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Le rinnovabili in Italia hanno ancora un 40% di potenziale da sviluppare

Oggi in Valle d’Aosta, all’interno del Forum “Renewable Thinking” di CVA, è stato presentato lo studio “Lo stato dell’arte delle rinnovabili in Italia: quali leve strategiche per accelerarne il dispiegamento nel paese”, realizzato da The European House – Ambrosetti

Per agevolare il pieno utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili in Italia bisognerà agire sui tre pilastri: semplificare le procedure burocratiche, potenziare le infrastrutture di rete e la capacità di accumulo degli impianti esistenti e sbloccare gli investimenti. Sono queste le principali conclusioni dello studio “Lo stato dell’arte delle rinnovabili in Italia: quali leve strategiche per accelerarne il dispiegamento nel paese”, realizzato da The European House – Ambrosetti (TEHA Group) e presentato oggi a Saint Vincent, in Valle d’Aosta.

IL FORUM “RENEWABLE THINKING” 2025

Il rapporto annuale è stato presentato stamattina alla terza edizione del Forum delle energie rinnovabili “Renewable Thinking”, ideato da CVA – Compagnia Valdostana delle Acque – in collaborazione con TEHA Group, un evento annuale nato per promuovere una riflessione strategica sull’evoluzione delle energie rinnovabili in Italia.

Lo studio, analizzando lo sviluppo mondiale delle fonti rinnovabili, ha evidenziato che, nonostante in oltre 10 anni i consumi energetici siano cresciuti (+19% nel 2023 rispetto al 2010), si è registrata una riduzione dell’intensità energetica e carbonica (rispettivamente -18% e -4%), dovuta ad una maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili (FER).

A livello geografico, però, vi sono delle differenze significative: mentre in Cina e altri Paesi emergenti vi è una forte accelerazione delle installazioni rinnovabili, l’attuale situazione negli Stati Uniti rappresenta una possibile minaccia alla corsa all’energia pulita. In Europa le FER costituiscono circa il 47% della produzione totale di elettricità (2024), e in Italia la quota è del 41%. Tuttavia, la crescita della capacità rinnovabile installata rispetto al PIL europeo e nazionale sta subendo un rallentamento, specie se confrontato con gli altri Paesi.

L’IMPORTANZA DELLA DECARBONIZZAZIONE

In questo scenario, la decarbonizzazione continua a rappresentare una priorità strategica e le energie rinnovabili uno strumento fondamentale per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. I Paesi europei continuano infatti ad essere fortemente dipendenti dai combustibili fossili come fonte di energia per il consumo finale: ad esempio, nel 2023 l’Europa ha importato il 58,3% del suo fabbisogno energetico, l’Italia addirittura il 74,8%.

Ciononostante, i dati mostrano che l’Italia è un esempio di come lo sviluppo delle rinnovabili porti ad una riduzione della dipendenza energetica, che dal 2008 sono diminuite del 9,66%, a fronte di una fortissima crescita della produzione rinnovabile, che è passata dai 23,9 GW del 2008 ai 66,7 GW del 2023 (+179%).

Ad ogni modo, il nostro Paese è ancora lontano dal raggiungere gli obiettivi al 2030 del PNIEC sull’installazione di FER: i 7.5 GW installati nel 2024 (+33% rispetto al 2023) sono infatti inferiori agli 11 GW previsti.

SULLE RINNOVABILI L’ITALIA HA AMPI MARGINI DI SVILUPPO

Al Forum “Renewable Thinking” è emerso che l’Italia ha ancora degli importanti margini di sviluppo delle FER, con un 40% di potenziale ancora da valorizzare, e per quanto riguarda il solare e l’eolico – le fonti per cui il PNIEC prevede una crescita più significativa – il potenziale di sviluppo al 2030 sale al 50%. Dai dati dello studio è emerso anche che Sicilia, Sardegna e Emilia-Romagna sono le Regioni che potranno contribuire di più al raggiungimento degli obiettivi FER al 2030.

Secondo lo studio di TEHA Group, per favorire il pieno sviluppo delle FER bisogna intervenire sui principali fattori che hanno provocato dei colli di bottiglia, come i ritardi nei maggiori decreti sull’energia (decreto Aree Idonee, dl Agricoltura), il disallineamento tra Stato e Regioni (come sulla questione delle concessioni idroelettriche) e la complessità degli iter autorizzativi per l’installazione degli impianti rinnovabili.

Vi sono poi i cosiddetti “fattori abilitanti”, tra cui la necessità di sviluppare un’adeguate capacità di accumulo e infrastrutture di rete, fondamentali per raggiungere il target del 63,4% di FER nel mix elettrico al 2030 previsto nel PNIEC. Per favorire la transizione energetica dell’Italia, “Renewable Thinking” ha quindi individuato i tre ambiti prioritari di intervento: la semplificazione delle procedure burocratiche, l’incremento della produttività degli impianti FER e il rafforzamento del quadro regolatorio.

ARGIRÒ (CVA): “L’ITALIA DEVE PUNTARE SULLE RINNOVABILI”

Per l’amministratore delegato di CVA, Giuseppe Argirò, “il Forum di Saint-Vincent accende i riflettori sullo sviluppo delle rinnovabili in Italia e ne ribadisce l’importanza strategica per garantire al nostro Paese più autonomia energetica e competitività industriale. L’Italia non dispone di materie prime fossili, ma può contare sull’abbondanza della materia prima energetica grazie alle tecnologie rinnovabili come acqua, sole e vento. Puntare sul loro sviluppo non significa solo supportare il sistema produttivo, ma anche rafforzare la nostra indipendenza energetica”.

DE MOLLI (TEHA GROUP): “INTERVENIRE SU BUROCRAZIA, POTENZIAMENTO DELLA RETE E CERTEZZA REGOLATORIA”

“Per raggiungere i target del PNIEC al 2030 – ha dichiarato l’amministratore delegato di Teha Group, Valerio De Molli – il prospetto di un rallentamento delle installazioni rinnovabili nel 2025, con una possibile contrazione di circa 1 GW rispetto al 2024, è un campanello d’allarme. Bisogna intervenire urgentemente su semplificazione burocratica, potenziamento della rete e certezza regolatoria. Potenziare le rinnovabili significa rafforzare la nostra indipendenza energetica e aumentarne la competitività, grazie alla riduzione del prezzo dell’energia, che oggi è ancora quattro volte superiore rispetto a quello della Spagna”.

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