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Libia Petrolio

Libia, Eni, petrolio e gas. Ecco perché il paese è così importante per l’Italia

L’interscambio tra i due paesi si è attestato nel 2018 a 5,4 miliardi di euro di cui l’88,8% nel settore energetico per un ammontare di oltre 4,1 miliardi di euro che fanno del paese nordafricano il quinto fornitore della Penisola nel settore

Oltre 100 morti registrati negli undici giorni di conflitto alle porte di Tripoli tra le forze del maresciallo Khalifa Haftar. Un tributo alto che segna lo stop – almeno per il momento – dell’offensiva di terra degli uomini fedeli all’uomo forte della Cirenaica lasciando il campo alla diplomazia: in queste ore Haftar è volato al Cairo, dove ha incassato il rinnovato sostegno di uno dei suoi principali alleati, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, mentre due avversari del maresciallo, Mohammed Al Thani, vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar e Ahmed Maitig, numero due del Consiglio presidenziale ed esponente di Misurata, la città libica più potente a livello militare e fedele al governo di Tripoli e ad Fayez al-Serra, hanno fatto tappa a Roma per parlare con il governo italiano è in particolare con il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.

PERCHÉ LA LIBIA È COSÌ IMPORTANTE PER L’ITALIA

Ma perché la Libia è così importante per l’Italia? Innanzitutto c’è da dire che l’interscambio tra i due paesi si è attestato nel 2018 a 5,4 miliardi di euro, secondo quanto riferisce Quotidiano energia, di cui l’88,8% nel settore energetico per un ammontare di oltre 4,1 miliardi di euro che fanno del paese nordafricano il quinto fornitore della Penisola nel settore.

FATTURATO MEDIO DI OLTRE 24 MILIARDI DI DOLLARI NEL 2018 DALLE RISERVE DEL PAESE

La Libia possiede, infatti, le none riserve petrolifere più grandi del mondo, circa 48 miliardi di barili, secondo le stime dell’US Energy Information Administration. I dati 2018 della Noc, la National Oil Corporation che controlla tutte le riserve del paese, hanno registrato una produzione media di 1,107 milioni di barili al giorno nel 2018 e un fatturato medio di 24,4 miliardi di dollari con un aumento del 78% su base annua, secondo quanto riporta una nota della stessa compagnia. Si tratta del massimo livello di produzione e entrate dal 2013, come ricordato dal presidente della Noc Mustafa Sanalla.

LA SITUAZIONE DIFFICILE DEL PAESE HA PORTATO UN CALO DELLE ENTRATE DI NOC

A cominciare da quest’anno però si registra un certo rallentamento: a gennaio, secondo quanto riporta il sito ufficiale della Noc, le entrate generali derivanti dalla vendita di petrolio e derivati, oltre a tasse e canoni ricevuti dalle concessioni, è stato di poco superiore a 1,6 miliardi di dollari, in calo di oltre 680 milioni rispetto al mese precedente (-30%). Stesso discorso a febbraio: le entrate sono state pari a 1,26 miliardi di dollari, oltre 330 milioni in meno nel confronto mese su mese (-21%). “Il calo delle entrate petrolifere è attribuito a condizioni meteorologiche avverse che hanno colpito le esportazioni dal porto di Es Sider, oltre al recente blocco delle milizie armate e allo stato di forza maggiore a Sharara fino al 4 marzo 2019”, ammette Noc evidenziando, tramite le parole del presidente Sanalla, la possibilità di aumentare quest’anno la produzione “fino a 1,4 milioni di barili” nel caso di una stabilizzazione della situazione. E in effetti, secondo quanto riporta l’agenzia Nova, la produzione di greggio in Libia sarebbe “salita ad aprile a 1,2 milioni di barili al giorno”, secondo lo stesso presidente Sanallah. Quest’ultimo ha rilevato come l’aumento di produzione sia legato proprio alla ripresa delle attività del complesso di al Sharara, nel sud della Libia, “che si è attestato a 280 mila barili di petrolio al giorno”. Libia energia

IL RUOLO DI ENI NEL PAESE

Naturalmente l’Italia è interessata da vicino anche per il ruolo che svolge Eni nel paese. Il Cane a sei zampe è presente dal 1959 e in tandem con la società nazionale Noc, rappresenta il 70% della produzione nazionale libica. Gli ultimi dati di produzione di Eni in Libia parlano di 270-280 mila barili al giorno, mentre nel 2017 si era toccato il record di 384 mila barili al giorno. Senza dimenticare il fondamentale compito che svolge il gasdotto Greenstream che raccogliere il gas proveniente dai due giacimenti di Bahr Essalam e Wafa per poi approdare a Gela, in Sicilia.

LA PRODUZIONE ENI IN LIBIA

La produzione libica dell’Eni “vale circa il 15% della produzione del gruppo italiano. Circa un terzo del gas naturale prodotto dal gruppo è libico”. Come ha spiegato il gruppo guidato dall’ad, Claudio Descalzi, l’attività è condotta nell’offshore mediterraneo di fronte a Tripoli e nel deserto libico per una superficie complessiva sviluppata e non sviluppata di 24.673 chilometri quadrati (12.336 chilometri quadrati in quota Eni).

IL SETTORE ONSHORE PER ENI IN LIBIA

L’attività di esplorazione e sviluppo è raggruppata in 6 contratti. A livello onshore abbiamo l’Area A, comprendente l’ex Concessione 82 (Eni 50%); l’Area B, ex-Concessione 100 (Bu Attifel) e il Blocco NC 125 (Eni 50%); l’Area E, con il giacimento El Feel (Elephant) (Eni 33,3%); l’Area F, con il Blocco 118 (Eni 50%); e l’Area D, con il Blocco NC 169, nell’ambito del Western Libyan Gas Project (Eni 50%).

L’OFFSHORE DI ENI IN LIBIA

eniNell’offshore Eni è presente nell’Area C, con il giacimento a olio di Bouri (Eni 50%) e nell’Area D, con il Blocco NC 41, parte del Western Libyan Gas Project. Nella fase esplorativa, Eni è invece operatore nelle Aree Contrattuali onshore A e B e offshore D.

IL GASDOTTO GREENSTREAM HA PORTATO NEL 2017 4,76 MILIARDI DI METRI CUBI IN ITALIA

Come detto, la Libia è anche gas. Come evidenzia la stessa azienda sul suo sito, “il gasdotto, composto da una linea di 520 chilometri, realizza l’attraversamento sottomarino del Mar Mediterraneo collegando l’impianto di trattamento di Mellitah sulla costa libica con Gela in Sicilia, punto di ingresso nella rete nazionale di gasdotti. La capacità del gasdotto ammonta a circa 8 miliardi di metri cubi/anno. L’approvvigionamento di gas naturale in Libia nel 2017 è stato pari a 4,76 miliardi di metri cubi”. Venerdì scorso Eni ha confermato che le attività a Mellitah proseguono regolarmente. Le azioni militari che si sono volte attorno alla zona sono avvenute “a più di 25 chilometri di distanza dalle strutture operative ed erano dirette ad una vecchia caserma delle milizie di Zwara”, ha riferito la stessa compagnia italiana che Eni gestisce in joint venture al 50% con la Compagnia petrolifera nazionale (Noc) libica è situato circa 22 km a est di Zuwara e consiste in impianti di trattamento di petrolio e gas.

TABARELLI: LA LIBIA È IL PAESE CON RISERVE PIÙ ALTE IN ASSOLUTO DI PETROLIO MA HA ANCHE MOLTISSIME RISERVE DI GAS ANCORA NON ESPLORATE

Secondo Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia, intervistato a Economia 24 su RaiNews “nel medio-lungo periodo non si vedono miglioramenti. Tutta la ricchezza incassata grazie al petrolio è servita per comprare armi. La Libia è il paese con riserve più alte in assoluto di petrolio ma ha anche moltissime riserve di gas ancora non esplorate. Sul fronte del gas, il combustibile del futuro, bisogna dire che il tubo alla fine non ha mai smesso di funzionare”.

L’ESPLORAZIONE DI ENI NEL PAESE

Prima del verificarsi degli ultimi scontri nel paese, l’Eni era attiva anche nell’attività esplorativa in Libia (prolungata fino al 2019). Lo ricorda la stessa azienda sul suo sito evidenziando, tra l’altro, un esito positivo delle esplorazioni “nell’area contrattuale D con una nuova scoperta a gas e condensati” situata in prossimità dei campi in produzione di Bouri e di Bahr Essalam.

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