Meloni riapre il Green Deal su auto e Ets. Pichetto (Mase): “Detrazioni per case più efficienti e finanziamenti per meno abbienti”. La leadership di Tavares in Stellantis vacilla. La rassegna Energia
Il Governo Meloni prova a riaprire la partita del Green Deal sulle emissioni auto e sull’Ets, meccanismo che fissa un tetto ai gas climalteranti. L’Italia propone un fondo per aiutare le imprese nella transizione energetica, un’idea che piace a diversi Paesi in Ue. In arrivo detrazioni fiscali per le case più efficienti e finanziamenti per chi non può permettersi di pagare gli interventi per assicurare un minor consumo e un maggior risparmio di energia. È il piano del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, per attuare la direttiva sulle Case Green, parte integrante del piano Ue sull’energia. Vacilla la leadership di Carlos Tavares in Stellantis, sotto pressione per i mancati risultati della fusione con Fiat Crysler e gli intoppi nel rilancio di Jeep. Per non parlare poi dei rapporti con il Governo italiano, sempre più deteriorati. La rassegna Energia.
ENERGIA, ITALIA RIAPRE GREEN DEAL
“Il primo tentativo di arrembaggio al Green Deal dell’Italia non ha prodotto cambiamenti. L’Italia ha provato ad usare come grimaldello la crisi dell’auto, il rallentamento del mercato, in generale, e il crollo di quello legato all’elettrico. I Paesi della Ue, in testa la Germania, vogliono tenere come obiettivo quello del 2035, anno in cui è fissato il passaggio dall’auto con motore tradizionale a quello alimentato a batteria. Il traguardo, quindi, non si può spostare avanti, semmai si possono ritoccare i passaggi intermedi. E si può parlare di neutralità tecnologica solo se si tratta di e-fuel, non di biocarburanti come vorrebbe l’Italia” si legge su La Repubblica Affari & Finanza.
“Soldi che servirebbero per aiutare i Paesi a dare una mano alle imprese e a mettere in campo incentivi per l’acquisto delle auto a batteria da parte dei consumatori. Un punto su cui Spagna, Austria, Paesi Bassi, Romania, Malta, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Lettonia sono disponibili a discutere. E pure la Germania, che non ha più incentivi per l’elettrico e che ha seri problemi con la sua industria dell’automotive, tra la crisi di Volkswagen e gli obiettivi rivisti di Bmw e Mercedes-Benz. Se sull’auto non ha funzionato e la data rimarrà quella del 2035, magari con un po’ di soldi da investire, sulle altre questioni l’Italia proverà altri blitz per modificare le regole. (…) E Meloni risponde che «accompagnare il nostro tessuto produttivo nella sfida della transizione ecologica non può voler dire distruggere migliaia di posti di lavoro, smantellare interi segmenti industriali che producono ricchezza e occupazione»”, continua il giornale.
“E l’auto è un simbolo, così come può esserlo la casa, beni che sono ai primi posti nelle classifiche degli italiani, il meccanismo degli Ets – acronimo di Emission trading sistem, il sistema Cap and Trade che fissa un tetto ai gas climalteranti – è uno dei terreni dove si potrebbe consumare uno scontro forte a Bruxelles tra i Paesi che vogliono addolcire il Grean Deal e quelli che vogliono tenere la barra dritta. «Scommetto che sugli Ets2 l’Italia e altri Paesi proveranno a contestare e a chiedere una modifica o uno slittamento dell’entrata in vigore del sistema», sottolinea Matteo Leonardi, direttore e cofondatore di Ecco, think tank italiano indipendente per il clima.
Già Orsini, durante l’assemblea Confindustria, ha parlato di «speculazioni finanziarie» legate agli Ets. (…) «Si vanno a colpire il settore dei trasporti, degli edifici, la piccola industria, la manifattura e le costruzioni edili non inclusi nell’Ets», spiega Leonardi. Sulle emissioni di Co2 che sforano i limiti si dovranno pagare delle quote sulle utenze domestiche, sui carburanti o sulle emissioni delle imprese. «Alcune potrebbero essere sterilizzate, abbassando le accise sui carburanti, in caso contrario invece si assisterà ad un aumento dei prezzi o delle bollette dell’energia», ragiona Leonardi”, continua il giornale.
ENERGIA, PICHETTO (MASE): “DETRAZIONI PER CASE PIU’ EFFICIENTI”
“Detrazioni fiscali maggiormente orientate verso l’efficientamento energetico. Finanziamenti ad hoc per gli incapienti. Mutui agevolati per le comunità energetiche e i condomini. Apertura alle partnership pubblico-privato. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin sta mettendo a punto una strategia valida non solo per l’attuazione della direttiva sulle Case Green, varata in via definitiva alla fine di maggio da Bruxelles, ma anche, spiega ad Affari & Finanza, «per la tutela dell’interesse nazionale, perché avere edifici che consumano di meno significa anche permettere alle famiglie di risparmiare sulle bollette»”, si legge su La Repubblica Affari & Finanza.
“«In sede europea abbiamo stroncato le prime versioni, quando c’erano delle esagerazioni ideologiche, un velleitarismo inapplicabile. In ogni occasione io ho espresso la realtà di un Paese con il 75% degli immobili che hanno più di 70 anni, e oltre l’80% delle famiglie con almeno una proprietà immobiliare. Un Paese quindi dove non è facile avviare interventi di questo tipo. Mi sono poi nuovamente espresso contro in occasione del voto finale”, continua il giornale.
“«Mentre la precedente aveva espresso una chiusura rispetto a questo aspetto, adesso confidiamo nella nuova Commissione. Ma al di là della nuova direttiva, è d’interesse nazionale avere i fabbricati più efficienti, non solo perché così si salvaguarda l’ambiente, emettendo minori emissioni, ma anche perché per le famiglie significa spendere meno in bollette dell’energia». (…) «Ho istituito già alcuni mesi fa un gruppo di lavoro, con la rappresentanza dell’Ance e vari stakeholder, per fare un ragionamento complessivo partendo dai dati Enea, che costituiscono la classificazione più aggiornata sugli edifici. Su quella stiamo costruendo il modello di percorso, tenendo conto anche delle indicazioni della direttiva, che prevede l’esclusione dagli obblighi di efficientamento di alcune tipologie di edifici, dagli appartamenti al di sotto dei 50 metri quadrati a quelli classificati come storici». Avete già una tabella di marcia? Ritiene plausibili le stime dell’Ance, che prevedono di arrivare a quasi due milioni di edifici ristrutturati entro il 2035? «Ancora non abbiamo completato il nostro lavoro di ricerca e analisi, ma ritengo che possa trattarsi di stime plausibili». (…) «Già con la prossima legge di Bilancio ribaltiamo il meccanismo della detrazione fiscale, che verrà maggiormente finalizzata agli interventi di efficientamento energetico: si tratta di una parte strutturale della riforma fiscale. Non abbiamo ancora definito però con che percentuali si intende intervenire: le misure devono essere compatibile con il bilancio dello Stato. L’obiettivo è di contribuire al numero più alto possibile di interventi. Per gli incapienti le detrazioni non funzionano, e quindi bisogna intervenire con le sovvenzioni»”, continua il giornale.
“«Tutti quelli che finora erano stati provvedimenti settoriali andranno a confluire nella sfida sulle case green. E quindi anche per le comunità energetiche sia per le singole abitazioni che per i condomini valutiamo detrazioni, sovvenzioni e agevolazioni tariffarie».
Molte organizzazioni, a cominciare da Legacoop proprio in questi giorni, propongono partnership pubblico-privato. (…) «Se pensiamo all’edilizia agevolata, viene in mente il piano Fanfani, che ha avuto molto peso nello sviluppo del Paese nel dopoguerra. Non conosco la proposta di Legacoop, ma si può pensare a diverse forme di partenariato pubblico privato, con sostegni attraverso mutui agevolati sia per una quota del capitale che per gli interessi»”, continua il giornale.
AUTO, LE SFIDE DI TAVARES
“Carlos Tavares, il ceo di Stellantis, aveva riassunto in poche parole la visione del mondo a fondamento della sua metodologia. «Prenderò le decisioni necessarie nel modo più umanistico possibile». Tavares potrebbe considerarsi un sostenitore della teoria darwiniana, secondo cui tutte le specie viventi derivano dalla selezione naturale di piccole caratteristiche ereditarie, che consentono all’individuo di incrementare le sue abilità, per competere, sopravvivere e riprodursi. Certo, la sua esperienza in Stellantis si è rivelata diversa dalle aspettative tanto che rischia di fare ombra alla sua lunga carriera nell’industria dell’auto. Nel 2014 Tavares si ritrovò alla testa di Psa, dopo un difficile addio a Renault, dove era arrivato nel 1981, per poi seguire il suo mentore – diventato poi rivale – Carlos Ghosn, che nel 2004 lo portò in Giappone a occuparsi di Nissan. (…) L’obiettivo del manager era evitare che Psa potesse ricadere nella situazione di crisi, risolta nel 2012 con l’ingresso dello Stato francese e del costruttore Dongfeng. Tavares riuscì nel miracolo di rilanciarla, pur a marce forzate, sempre con uno stile manageriale rigoroso ed esigente nei confronti dei collaboratori. A quel tempo si definiva «uno psicopatico della performance», orgoglioso di aver smentito lo scetticismo sul suo piano strategico. (…) Allora, come oggi, Tavares era convinto che il settore automobilistico avrebbe conosciuto un’evoluzione, con i costruttori più deboli destinati a scomparire o a diventare prede come Opel, il brand offerto proprio alla Psa di Tavares su un piatto d’argento da Mary Barra, capo di General Motors, che voleva liberarsene il più velocemente possibile dopo vent’anni di risultati negativi. Tavares riuscì a posizionare nuovamente il marchio. (…) Da qui nacque un’intesa tra le famiglie Peugeot e Agnelli e Tavares capì che forse era arrivato il momento giusto per un’aggregazione. A Psa non bastava l’Europa mentre gli Agnelli cercavano un partner industriale per Fiat Chrysler. Nacque così Stellantis, un collage di marchi, culture e tecnologie diverse, che spaziavano tra Francia, Italia e Detroit. La creazione di Stellantis segnò anche l’ingresso di Tavares nel gotha dei ceo dei colossi dell’auto, in linea con le sue ambizioni personali”, si legge su L’Economia de Il Corriere della Sera.
“Tavares ha chiesto pazienza, qualità che gli è sconosciuta. Diversi segnali indicano che ha premuto troppo sull’acceleratore. I concessionari francesi gli hanno chiesto di abbassare i prezzi, ma solo a crisi conclamata Tavares ha accettato di riposizionare i vari marchi. Il suo approccio al prodotto viene considerato da alcuni osservatori troppo ingegneristico, orientato a privilegiare le questioni dei costi e delle sinergie alle esigenze del marketing e del mercato. Per risollevare i risultati di Stellantis e riconquistare la fiducia dei consumatori, Tavares ha messo sotto pressione i dirigenti; al mancato raggiungimento degli obiettivi potrebbero seguire riorganizzazioni dell’organico e licenziamenti. La fusione con Fiat Chrysler non si sta insomma traducendo nel salto sperato, mentre il rilancio di Jeep stenta. Anche i rapporti con il governo italiano si sono deteriorati e il progetto di costruire una gigafactory a Termoli, nel sud Italia, è arenato. Inoltre Tavares è accusato di svantaggiare l’Italia nelle scelte industriali , a vantaggio di altri Paesi come la Serbia, la Polonia o il Marocco. Il clima intorno a Tavares si sta così surriscaldando. Gli azionisti hanno messo sotto la lente anche il suo salario che, se nel 2021 era stato di 19,2 milioni di euro, è salito l’anno scorso a 36,5 milioni di euro. Una remunerazione considerata eccessiva da diversi suoi oppositori, tanto che nell’ultima assemblea dei soci di Stellantis in molti hanno votato contro questa proposta. (…) Senza Tavares, molto potrebbe succedere, a partire dal coinvolgimento nella partita di Renault. Il governo francese detiene quote sia in Stellantis che nella casa della Losanga, per cui non si può escludere che avvenga una fusione tra le due case. Ne nascerebbe un gruppo europeo forte che potrebbe ostacolare l’offensiva cinese sull’auto in Europa. Nel caso, a capo del nuovo colosso potrebbe andare un italiano, Luca de Meo, che oggi ricopre il ruolo di ceo di Renault e di presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei di auto”, continua il giornale. (Energia Oltre – edl)