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Energia Verde

L’Inflation Reduction Act sta davvero scatenando la corsa alle rinnovabili?

Sebbene non abbia fatto molto per l’inflazione, l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden ha introdotto disposizioni senza precedenti per alimentare la crescita dell’energia verde. Ma, la misura non piace all’Europa che è pronta a far partire il Net Zero Industry Act

Per oltre un decennio, gli Stati Uniti sono rimasti indietro nella corsa all’energia pulita e, allo stato attuale, il settore nazionale delle energie rinnovabili è ben lungi dall’essere competitivo sulla scena mondiale. Ma l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden ha lo scopo di correggere decenni di negligenza in un solo mandato presidenziale e ciò causerà inevitabilmente un colpo di frusta nei mercati e nel settore energetico in generale.

I PROBLEMI DELL’INFLATION REDUCTION ACT

Per quanti ambientalisti stiano festeggiando e per quanti investitori siano entusiasti di incassare i massicci sussidi offerti – scrive Oilprice.com –  ci sono altrettanti scettici sulla portata e sulla tempistica del cambiamento settoriale che l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden

Innanzitutto, non ci sono abbastanza lavoratori per la transizione verso l’energia verde. L’Inflation Reduction Act creerà inoltre 537.000 posti di lavoro all’anno per un decennio, il che è sia grandioso che problematico. Attualmente, intatti, il mercato del lavoro è storicamente rigido e le aziende del settore solare hanno fatto di tutto per attirare lavoratori, ma con scarsi risultati. Tuttavia, gli economisti prevedono una prossima recessione che potrebbe cambiare notevolmente le circostanze.

RAPPORTI CON L’EUROPA E LE DIVISIONI INTERNE

Un altro problema dell’Inflation Reduction Act – scrive Oilprice.com –  è che potrebbe danneggiare le relazioni degli Stati Uniti con l’Europa. La legge si concentra sull’industria statunitense e ha un sapore decisamente “America First”. Questo, intatti, ha fatto arrabbiare gli alleati del Paese nell’Unione Europea, che hanno criticato la misura come protezionistica.

L’Unione Europea, a tal proposito, è pronta a rispondere con una propria versione della legge, nota come Net Zero Industry Act. Se da un lato gli investimenti globali in infrastrutture e capacità produttive per l’energia verde sono indubbiamente una buona cosa, dall’altro ci sono anche grandi e legittime preoccupazioni per queste nuove tendenze protezionistiche nella definizione delle politiche, che vanno contro il libero commercio e i liberi mercati. I governi, infatti, temono che l’industria all’avanguardia e a basse emissioni possa essere tentata ad avviare la produzione e investire oltreoceano, incentivando le aziende europee a delocalizzare negli Stati Uniti a danno del Vecchio continente.

“L’obiettivo sarà concentrare gli investimenti su progetti strategici lungo l’intera catena di approvvigionamento”, ha affermato von der Leyen al World Economic Forum di Davos. “Vedremo in particolare come semplificare e velocizzare le autorizzazioni per i nuovi siti di produzione di tecnologie pulite”.

Ma, non solo l’Europa non è d’accordo con la misura statunitense. Difatti, ci sono le divisioni politiche all’interno del Paese, che si sono spaccate lungo le tradizionali linee di partito in risposta all’Inflation Reduction Act e al programma generale dell’amministrazione Biden. Le costruzioni su larga scala di energia eolica e solare richiederanno enormi quantità di terreno, il che rappresenta un grosso ostacolo sia dal punto di vista logistico che politico. I terreni sufficientemente grandi per l’espansione delle energie rinnovabili si trovano per lo più solo in aree rurali profondamente rosse, dove la popolazione locale non vede di buon occhio queste intrusioni industriali, in particolare quelle che sono simbolicamente di sinistra.

SI FANNO AVANTI I PRIMI SCETTICI

In Georgia, il gigante sudcoreano dell’energia solare Hanwha Qcells ha appena annunciato l’intenzione di costruire un impianto da 2,5 miliardi di dollari per sfruttare i generosi sussidi dell’Inflation Reduction Act – il più grande investimento in energia pulita nella storia degli Stati Uniti.

Nel frattempo, il malcontento e lo scetticismo aumentano e  gli opinionisti dei vicini Stati del Sud – secondo quanto riporta Oilprice.com -hanno iniziato a criticare espansioni simili nei loro mercati. Un recente articolo di Real Clear Policy ha affermato che “i sussidi per l’energia solare incentiveranno decisioni energetiche irrazionali in Mississippi”, sostenendo che gli investimenti nell’energia solare finiranno per aumentare i prezzi dell’energia per gli abitanti del luogo, dato che il Mississippi non è una posizione ideale per le fattorie solari. Il Mississippi ha in media solo 111 giorni di sole all’anno. L’articolo fa notare che altre risorse, come il nucleare, avrebbero un rendimento energetico di gran lunga superiore. Tuttavia, la dura critica mossa alla variabilità dell’energia solare ignora gli importanti progressi delle tecnologie di stoccaggio dell’energia, che sono state progettate per mitigare questi problemi.

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