbon Capture mitico un problema. Il gas – quando viene utilizzato per produrre corrente elettricità – produce mezzo chilo di CO2 per kilowattora, quindi la metà del carbone. Ma, se applico il Carbon Capture va a 200 grammi. Quindi, il gas è sempre un fossile, ma se si va a carbone e si trasforma a gas, comunque si dà un buon contributo. L’idroelettrico produce da 6 a 140 grammi di CO2. Ovviamente, è quello che usa più acqua. La termodinamica non accetta ideologia. sono numeri: il nucleare produce da 5 a 6 grammi di CO2 per kilowattora, questo a ciclo completo e, quindi, compreso il cemento per le torri. Il nucleare quindi, produce meno CO2. D’altro canto – ha concluso Cingolani – è quello che produce più scorie, radiazioni ionizzanti. La quarta generazione è meglio di una terza generazione, perché – tra le altre cose – il nucleare di quarta generazione intrinsecamente self-breeding, se qualcosa va storto, si spegne”.

SPENA (SOGIN): DEPOSITO NAZIONALE CRUCIALE, AVRÀ UN PARCO TECNOLOGICO

“Molte gare per il nucleare oggi vanno deserte, per questo spesso abbiamo dovuto fare alcune deroghe nell’ambito dell’iter. Il problema è che non abbiamo tante aziende che operano nella gestione degli appalti del nucleare. Inoltre, i prezzari regionali hanno quasi dimenticato questa tecnologia, per questo a volte servono indagini di mercato a livello internazionale, che allungano i tempi delle gare”, ha affermato Fiamma Spena, commissario Sogin.

“Dobbiamo gestire 1 milione e 270.000 tonnellate di rifiuti, una massa che non riguarda solo il decommissioning ma anche la futura gestione degli impianti. Stiamo lavorando con il Noe sui temi normativi, anche questo è un tema complesso e stiamo realizzando un vademecum. La sfida più importante – ha proseguito Spena – è quello del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi. Il 40% dei rifiuti proviene da ricerca scientifica e biomedicale. Questa è un’opera necessaria per il sistema Paese e un obiettivo da raggiungere in sicurezza. A questa struttura sarà annesso un parco tecnologico, un centro internazionale di competenze particolarmente sviluppato. L’informazione e la comunicazione scientifica sul tema del nucleare dovrà allontanarsi dalle sedi istituzionali per andare incontro alle persone. Deve essere rafforzata per diffondere un approccio critico e consapevole sanando il divario informativo e contrastando il fenomeno Nimby”.

Il commissario di Sogin ha ricordato poi che “attualmente la maggior parte degli edifici convenzionali ed ausiliari sono stati decontaminati e smantellati. Si sta lavorando per attaccare i reattori nucleari. Con la delibera commissariale di pochi giorni fa abbiamo indetto la gara per smantellare il Vessel della centrale di Garigliano, attività di decommissioning molto sfidante. Abbiamo un personale di alta qualificazione, ma la realizzazione del decommissioning è difficile. Non è facile trovare risorse che possano sostituire i nostri tecnici, abbiamo un centro di formazione che cura gli aspetti di sicurezza e radioprotezione. Servono accordi con i centri di ricerca per trovare professionalità, bisogna fare una pianificazione attenta”.

MONTI (AIN): CREEREMO LE CONDIZIONI PER REALIZZARE CENTRALI QUI DAL 2030

Vogliamo creare le condizioni affinché si possa riconsiderare la realizzazione di centrali nucleari anche in Italia a partire dal 2030. Questa tecnologia può contribuire alla produzione di energia elettrica ma anche di idrogeno e calore”. A dirlo è stato Stefano Monti, Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, che ha aggiunto: “la nostra associazione propone l’approccio seguito dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, sviluppato per accompagnare i Paesi che non hanno strutture verso il nucleare affinché possano partire con un programma. Sono 19 i punti su cui si basa questa strategia, tra cui sicurezza, security, salvaguardia, ma la più importante sono le risorse umane. Non dimentichiamo che ci sono tanti esperti italiani all’estero in posizioni di responsabilità, dobbiamo connetterci a queste realtà che si stanno organizzando”.

GARRIBBA (UE): AL 2050 DOBBIAMO RIMPIAZZARE IL 70% DELLE CENTRALI

Per Massimo Garribba, Vice Direttore Generale Energia Commissione europea, “il nucleare servirà soprattutto per la decarbonizzazione, perché dobbiamo raddoppiare la produzione di energia elettrica, ma non dimentichiamo l’idrogeno green. Le stesse Nazioni Unite dicono che servirà come base-load per realizzare la transizione. Al 2050 la produzione in Europa si attesta al 10/15%, che vuol dire mantenere i 100 GW elettrici che abbiamo al momento. Quindi, se guardiamo la vita media degli impianti, bisogna rimpiazzare tra il 50 e il 70% delle infrastrutture attuali, uno sforzo non da poco. Nel 2022 il nucleare ha prodotto il 23% dell’energia elettrica e ha rappresentato il 36% dell’elettricità a basse emissioni. Diversi Stati stanno puntando sul nucleare. La Polonia ha un piano per installare una potenza aggiuntiva compresa tra 6 e 9GW elettrici, facendolo diventare il secondo Paese nell’Ue. A livello politico da febbraio 12 Paesi si sono consorziati nell’Alleanza per il nucleare per chiedere di utilizzare questa fonte per realizzare la transizione. L’Inflation Reduction Act mette 369 miliardi di dollari sull’energia, molti dei quali sono per il nucleare. In India c’è un impianto nucleare che va online ogni anno”.

CASALE (ANSALDO): NEL 2030 IN EUROPA SMR, POI REATTORI DI QUARTA GENERAZIONE

“Affinché l’Italia resti un Paese industriale e con un’industria una manifattura di qualità, serve un’energia di qualità, sicura dal punto di vista del prezzo e decarbonizzata. Noi non lavoriamo sul fuel – che per il nostro Paese è un tema complicato – sulla quarta generazione i conti non sono ancora stati fatti. Su quest’ultima, soprattutto sul LFR (il reattore veloce raffreddato al piombo) noi in Europa siamo leader indiscussi da 20 anni”. Lo ha dichiarato il CEO di Ansaldo Nucleare, Riccardo Casale, che ha aggiunto: “riteniamo che debba crearsi uno scenario sostenibile e vediamo uno sviluppo futuro del nucleare in Europa, che è il nostro mercato domestico, basato in alcuni Paesi anche su reattori di grande taglia, ma sicuramente vediamo un grande sviluppo degli SMR, e ne stiamo già sviluppando uno pensato per la produzione di calore e di idrogeno. Vediamo quindi, al 2030, una prima flotta di reattori di piccola taglia e, all’orizzonte ragionevole del 2040, i reattori di quarta generazione, che hanno il grande pregio di chiudere il ciclo nucleare”.

ROSSI (ENEL): NON IMPIANTI 2a E 3a GENERAZIONE, GUARDARE A NUOVE TECNOLOGIE

Per il responsabile Innovazione di Enel Global Power Generation, Nicola Rossi, “la prima cosa importante che riguarda gli impianti nucleari di seconda e terza generazione è una scarsa standardizzazione: l’impianto è un po’ disegnato e costruito attorno al sito e al progetto che si va a realizzare, e questa scarsa standardizzazione e l’introduzione di concetti che in molti casi sono ‘first of a kind’ – cioè non consolidati e non applicati estesamente – determina una complessità importante nella gestione del progetto. Il secondo aspetto è legato al processo di licensing e di permitting, cioè gli standard di sicurezza che vengono richiesti e il fatto che spesso le normative cambiano in corso d’opera introduce un ulteriore elemento di complessità”.

“C’è poi un terzo aspetto importante – ha proseguito Rossi – che riguarda la supply chain, questione di questi impianti è importante avere una cordata allenata che è costruita anche attraverso un processo che deriva da un dall’istanza di un sistema e con l’assenza di questa condizione introduce ulteriori elementi di complessità e poi c’è il quarto elemento che vorrei evidenziare che è quello legato alle è stato citato più volte stamani credo che sia veramente importante e competenze tecniche aggiungerei anche competenze manageriali perché è un impianto nucleare richiede fortissime competenze manageriali. Ecco, questa è la lezione che abbia imparato. Guardando al futuro, io credo che dovremmo lavorare nella direzione di superare questi aspetti, non guardando agli impianti di seconda e terza generazione, ma soprattutto alle nuove tecnologie”.

TAJANI: NUCLEARE È RISPOSTA AD AUMENTO COSTO ENERGIA E A LOTTA CAMBIAMENTO CLIMATICO

È intervenuto poi in videocollegamento il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Poco prima di lasciare il Parlamento europeo – ha ricordato – votai a favore del testo che inseriva nella tassonomia anche il nucleare come forma di energia non inquinante. Questa scelta europea mi sembra che vada nella giusta direzione perché, se vogliamo combattere il cambiamento climatico, dobbiamo avere delle strategie vere, non fissare obiettivi irraggiungibili per la nostra industria. Non possiamo colpire la nostra economia perché non c’è una strategia alternativa. La domanda quindi è se il nucleare può essere parte di questa strategia alternativa: io penso proprio di sì. Quella del nucleare è una risposta positiva sia all’aumento del costo dell’energia sia per alla lotta al cambiamento climatico”.

RIZZOTTI (NEWCLEO): NUCLEARE È ALLEATO PER DECARBONIZZAZIONE INDIPENDENZA ENERGETICA

“Nonostante la giovanissima età, la nostra soluzione SMR di quarta generazione pone le sue basi su oltre 30 anni di ricerca e ottimizzazione, quindi siamo pronti a dare il via. Il nucleare di quarta generazione è energia pulita, controllabile ed affidabile perché è in grado di garantire il baseload di cui l’industria ha tanto bisogno, e rappresenta quindi un alleato importante per la decarbonizzazione per l’indipendenza energetica”. Così il Chief Operating Officer di Newcleo, Elisabetta Rizzotti, che ha aggiunto: “vogliamo che il primo prototipo venga realizzato in Italia: non sarà un prototipo nucleare perché la normativa non ce lo permette, ma il know-how, la ricerca e la competenza saranno italiani. Il nucleare ha tutti i requisiti per rientrare nel mix energetico del nostro Paese”.

MONTI (EDISON): IN ITALIA SMR IDEALI PER ACCETTABILITÀ SUL TERRITORIO, FLESSIBILITÀ E COSTI

Secondo l’ad di Edison, Nicola Monti, “in un mix energetico equilibrato all’orizzonte 2050, in cui tutti vogliamo avere un sistema decarbonizzato, ci vuole una componente programmabile di energia, e questa può essere o l’utilizzo del gas in ciclo combinato con la CCS, oppure il nucleare. Sicuramente c’è un futuro per il nucleare”.

“Noi – ha aggiunto Monti – siamo produttori di energia e la rendiamo  più decarbonizzata possibile ai nostri clienti, quindi ci siamo posti il tema di cosa fare. Abbiamo anche la fortuna di avere nel nostro azionariato il primo produttore nucleare d’Europa, che ha sviluppato una tecnologia proprietaria sugli SMR. Credo che in Italia sia più facile ipotizzare un utilizzo e una realizzazione di impianti modulari piccoli, per una questione di accettabilità sul territorio, di flessibilità e di costi. Gli SMR possono produrre energia elettrica, calore e anche idrogeno, con un utilizzo del suolo molto ridotto”.

REGINA: CONFINDUSTRIA È PRONTA A DARE IL SUO CONTRIBUTO

“Confindustria – ha affermato il delegato di Confindustria per l’Energia, Aurelio Regina – considera importante l’opzione nucleare per tanti motivi. Innanzitutto perché gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti sono obiettivi importanti che impongono scelte drastiche, e non sono facilmente raggiungibili senza il nucleare. Inoltre, con il pacchetto Fit for 55, l’Europa ha compiuto una scelta di fondo per l’elettrificazione del sistema economico, e la produzione di energia da fonti rinnovabili ha bisogno anche di fonti programmabili e ad emissioni zero, accanto ai sistemi di accumulo”.

“Il terzo motivo – ha aggiunto Regina – riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti: il contributo dell’energia nucleare e quindi alla stabilità del prezzo dell’energia riduce l’esposizione alle fluttuazioni di prezzo dei combustibili fossili. Confindustria, rispetto a tutte le problematiche che il parlare di nucleare comporta in Italia, c’è e vuole giocare la sua parte. Daremo il nostro contributo, qualora il nostro Paese voglia davvero intraprendere questa scelta”.

BARELLI (FI): TEMPI GIUSTI E NO ALL’AMBIENTALISMO POLITICIZZATO

“Bisogna fare fatti, non bastano le parole. Forza Italia a marzo ha presentato una mozione poi accolta dagli altri partiti. Nei paesi dell’Unione ci sono 158 centrali. Dobbiamo riflettere seriamente sul nucleare perché per raggiungere gli obiettivi energetici e ambientali non sembrano possibili altri soluzioni. Negli anni scorsi chi si occupa di nucleare ha vissuto in clandestinità”, ha affermato Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia.

“Fino ad oggi parlare di nucleare significava parlare di inquinamento, disastri etc. Non possiamo vincolarci solo alle rinnovabili se vogliamo raggiungere i target. Fratìn attiverà un tavolo di lavoro che darà i tempi. La roadmap che prevede l’analisi, l’individuazione di soluzioni migliori, perché parlare di nucleare vuol dire parlare di futuro. I cittadini – ha concluso Barelli – vogliono un’energia pulita e sicura, dobbiamo agire nei tempi giusti senza farci prendere dall’ambientalismo politicizzato che non risponde ai problemi dei cittadini”.

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