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nave flotta ombra

Le navi della “flotta ombra” che trasportano il petrolio russo (sanzionato) in tutto il mondo

Un’indagine congiunta di Politico e del gruppo giornalistico no-profit SourceMaterial ha scoperto almeno 9 casi di navi di flotta ombra che hanno provocato fuoriuscite di petrolio nelle acque del mondo dal 2021

Lo scorso marzo la Guardia Costiera britannica ha individuato qualcosa di insolito a circa 100 chilometri dalla costa scozzese: una macchia scura che si estendeva per 23 chilometri nell’Oceano Atlantico settentrionale. Secondo un’analisi interna preparata dai servizi satellitari della guardia costiera e visionata da Politico, la probabile fonte di quella macchia era l’Innova, una petroliera delle dimensioni simili a quelle della Torre Eiffel che all’epoca trasportava un milione di barili di petrolio sanzionato dalla Russia diretti a una raffineria in India.

Ciononostante, la Guardia Costiera britannica ha fatto ben poco per indagare ulteriormente e la petroliera sta continuando a commerciare petrolio, contribuendo a riempire il bilancio di Mosca, a più di due anni dall’invasione dell’Ucraina.

LE NAVI DELLA “FLOTTA OMBRA”

L’Innova è solo una delle centinaia della cosiddetta “flotta ombra” del mondo, un insieme di navi, spesso vecchie e mal tenute, che navigano sfidando le sanzioni occidentali e diffondendo danni ambientali senza conseguenze. Un’indagine congiunta di Politico e del gruppo giornalistico no-profit SourceMaterial ha scoperto almeno 9 casi di navi di flotte ombra che hanno provocato fuoriuscite di petrolio nelle acque del mondo dal 2021, utilizzando immagini satellitari della ONG SkyTruth abbinate a dati di spedizione della società di analisi di mercato Lloyd’s List e della piattaforma di materie prime Kpler.

Il ministro degli Esteri svedese, Maria Malmer Stenergard, ha affermato che le navi “rappresentano un pericolo significativo per l’ambiente marino. Gli incidenti lo dimostrano”. Ed è un problema che, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è andato peggiorando. Con Mosca sotto le sanzioni occidentali, un numero crescente di petroliere trasporta merci illecite (e potenziale devastazione ambientale) in tutto il mondo. Queste navi non solo sono malridotte e in gran parte non regolamentate, ma spesso non sono assicurate; ciò significa che, in caso di una perdita o, peggio, di una fuoriuscita, un governo farebbe fatica a ritenerle responsabili.

LE NAVI DELLA FLOTTA OMBRA SCARICANO PETROLIO OVUNQUE

Politico e SourceMaterial hanno identificato scarichi ovunque, dalla Thailandia al Vietnam, dall’Italia al Messico, tutti collegati alla flotta ombra. Le petroliere hanno anche attraversato i trafficati corridoi di spedizione come il Mar Rosso e il Canale di Panama, il che significa che qualsiasi incidente grave potrebbe interrompere le rotte commerciali internazionali.

Gli esperti ritengono che è solo questione di tempo prima che una di queste navi subisca una catastrofe, con una grande devastazione ambientale ed economica. “Le fuoriuscite di petrolio e il rischio di chiazze sono orribili”, ha affermato Isaac Levi, responsabile Europa-Russia ed esperto di flotta ombra del think tank Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA). “Oltre ai danni ambientali – alcuni dei quali saranno irreversibili – è un impatto enorme per i Paesi costieri che devono sostenere il costo della bonifica”.

PERICOLI CRESCENTI

La situazione pone un dilemma globale: come possono i Paesi democratici spremere le entrate di Mosca evitando conseguenze disastrose? Quando l’Occidente ha imposto per la prima volta delle sanzioni al petrolio russo, nel 2022, mirava a soffocare un’entrata fondamentale per il Cremlino, che fa affidamento sulle esportazioni di petrolio e gas per quasi metà del suo bilancio.

Quasi due anni dopo, però, le misure – che includono un divieto generale di importazione nell’Unione Europea e un price cap sul petrolio imposto dagli alleati del G7 con altri partner – si sono rivelate in gran parte insufficienti. Mosca ha trovato infatti delle soluzioni creative: ha rietichettato il suo petrolio per mascherarne le origini e ha organizzato una flotta in continua crescita di oltre 600 unità, con la proprietà spesso oscurata da società di comodo, e l’ha usata per eludere il price cap di 60 dollari al barile stabilito dal G7, delle tattiche che anche Iran e Venezuela utilizzano per scopi simili.

IL PRICE CAP SUL PETROLIO RUSSO HA FUNZIONATO?

Finora il price cap “si è rivelato uno strumento molto poco affidabile”, ha affermato Michelle Wiese Bockmann, analista di spedizioni ed esperta di flotta ombra di Lloyd’s List. Secondo CREA, circa l’80%del petrolio trasportato via mare da Mosca è stato trasportato su navi fuori dal controllo occidentale. Nel frattempo, dal 2022 il numero complessivo di navi della flotta ombra è più che triplicato.

E il denaro ha continuato a fluire nelle casse di Mosca. Secondo i dati analizzati da CREA, da quando il G7 ha imposto il price cap, la flotta ombra russa ha trasportato petrolio per un valore di 80 miliardi di euro. Allo stesso tempo, la flotta “presenta molti problemi di sicurezza e ambientali”, ha spiegato Bockmann.

Queste petroliere – che Lloyd’s List definisce come prive di assicurazione nota, proprietari sconosciuti e costruite 15 o più anni fa – sono classificate dagli ingegneri come “ad alto rischio”, poiché sono più vulnerabili a problemi tecnici che potrebbero influire sulla loro guida, integrità strutturale e navigabilità.

I RISCHI CAUSATI DALLE NAVI DELLA FLOTTA OMBRA

Secondo i dati di Lloyd’s List, quattro quinti di queste imbarcazioni non dispongono di un’assicurazione credibile e spesso sfuggono alla supervisione e alla regolamentazione internazionale. Questo rischio aumenta solo quando le petroliere disattivano i loro transponder o trasmettono false posizioni, utilizzando i cosiddetti metodi di spoofing.

Quando si verificano delle perdite – ha spiegato Bockmann – , le operazioni di bonifica possono costare milioni ai Paesi costieri e ai loro contribuenti, poiché i proprietari delle navi non possono essere rintracciati. Le navi potrebbero anche bloccare i punti critici del commercio, come il Canale di Suez, se i capitani perdono il controllo della loro imbarcazione.

LE ROTTE DELLE NAVI

Il rischio causato dalla flotta ombra è globale: un’analisi delle loro rotte mostra che le navi hanno viaggiato lungo la costa occidentale degli Stati Uniti, hanno attraversato ripetutamente il Mediterraneo, hanno diviso la Manica e hanno costeggiato la costa cinese. E questo proprio quando i loro transponder sono operativi.

Il problema è particolarmente acuto in Europa, dove “la flotta oscura è un incidente in attesa di accadere”, ha affermato Bockmann, dal momento che molte navi non regolamentate attraversano le acque Ue, dopo aver lasciato i porti russi del Baltico e della Siberia.

Le prove delle fuoriuscite stanno portando a nuove richieste di intervento governativo, ma le opzioni per fermare la flotta ombra sono limitate. I risultati “ovviamente sono scandalosi”, ha affermato un diplomatico dell’Unione europea che è voluto restare anonimo. I Paesi costieri europei, come l’Italia e il Regno Unito, “hanno la responsabilità di compiere degli sforzi supplementari per indagare sulle navi, quando sono collegate alla Russia”, ha aggiunto il diplomatico.

LE NAVI INNOVA E ARUNA GULCAY

Secondo il diplomatico europeo, in particolare le navi Innova e Aruna Gulcay dovrebbero essere “delle candidate forti” per il prossimo pacchetto di sanzioni di Bruxelles contro la Russia, dato che potrebbero aver violato la convenzione marittima internazionale. In totale, i diplomatici di 4 Paesi Ue hanno affermato che le due navi dovranno affrontare le sanzioni, se violassero la MARPOL, come suggeriscono i risultati.

“Se queste navi sono coinvolte in pratiche di spedizione irregolari o ad alto rischio o contribuiscono agli sforzi bellici della Russia, corrono un alto rischio di essere aggiunte al regime di sanzioni dell’Unione europea”, ha affermato il ministro degli Esteri svedese, Stenergard.

LE MOSSE DELL’UNIONE EUROPEA E DEI SINGOLI PAESI

L’Unione europea ha cercato di intervenire sulla flotta ombra di Mosca monitorando più da vicino la vendita di vecchie petroliere a Paesi stranieri prima che finiscano nelle mani della Russia. L’Ue ha anche vietato a 27 petroliere sospette di accedere ai porti o ai servizi europei, una tattica usata anche dagli Stati Uniti.

Anche il Regno Unito ha imposto delle restrizioni alle singole petroliere: il mese scorso ha aggiunto altre 10 navi della flotta ombra alla sua lista di sanzioni, oltre alle 15 già penalizzate. Un portavoce del ministero degli Esteri britannico non ha risposto alle domande sull’Innova, ma ha detto che il regno Unito “sta prendendo di mira le navi”, consentendo l’elusione delle sanzioni.

Il Ministero degli Esteri italiano ha detto a Politico che “è pronto” a sanzionare le navi secondo le norme dell’Unione europea, ma ha aggiunto di “non aver ricevuto alcuna informazione a riguardo” per l’Aruna Gulcay.

GLI EFFETTI DELLE LISTE NERE SULLE NAVI DELLA FLOTTA OMBRA

Un portavoce della Commissione europea ha affermato che l’Ue “sta costantemente valutando possibili future liste di navi, anche della flotta oscura”. Tutti i 27 Paesi Ue devono accettare di adottare nuove sanzioni. Sanzionare singole petroliere si è rivelata “una mossa abbastanza efficace”, ha affermato Levi del CREA.

Quelle inserite nella lista nera degli Stati Uniti, ad esempio, hanno visto la loro capacità di commerciare petrolio scendere del 90% tre mesi dopo essere state penalizzate. “Incoraggiamo vivamente l’Occidente ad aumentare significativamente il numero di navi nelle liste di sanzioni”, che spaventano i fornitori di servizi (come ingegneri e commercianti) dal collaborare con le petroliere.

L’Ue e il Regno Unito dovrebbero anche considerare di vietare le vendite di petroliere ai paesi che facilitano il commercio con la Russia, ha affermato Levi, e sanzionare automaticamente le navi che navigano nelle acque dell’UE senza un’assicurazione nota. Anche i paesi più aggressivi dell’UE nei confronti della Russia concordano sul fatto che il blocco deve intensificare i propri sforzi, considerata la posta in gioco.

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