Originariamente approvata per rafforzare il mercato interno, nel 2021 la Commissione europea ha proposto una revisione della direttiva ETD come parte di una spinta del Green Deal per rendere la tassazione più rispettosa del clima
Il Green Deal europeo avrebbe dovuto allineare un’ambiziosa politica climatica con la competitività economica e la protezione sociale, ma i decisori politici ora si concentrano su un dossier in cui i compromessi ambientali, sociali ed economici sono più difficili da gestire: la tassazione dell’energia.
LA TASSAZIONE DELL’ENERGIA
Da Mario Draghi alla Cour des Comptes (la Corte dei Conti francese), negli ultimi giorni la tassazione dell’energia è stata sotto i riflettori. Nel suo rapporto sulla competitività, pubblicato la scorsa settimana, l’ex premier italiano ha identificato gli alti prezzi dell’energia come una delle maggiori minacce alla crescita europea e ha attribuito la colpa in parte alle tasse sull’energia.
Pur riconoscendo che “la tassazione può essere uno strumento politico per incoraggiare la decarbonizzazione”, Draghi ha affermato che la tassazione europea sull’energia “è più elevata rispetto ad altre parti del mondo” e ha chiesto che i livelli vengano ridotti.
COMPETITIVITÀ E CLIMA
Per ripristinare la competitività industriale europea – scrive Euractiv -, Draghi propone di introdurre “un livello massimo comune di sovrattasse” sull’energia, che includerebbe la tassazione. Questo è l’approccio opposto alla direttiva sulla tassazione dell’energia (ETD) del 2003, che stabilisce dei livelli minimi di tassazione sui prodotti energetici nell’Unione europea.
Originariamente approvata per rafforzare il mercato interno, nel 2021 la Commissione europea ha proposto una revisione della ETD come parte di una spinta del Green Deal per rendere la tassazione più rispettosa del clima. “I combustibili inizieranno ad essere tassati in base al loro contenuto energetico e alle prestazioni ambientali”, spiegò all’epoca la Commissione. Da allora, i governi nazionali hanno negoziato sulle proposte di Bruxelles, ma sono rimasti impantanati per 3 anni.
LE ESENZIONI DELLA DIRETTIVA SULLA TASSAZIONE DELL’ENERGIA
Riconoscendo l’impatto sociale ed economico degli elevati costi energetici, la direttiva sulla tassazione dell’energia prevede numerose esenzioni, che consentono di applicare imposte sull’energia più basse a determinate attività. E i governi nazionali, temendo una reazione politica, sono riluttanti a rimuovere queste esenzioni.
Per complicare ulteriormente la questione, i voti del Consiglio sulla tassazione richiedono l’unanimità, quindi ogni Paese ha un veto effettivo. L’ultimo testo di compromesso, redatto dalla presidenza ungherese del Consiglio e visionato da Euractiv, non menziona un livello massimo di sovrattasse dalla tassazione, come sostenuto da Draghi, né una rigida differenziazione delle soglie minime di imposta in base all’intensità di carbonio dei prodotti energetici, come proposto nella proposta originale della Commissione del 2021.
LA QUESTIONE DELLA FLESSIBILITÀ NAZIONALE
In definitiva, i blocchi a Bruxelles potrebbero avere un impatto reale sui governi nazionali, che saranno privati della flessibilità fiscale, poiché gestiscono situazioni già complesse. In Francia, ad esempio, l’elettricità è tassata più dei combustibili fossili, le famiglie sono tassate più delle aziende e le aziende soggette al mercato del carbonio sono tassate più di quelle che non lo sono, “senza che venga fornita alcuna giustificazione”, ha spiegato la Corte dei Conti francese nel suo rapporto del 6 settembre scorso.
In una reazione al rapporto Draghi, l’associazione europea del settore elettrico Eurelectric ha sottolineato che l’attuale normativa europea comporta nell’Ue una tassazione dell’elettricità in media 1,4 volte superiore a quella del gas. Un modo migliore per aiutare l’industria pesante a gestire gli alti prezzi dell’energia sarebbe “abbassare i prezzi dell’energia tassando adeguatamente l’elettricità rispetto ai combustibili fossili inquinanti”, ha affermato Eurelectric.
L’IMPATTO SOCIALE DELLA TASSAZIONE DELL’ENERGIA
La tassazione dell’energia non è solo una questione di competitività, ma ha anche un impatto sociale. Ciò diventerà sempre più importante a partire dal 2027, quando il mercato del carbonio Ue (ETS 2) stabilirà un prezzo del carbonio per i trasporti su strada e i combustibili per il riscaldamento domestico, con un impatto diretto sulle famiglie.
L’estensione dell’ETS del 2027 sarà accompagnata da “un fondo sociale per il clima” che mitigherà, ma non compenserà completamente, l’impatto finanziario sulle famiglie. Alcuni esperti temono che l’impatto sui cittadini sarà troppo elevato. L’estensione del mercato del carbonio “potrebbe aumentare significativamente il prezzo dell’energia consumata da questi settori, aggiungendosi alle tasse sull’energia esistenti”, ha scritto la Cour des Comptes.
LA REVISIONE DELLA DIRETTIVA SULLA TASSAZIONE DELL’ENERGIA
In questo contesto, la revisione dell’ETD è fondamentale per garantire che le imposte sull’energia e i prezzi del carbonio siano coerenti e non pesino due volte sui portafogli delle persone. Completare la revisione della direttiva, in modo da allineare la tassazione dell’energia ai prezzi del carbonio, sta diventando “un obiettivo prioritario”, sostiene Pierre Jérémie, esperto di energia francese del think tank progressista TerraNova, in un rapporto sui prezzi del carbonio dell’Unione europea.
In definitiva, se la revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia non avrà successo, si dovranno trovare “delle soluzioni alternative”, ha affermato la Direzione Energia e Clima del Ministero dell’Ecologia francese nelle sue risposte al rapporto della Cour des Comptes. Oltre alle recenti modifiche legislative – come l’abolizione nel 2024 delle riduzioni fiscali sul petrolio – “le riflessioni interne o interdipartimentali devono ancora essere perfezionate, prima di essere rese pubbliche”, ha aggiunto la Direzione.