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Islanda

Ecco come l’Islanda può vincere le sfide del cambiamento climatico

Seppure l’Islanda non sia uno dei principali produttori di emissioni di CO2, gli effetti del cambiamento climatico stanno trasformando il suo paesaggio e la sua economia

L’Islanda utilizza pochissimi combustibili fossili per alimentare la sua economia e riscaldare le sue case. L’85% dell’energia del Paese proviene infatti da fonti rinnovabili di produzione nazionale, soprattutto geotermica e idroelettrica.

Il Paese nordico dispone della percentuale di energie rinnovabili più alta di qualsiasi altro Paese al mondo grazie alle sue caratteristiche geologiche uniche: il territorio islandese sorge su una zona vulcanica molto attiva, e vi sono 6 grandi impianti geotermici che sfruttano il calore del sottosuolo per fornire riscaldamento a quasi tutte le case della nazione. L’Islanda è infatti molto famosa per il vapore che fuoriesce dal terreno.

L’ENERGIA GEOTERMICA IN ISLANDA

L’energia geotermica produce circa il 20% dell’elettricità islandese, mentre il resto proviene da una potente rete di centrali idroelettriche. Il petrolio che l’Islanda brucia viene utilizzato soprattutto per alimentare auto e camion, oltre che le imbarcazioni della sua grande flotta peschereccia.

L’Islanda è un Paese piccolo e ricco, che dispone di ingenti risorse geotermiche e idroelettriche. I nuovi progressi ottenuti nel settore del petrolio e del gas, però, stanno rendendo la geotermia fattibile in nuove località e, dal momento che il solare e l’eolico continuano ad espandersi rapidamente, presto sempre più Paesi potrebbero alimentarsi non attraverso i combustibili fossili, ma con energia rinnovabile locale e pulita.

LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI IN ISLANDA

Nonostante l’Islanda non sia uno dei principali produttori di emissioni di CO2 – scrive il New York Times – gli effetti del cambiamento climatico stanno trasformando il suo paesaggio e la sua economia. Il ghiacciaio Okjokull si è completamente sciolto e gli scienziati prevedono che, nei prossimi 200 anni, anche gli altri spariranno, incluso il Vatnajokull, un enorme ghiacciaio che copre quasi 8.000 kmq. Secondo alcune ricerche,  lo spostamento di peso dovuto allo scioglimento dei grandi ghiacciai potrebbe far aumentare l’attività vulcanica e sismica. Già oggi in alcune città islandesi le scosse sotterranee stanno danneggiando le tubature e provocando improvvise alluvioni.

Considerata la sua posizione geografica e la sua geologia, alcuni sconvolgimenti climatici che avverranno in Islanda saranno unici, ma il riscaldamento globale avrà effetti profondi su tutto il pianeta. Nel 2019, infatti, il presidente islandese Gudni Johannesson affermò che “il cambiamento climatico non è più qualcosa su cui scherzare, né in Islanda né altrove”.

LA CATTURA DELLA CO2

Per quanto riguarda l’inquinamento, l’attività turistica dell’Islanda, in forte espansione, crea delle emissioni di CO2 attraverso i viaggi aerei, mentre nella pesca – altra importante industria del Paese – l’eccessivo sfruttamento delle riserve naturali e l’aumento dell’allevamento di salmoni in mare aperto stanno provocando dei rischi ambientali. L’industria pesante, inoltre, rappresenta un grande emettitore di gas serra.

Ecco perché gli islandesi hanno deciso di puntare forte sulla cattura del carbonio. Carbfix è un’azienda locale leader nella cattura e sequestro della CO2 nel sottosuolo (CCS), mentre la svizzera Climeworks – che estrae l’anidride carbonica direttamente dall’aria – ha installato i suoi due impianti più grandi in Islanda, con l’obiettivo di ottenere un’energia geotermica pulita e a basso costo. Le due società sono ancora agli inizi, ma gli analisti prevedono che, nei prossimi anni, la rimozione e lo stoccaggio del carbonio diventeranno un business fiorente e che in tutto il mondo nasceranno strutture simili a quelle islandesi.

IL PROGETTO PER PRODURRE ENERGIA PULITA GRAZIE AL MAGMA

La CCS non è però l’unica tecnica che l’Islanda vuole utilizzare per ottenere energia pulita. È infatti notizia del mese scorso che un gruppo di scienziati e ingegneri del Paese intende scavare un tunnel per raggiungere una camera magmatica e produrre energia geotermica sfruttando le altissime temperature. L’équipe, nei prossimi anni, inizierà le perforazioni in un deposito di roccia fusa vicino al vulcano Krafla. L’azienda Krafla Magma Testbed (KMT) ha studiato il territorio islandese per 10 anni per individuare il sito ottimale per il suo progetto, che vuole utilizzare l’abbondante magma presente per soddisfare il fabbisogno energetico della popolazione, senza dover ricorrere ai combustibili fossili.

I ricercatori perforeranno la superficie terrestre fino a 2 km di profondità, fermandosi sopra un letto di roccia fusa. Secondo i calcoli, quando arriveranno a quel livello, la temperatura emanata dai condotti magmatici toccherà i 1.000 gradi Celsius. Le trivellazioni dovrebbero iniziare nel 2026 e, se tutto procederà senza intoppi, nel 2027 dovrebbe aprire il primo centro di ricerca sul magma. “Questo innovativo progetto – si legge sul sito di KMT – aumenterà la nostra conoscenza del magma per proteggere dai disastri vulcanici milioni di persone, città e Paesi di tutto il mondo; inoltre, utilizzerà dei metodi per ottenere energia geotermica in modo più efficiente”.

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