L’ex Ilva rischia di fermarsi ancora. Uno stop che probabilmente farebbe sfumare definitivamente la possibilità di una cessione al gruppo Baku Steel. Azeri addio?
Lo stop dell’Ilva è sempre più vicino, mentre gli azeri si allontanano. L’incendio dell’Altoforno 1 dell’ex Ilva “avrà gravi conseguenze”, ha sottolineato Adolfo Urso, ministro delle imprese del Made in Italy. “Un danno notevole che avrà inevitabilmente immediate ripercussioni sull’occupazione”, ha aggiunto il ministro. La cessione dell’ex Ilva al gruppo azero sfumerà?
ILVA COMPROMESSO, STOP VICINO
L’Ilva di Taranto è compromesso e cresce la possibilità che possa fermarsi nuovamente. L’incidente all’Altoforno 1 avrà conseguenze importanti a breve e lungo termine, avverte il ministro Urso.
“L’incendio può compromettere la ripresa degli stabilimenti e l’occupazione. Si è intervenuti troppo tardi, rispetto a quanto era stato richiesto. Verosimilmente l’impianto è compromesso. Un danno notevole che avrà inevitabilmente immediate ripercussioni sull’occupazione. Purtroppo quello che si è verificato avrà gravi conseguenze»”, ha detto il ministro Urso, stando a quanto si legge su La Repubblica.
ILVA, PERCHE’ GLI AZERI POTREBBERO CAMBIARE IDEA
Lo stop rischia di convincere definitivamente gli azeri rinunciare all’acquisto dell’asset. Infatti, il blocco dello stabilimento si andrebbe ad aggiungere al miliardo di euro aggiuntivo che dovrebbero sborsare per assolvere alle prescrizione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Un imprevisto che starebbe facendo riflettere seriamente il gruppo Baku Steel, secondo La Repubblica. Un timore condiviso anche da Adolfo Urso.
“Temo che le ultime notizie non incoraggino i nuovi investitori in quello che è un percorso difficile per tutti, a cui spero che le istituzioni partecipino in maniera propositiva, per evitare che anche gli investitori internazionali che avevano mostrato interesse ad acquisire gli impianti possano essere scoraggiati dal farlo”, ha detto due giorni fa il ministro.
INTERVENTO TROPPO TARDIVO?
Il ministro punta il dito contro i pm per ritardo degli interventi di messa in sicurezza dell’impianto danneggiato dalla fuoriuscita di materiale incandescente. “Si è intervenuto troppo tardi”.
Una posizione condivisa da Acciaierie d’Italia, che in una lettera inviata alla Procura della Repubblica del capoluogo jonico, sottolinea che sarebbe stato necessario intervenire entro 48 ore per evitare danni strutturali, secondo quanto riporta La Repubblica. Al contrario, il recupero e la messa in sicurezza sono iniziati solo nel pomeriggio di sabato.
«L’incendio può compromettere la ripresa degli stabilimenti e l’occupazione. Si è intervenuti troppo tardi, rispetto a quanto era stato richiesto. Verosimilmente l’impianto è compromesso. Un danno notevole che avrà inevitabilmente immediate ripercussioni sull’occupazione. Purtroppo quello che si è verificato avrà gravi conseguenze»”, si legge su La Repubblica.
Acciaierie d’Italia incolpa anche Arpa Puglia di aver “fortemente condizionato l’autorizzazione agli interventi, ostacolando di fatto il recupero e la messa in sicurezza dell’impianto”.
ILVA, COS’E SUCCESSO
L’incendio divampato il 6 maggio non ha provocato feriti, ma ha danneggiato pesantemente l’altoforno 1. “si è verificata un’emissione non controllata in atmosfera, causata da un’anomalia improvvisa a un elemento del sistema di raffreddamento dell’impianto”, ha spiegato Acciaierie d’Italia.
L’incendio ha portato al sequestro dell’Altoforno 1, che si aggiunge a quello che già grava sull’intera area a caldo dell’ex Ilva.