Le politiche ambientali europee di decarbonizzazione ed efficientamento energetico potrebbero essere messe a rischio dal deterioramento dell’economia europea: il parere degli esperti
L’inflazione, l’aumento del costo della vita e il deterioramento delle condizioni economiche dei cittadini europei potrebbe infliggere un duro colpo all’agenda ambientale dell’Europa. Negli ultimi anni l’Unione Europea (UE) ha rafforzato il proprio ruolo di leader nel contrasto al cambiamento climatico, fissando, per legge, gli obiettivi di riduzione del carbonio e proponendo politiche per abbattere le emissioni già da questo decennio. Sinora il consenso, anche della popolazione, è stato garantito dalla grande sensibilità europea alla materia. Le cose presto potrebbero cambiare quando le misure di contenimento dell’inquinamento si estenderanno ai settori dell’edilizia e dei trasporti privati. Tali provvedimenti potrebbero scontrarsi con l’aumento del costo della vita, e incontrare resistenze.
EUROPEE 2024: IL RISCHIO DI UNA FRENATA DELLE POLITICHE AMBIENTALI EUROPEE
In questo mutato contesto, le elezioni europee del 2024 potrebbero mettere ancor più a rischio i piani di decarbonizzazione del continente europeo e porre una seria ipoteca sulle future misure per il clima e la natura. “Le elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno saranno decisive perché il gruppo di centrodestra sta diventando sempre più negativo nei confronti delle politiche verdi”, ha affermato Mats Engström del Consiglio europeo per le relazioni estere.
I VANTAGGI ECONOMICI DELL’ECONOMIA VERDE
La sfida principale è dimostrare che la transizione verde sia giusta, anche nei confronti di chi ha più bisogno. “Altrimenti i cittadini potrebbero iniziare a pensare che la politica climatica sia sempre opprimente e negativa dal punto di vista finanziario, e quel sentimento può essere sfruttato dai populisti”, ha detto il ministro olandese per il clima e la politica energetica Rob Jetten. Le preoccupazioni per il cambiamento climatico e i forti interessi economici dietro la transizione verde possono aiutare le scelte dei politici. “Se non creiamo posti di lavoro verdi in Europa, se non ci assicuriamo di avere queste opportunità industriali ed economiche, saremo nei guai”, ha detto Senior Fellow at think-tank Bruegel.
LE PREOCCUPAZIONI DEL COMMISSARIO EUROPEO PER L’AMBIENTE VIRGINIJUS SINKEVICIUS
La preoccupazione è palpabile nelle parole del commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevicius. “Sono circostanze decisamente diverse rispetto al 2019, quando abbiamo iniziato con questo massimo sostegno e la volontà politica di agire tra le parti – ha detto a Reuters il commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevicius -. Abbiamo una maggioranza stabile che sostiene il green deal”. La maggioranza alla quale si riferisce è quella del Parlamento europeo, che il prossimo anno potrebbe cambiare non poco. In sede europea sta diventando sempre più difficile approvare normative di impronta ecologista: diversi governi UE che si sono opposti a nuovi limiti di emissione per le automobili hanno cercato di indebolire i controlli sull’inquinamento degli allevamenti intensivi e hanno respinto la normativa per l’efficientamento energetico degli edifici. Basti pensare che il governo polacco, che deve andare ad elezioni il prossimo ottobre, sta facendo causa a Bruxelles per le politiche climatiche.
POLITICHE AMBIENTALI: IL PASSO INDIETRO DELL’UE E IL RAPPORTO CON GLI ALLEATI
La frenata dell’UE sui temi ambientali rischia di disallineare il vecchio continente rispetto alla direzione degli alleati nordatlantici. “È un po’ ironico che l’Europa stia avendo questi problemi quando gli Stati Uniti hanno finalmente deciso di agire insieme”, ha dichiarato Bob Ward, direttore delle politiche e delle comunicazioni presso il Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment presso la London School of Economics and Political Science. Ma non sono solo gli USA ad aver accolto la sfida “verde”: lo scorso anno l’India ha aumentato la capacità solare del 28%, superando i record europei. “Se l’Europa vacilla, consentirà ad altri paesi di trarre vantaggio dai mercati internazionali dei veicoli elettrici e di altre tecnologie”, ha affermato Ward.