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Petrolio Russo

L’Ue si accorda finalmente sul sesto pacchetto delle sanzioni alla Russia

Von der Leyen: “Torneremo sulla questione del restante 10% di petrolio”. Per Michel l’embargo al petrolio spezza la macchina da guerra russa

E compromesso sia. I leader europei hanno finalmente raggiunto un (primo) accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia. Quello relativo all’energia, al petrolio. L’accordo è parziale perché riguarda il greggio via nave e non quello che fluisce tramite oleodotto.

IL COMPROMESSO SULL’EMBARGO AL PETROLIO

Una percentuale del 90% che “taglierà effettivamente le importazioni di petrolio dalla Russia all’UE entro la fine dell’anno”, ha detto von der Leyen. Che ha ricordato il compromesso accettato da Germania e Polonia, rinunciando al passaggio di petrolio tramite l’oleodotto Druzhba. Un tubo al quale non rinunceranno Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

Viktor Orban, il premier di Budapest, ha infatti dichiarato che “siamo riusciti a raggiungere un accordo che permette di continuare a ricevere petrolio a quei paesi che lo ricevono tramite gli oleodotti. Abbiamo difeso la riduzione delle spese generali e siamo riusciti a respingere la proposta della Commissione Ue, che avrebbe impedito l’utilizzo del petrolio russo in Ungheria”.

IL COLPO ALLA RUSSIA

Non era facile né scontato raggiungere anche solo questa intesa parziale. Ma alla fine l’osso duro ungherese ha retto, costringendo al compromesso. Avvalorando il passo indietro di Berlino e Varsavia.

Con la rinuncia di Germania e Polonia, infatti, la Russia potrà vendere solo un decimo del precedente volume di petrolio all’Ue nel prossimo anno. Secondo le stime di Bruegel, fino a poco tempo fa i paesi dell’Unione Europea spendevano ancora circa 450 milioni di euro al giorno in petrolio proveniente dalla Russia.

“L’Ue è d’accordo: abbiamo concordato ulteriori drastiche sanzioni contro la Russia”, ha scritto nella notte il cancelliere tedesco Olaf Scholz sul suo account Twitter.

EMBARGO AL PETROLIO: IL MALCONTENTO UCRAINO

Se nel cuore del Vecchio Continente prevale soddisfazione, altrettanto non può dirsi a Kyiv. “Il compromesso raggiunto a Bruxelles sull’embargo del petrolio russo è solo un mezzo passo, una parte dei rifornimenti è ancora possibile e questo significa che il presidente Putin ogni giorno continuerà a incassare centinaia di milioni di euro per la sua guerra contro l’Ucraina”. A dirlo è Andrij Melnyk, ambasciatore ucraino in Germania. Il quale comunque ha espresso favorevole accoglimento “in linea di principio” sull’accordo raggiunto a Bruxelles.

I DUBBI SU ORBAN

Non amarezza ma preoccupazione e sospetto è ciò che prevale come sensazione riguardo le prossime mosse ungheresi. “Quali garanzie fornisce Budapest circa il rischio che l’oleodotto Druzhba aumenti le forniture di petrolio e l’Ungheria rivenda le quantità in eccesso in una sorta di dumping commerciale che peraltro aggirerebbe il senso delle sanzioni?”, scrive Claudio Tito su Repubblica. “Interrogativi che portano a confermare la richiesta italiana di fissare un tetto al prezzo dell’energia. Proprio come stabilito nell’ultima bozza di documento finale. Il “price cap” può essere una piattaforma di garanzie complessive da questo punto di vista”. Una questione trattata anche oggi dal numero uno di Eni, Claudio Descalzi.

I PREZZI DEL PETROLIO IN ASCESA

Intanto, in seguito all’accordo raggiunto stanotte i prezzi del petrolio sono saliti. Per quanto riguarda i future sul greggio statunitense di luglio, l’aumento è stato del 3,76% assestandosi a 119,39 dollari. I future sul greggio Brent, invece, sono aumentati dell’1,93% a 124,02 dollari. Anche i contratti di agosto sono stati scambiati in rialzo: il greggio statunitense è salito del 3,83% a 116,52 dollari e il Brent è cresciuto del 2,16% a 120,05 dollari al barile.

 

 

 

 

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