Secondo l’Economist, il clima insolitamente caldo è stato parte integrante del rimbalzo energetico dell’Europa, ma da solo non basta a spiegare quello che è successo
Nell’autunno dello scorso anno, la situazione del mercato europeo dell’energia era critica. Sulla scia dell’estrema volatilità del mercato dell’energia causata dalla persistente pandemia Covid, la più grande partnership commerciale europea nel settore dell’energia è fallita. Quando la Russia – che all’epoca forniva circa il 40% del gas naturale dell’Unione europea – ha invaso l’Ucraina, i mercati dell’energia precipitarono rapidamente nel caos.
L’ENERGIA, MOMETA DI SCAMBIO TRA EUROPA E RUSSIA
Sulla scia immediata dell’invasione del febbraio 2022, l’Europa ha condannato con forza le azioni della Russia, e Mosca si è fortemente risentita per quella condanna. Da entrambe le parti, l’energia era l’unica vera moneta di scambio. Mentre l’Europa cercava di progettare delle sanzioni sull’energia russa senza rischiare la completa devastazione della propria economia e la sicurezza dei suoi cittadini, la Russia ha mostrato i muscoli, chiudendo i rubinetti del gas.
I prezzi del gas sono stati gonfiati di 10 volte, prima di quello che sarebbe stato sicuramente un inverno molto difficile, con prezzi dell’energia altissimi e carenze di riscaldamento che hanno fatto precipitare gli europei nella povertà energetica, oltre al rischio di temperature molto basse. In un tipico inverno europeo, la domanda di gas aumenta di oltre il doppio.
The Economist ha rilevato che, per ogni singolo grado in cui la temperatura scende, l’europeo medio consuma 1,2 kWh in più di energia al giorno, con un aumento del 4,6%. Foreign Policy ha sottolineato che i media non potevano coprire l’entità del disastro incombente ma, poi, l’inverno è passato senza grandi conseguenze. L’Europa infatti, in qualche modo, è stata risparmiata.
L’INVERNO MITE NON È STATA L’UNICA SALVEZZA DELL’EUROPA
Nel vecchio continente si è riusciti a ridurre i consumi di gas invernale di ben il 16%, superando gli obiettivi più ottimistici dell’Unione europea e consentendo ai Paesi Ue di evitare il peggio della crisi. Com’è stato ampiamente riferito, quello appena trascorso è stato un inverno insolitamente caldo, che ha salvato l’Europa da una devastante crisi energetica.
Secondo una nuova analisi dell’Economist, però, questa è una spiegazione troppo semplificata. Se il clima insolitamente caldo è stato parte integrante del rimbalzo energetico dell’Europa, questo da solo non basta a spiegare quello che è successo. In realtà, il quadro è allo stesso tempo complesso ma anche semplice, e si riduce ad alcuni dei concetti più basilari dell’economia.
LA SPIEGAZIONE NEI PRINCIPI BASE DELL’ECONOMIA
Un modello statistico costruito dall’Economist ha rilevato che “le sole temperature spiegano solo circa un terzo della reale riduzione della domanda di gas di questo inverno”. Anche dopo aver considerato il clima mite, “gli europei hanno comunque ridotto il loro consumo di gas di circa il 12%”. Il grosso della riduzione dei consumi si spiega con l’aumento dei costi, che ha ridotto la domanda.
La maggior parte degli europei hanno dovuto affrontare bollette del gas superiori di circa il 60% rispetto all’anno precedente, quindi hanno ridotto i consumi. L’Olanda, il Regno Unito e la Germania hanno registrato i cali assoluti più marcati nel consumo di energia: “l’utilizzo di gas pro capite è stato inferiore ai livelli previsti del 24% in Olanda, del 18% in Gran Bretagna e del 7% in Germania”.
PUNTARE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA
Se il problema sembra in gran parte essersi risolto da solo, l’Economist avverte che servirà ancora una soluzione a lungo termine per evitare delle future crisi energetiche. Bisognerà porre maggiore enfasi sull’efficienza energetica – che nella resilienza energetica europea di questo inverno ha svolto un ruolo molto limitato – e su altre forme di energie pulite e alternative.
“La presa di Putin sull’Europa – avverte l’Economist – potrebbe sembrare più debole del previsto, ma il continente ha bisogno di soluzioni a lungo termine per alleggerire il suo limitato approvvigionamento energetico”. Del resto la guerra non è finita, così come non è ancora stato raggiunto l’obiettivo di ridurre la dipendenza dell’Europa dal Cremlino e dai combustibili fossili in generale.