Gli analisti di Bruegel hanno stimato che nel 2024 le aziende europee hanno investito 80 miliardi di euro nelle reti, rispetto ai 50-70 miliardi degli anni precedenti, mentre gli investimenti aggiuntivi potrebbero dover aumentare fino a 100 miliardi
L’invecchiamento della rete elettrica europea e la mancanza di capacità di accumulo di energia richiederanno investimenti per migliaia di miliardi di dollari per far fronte alla crescente produzione di energia verde, all’aumento della domanda di elettricità e per evitare blackout.
Come ricorda l’agenzia Reuters, lunedì scorso Spagna e Portogallo hanno subito dei gravi disagi a causa del peggior blackout della loro storia. Le autorità stanno indagando sulla causa ma, a prescindere dai risultati, analisti e rappresentanti del settore affermano che gli investimenti infrastrutturali sono essenziali.
PER EVITARE NUOVI BLACKOUT SERVONO INVESTIMENTI
“Il blackout è stato un campanello d’allarme. Ha dimostrato che la necessità di modernizzare e rafforzare la rete elettrica europea è urgente e inevitabile”, ha dichiarato Kristina Ruby, segretaria generale di Eurelectric, l’associazione europea dell’industria elettrica. La rete elettrica dell’Unione europea risale per lo più al secolo scorso e metà delle linee ha più di 40 anni. La crescente produzione di energia a basse emissioni di carbonio e la crescente domanda da parte di data center e auto elettriche richiedono una revisione delle reti, che necessitano anche di protezione digitale per resistere agli attacchi informatici.
Se dal 2010 gli investimenti globali nelle energie rinnovabili sono quasi raddoppiati, gli investimenti nelle reti elettriche sono rimasti pressoché invariati, attestandosi intorno ai 300 miliardi di dollari all’anno. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, entro il 2030 l’importo dovrà raddoppiare, superando i 600 miliardi di dollari all’anno, per coprire le revisioni necessarie.
IL RUOLO DELLE RINNOVABILI E IL MIGLIORAMENTO DELLA RETE ELETTRICA EUROPEA
Il massiccio blackout avvenuto lunedì scorso nella Penisola Iberica segue un’accelerazione nell’uso delle energie rinnovabili, soprattutto in Spagna, dopo che l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 e la conseguente interruzione delle forniture di petrolio e gas hanno concentrato gli sforzi dell’Unione europea sulla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.
Secondo i dati del think tank Ember, nel 2024 la quota di energie rinnovabili è salita al 47% nel mix energetico Ue, dal 34% del 2019, mentre i combustibili fossili sono scesi dal 39% al 29%. La Spagna prevede di eliminare gradualmente il carbone e l’energia nucleare. Lo scorso anno la generazione di energia rinnovabile ha raggiunto un livello record, raggiungendo il 56% del mix energetico spagnolo. I progetti eolici e solari sono relativamente rapidi da realizzare rispetto alle reti elettriche, che possono richiedere oltre un decennio.
Parte del problema risiede negli ingenti costi e nella complessità del miglioramento di una rete su una lunga distanza. La Commissione europea ha stimato che l’Europa dovrà investire circa 2mila miliardi di euro nelle reti entro il 2050. Gli analisti di Bruegel hanno stimato che nel 2024 le aziende europee hanno investito 80 miliardi di euro nelle reti, rispetto ai 50-70 miliardi degli anni precedenti, mentre gli investimenti aggiuntivi potrebbero dover aumentare fino a 100 miliardi.
I COLLEGAMENTI INTERSTATALI
I sistemi elettrici di Spagna e Portogallo sono tra quelli in Europa privi di collegamenti ad altre reti in grado di fornire un backup. “La Spagna ha bisogno di più collegamenti con Francia e Marocco”, ha affermato José Luis Domínguez-García del centro di ricerca energetica spagnolo IREC, aggiungendo che la Spagna ha solo il 5% dei collegamenti al di fuori della Penisola Iberica.
Poiché anche altri Paesi sono in ritardo, Bruxelles si è posta l’obiettivo di aumentare l’interconnessione al 15% entro il 2030, rispetto al precedente obiettivo del 10%. Ciò significa che ogni Paese Ue dovrà essere in grado di importare almeno il 15% della propria capacità di produzione di energia dai Paesi limitrofi.
Martedì scorso la società di rete spagnola Red Electrica ha dichiarato che la Spagna rafforzerà i collegamenti con la Francia, incluso un nuovo collegamento attraverso il Golfo di Biscaglia, che raddoppierà la capacità di interconnessione tra i due Paesi.
IL BLACKOUT NELLA PENISOLA IBERICA DOVUTO ANCHE ALL’INSTABILITÀ DELLA RETE SPAGNOLA
Prima dell’interruzione della scorsa settimana, la Spagna aveva subito interruzioni di corrente e i funzionari del settore avevano ripetutamente segnalato l’instabilità della rete. I funzionari del settore energetico spagnolo hanno detto anche che i piani di Madrid di chiudere tutti e 7 i reattori nucleari entro il 2035 potrebbero mettere a rischio l’approvvigionamento elettrico.
Il Portogallo “ha solo due impianti di riserva, uno a gas e uno idroelettrico, in grado di rispondere rapidamente, se la rete necessita di più energia”, ha dichiarato martedì scorso il premier portoghese Luis Montenegro, aggiungendo che Lisbona ne desidera di più.
Secondo l’Associazione Europea per l’Accumulo di Energia, l’Europa dispone di 10,8 GW di accumulo a batterie ed entro il 2030 raggiungerà i 50 GW, una quantità molto inferiore ai 200 GW richiesti.
LA RETE ELETTRICA ITALIANA E I POSSIBILI RISCHI DI BLACKOUT
La rete elettrica italiana è tra le più moderne e virtuose d’Europa. Terna gestisce un’infrastruttura composta da 75 mila chilometri di linee ad alta tensione, 910 stazioni elettriche e 30 interconnessioni con l’estero. Come ha spiegato nei giorni scorsi su La Stampa Davide Chiaroni, cofondatore di Energy&Strategy group Politecnico di Milano, i punti di forza principali della nostra rete, rispetto a quella spagnola, sono tre: una minore quota di rinnovabili, una maggiore interconnessione con l’estero e un migliore equilibrio tra generazione e stoccaggio.
“Abbiamo almeno tre caratteristiche che rendono il nostro sistema certamente più sicuro: la nostra rete è maggiormente interconnessa con l’estero, visto che abbiamo collegamenti con Francia, Svizzera e i Balcani, mentre la Spagna ha un solo collegamento con la Francia. Poi, abbiamo un equilibrio migliore tra la componente di generazione e quella di stoccaggio, per cui in Italia è più difficile che un brusco calo della generazione crei poi un problema alla rete. La Spagna, invece, ha una quota di produzione di questo tipo che ormai sta stabilmente sopra il 60-70% e in certi giorni arriva a coprire anche il 100%; noi stiamo tra il 40% ed il 50%. Infine, abbiamo una struttura della produzione molto più distribuita e, anche per come è segmentata la rete, un blackout delle dimensioni di quello spagnolo è abbastanza improbabile”.