Al vertice sul clima COP28 di Dubai, l’industria nucleare mondiale ha ricevuto una spinta dopo che più di 20 nazioni hanno promesso di triplicare la capacità entro il 2050
Ci sono voluti 70 anni per portare la capacità nucleare globale all’attuale livello di 370 gigawatt (GW), e l’industria deve ora selezionare le tecnologie, raccogliere finanziamenti e sviluppare le regole per costruire altri 740 GW nella metà di questo tempo.
ENERGIA NUCLEARE: LE SFIDE DELL’INDUSTRIA
Al summit della Cop28 di Dubai si è parlato del rilancio del nucleare, argomento tornato al centro del dibattito nella comunità internazionale alle prese con la lotta al climate change. Sono una ventina infatti i Paesi – tra cui Stati Uniti, Francia e Regno Unito – che hanno stretto un patto. L’obiettivo è quello di triplicare entro il 2050 la produzione di energia atomica, ma per raggiungerlo sarà necessario che l’industria superi le barriere normative, gli ostacoli finanziari, le strozzature del combustibile e le preoccupazioni per la sicurezza pubblica che hanno contribuito a una lunga storia di ritardi nei progetti e a decenni di stagnazione.
Ci sono voluti 70 anni per portare la capacità nucleare globale all’attuale livello di 370 gigawatt (GW), e l’industria deve ora selezionare le tecnologie, raccogliere finanziamenti e sviluppare le regole per costruire altri 740 GW nella metà di questo tempo.
IL PATTO TRA 20 PAESI
La dichiarazione, firmata da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Corea del Sud e altri, impegna i Paesi a mobilitare gli investimenti e a incoraggiare le istituzioni finanziarie come la Banca Mondiale a sostenere l’energia nucleare. Promette inoltre sforzi per estendere la vita degli impianti esistenti – con circa 200 dei 420 reattori nel mondo che dovrebbero essere dismessi prima del 2050 – e il sostegno a nuove tecnologie come i piccoli reattori modulari (SMR); riporta, in un’approfondimento sulla questione, Reuters.
INDUSTRIA NUCLEARE MONDIALE: LA SITUAZIONE
Secondo la World Nuclear Association, attualmente sono in costruzione 60 reattori commerciali in 17 Paesi del mondo, di cui 25 in Cina. Sebbene la Cina sia uno dei pochi Paesi che ha mantenuto un impegno costante nello sviluppo nucleare nel corso degli anni, il suo obiettivo di capacità per il 2020 è stato uno degli unici ad essere mancato. In gran parte dell’Occidente, invece, la capacità di produzione di energia nucleare ha ristagnato, a causa degli enormi costi di costruzione dei reattori, dei problemi di autorizzazione e dell’opposizione dell’opinione pubblica dopo l’incidente nucleare di Fukushima in Giappone nel 2011, che hanno bloccato le nuove costruzioni.
SMALL MODULAR REACTOR
Alla COP28, le aziende nucleari hanno parlato delle prospettive degli SMR come di una scommessa migliore. I sostenitori dicono che hanno tempi di costruzione più brevi rispetto alle centrali tradizionali e che in teoria potrebbero essere messe in funzione più rapidamente.
“L’AIEA ha avviato un processo per consentire alle autorità di regolamentazione di tutto il mondo di muoversi più rapidamente, sempre applicando misure di sicurezza molto rigorose”, ha dichiarato. Il sistema attuale potrebbe non funzionare in un mercato globalizzato in cui gli SMR prodotti negli Stati Uniti sono venduti in Africa, ha affermato.
Il passaggio agli SMR – scrive Reuters nel suo approfondimento – potrebbe sollevare un’altra questione: molti funzionerebbero con combustibili avanzati, ora dominati dalla Russia La Russia è attualmente l’unico produttore significativo di HALEU, una forma di uranio altamente arricchito che sarà fondamentale per le nuove tecnologie dei reattori.