Difficilmente Meloni riuscirà a tenere fede alla promessa fatta a Trump riguardo gli acquisti di GNL Usa. E anche se riuscisse nell’impresa potrebbe non bastare a porre fine alla guerra dei dazi. Ecco perché
Armi e GNL sono le due carte che l’Ue giocherà per arrivare a un negoziato commerciale con gli Usa. Giorgia Meloni, nel corso della sua visita alla Casa Bianca, ha promesso a Trump che l’Italia farà la propria parte. Ma potrebbe non essere abbastanza per porre fine alla guerra dei dazi. Infatti, l’obiettivo del tycoon è riequilibrare la bilancia commerciale, che attualmente vede l’Europa in positivo per circa 50 miliardi di euro tra beni e servizi. Per convincere Trump ad abbandonare il piano A (dazi) servirebbero investimenti in energia americana per 350 miliardi di dollari. Tuttavia, alcuni Paesi membri hanno dichiarato che le loro aziende stanno già importando quanto più gas liquefatto possibile dagli USA. Quindi, l’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto diminuirebbe il gap tra Ue e Usa, ma non riuscirebbe a colmarlo.
LA STRATEGIA DELL’ITALIA PER IL GNL
Nei prossimi anni le nuove infrastrutture potrebbero aumentare le importazioni di GNL fino a un terzo del fabbisogno annuale di gas dell’Italia. Entro la fine di quest’anno la capacità infrastrutturale dovrebbe raggiungere circa 28 miliardi di metri cubi, grazie anche all’avvio del progetto Ravenna FSRU. Una cifra considerevole, ma che non sembra sufficiente a spostare significativamente il bilancio dell’import ed export tra Italia e Usa.
L’anno scorso l’Italia ha speso circa 1,7 miliardi di euro in gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti, che ha coperto circa il 10% dell’intero consumo nazionale. Una percentuale significativa ma inferiore rispetto a diversi alla media europea del 41% e di altri Paesi dell’Eurozona come Grecia (81% del suo GNL) e Paesi Bassi (68%). Le importazioni complessive di GNL sono ammontate a 10,54 milioni di tonnellate nel 2024 circa il 25% delle importazioni di gas italiane nell’anno corrente. La maggior parte delle forniture sono arrivate da Qatar (4,84 milioni di tonnellate), Stati Uniti (3,72 milioni di tonnellate) e Algeria (1,45 milioni di tonnellate). In particolare, l’anno scorso il nostro Paese ha aumentato le sue importazioni di GNL di quasi il 50% rispetto al 2022. Tuttavia, la bolletta si è dimezzata (da 3,7 miliardi a 1,7 miliardi). Questo perché nel 2022, nel pieno della crisi energetica, il prezzo era 3-4 volte superiore a quello attuale. Rispetto all’anno precedente, però, i volumi di GNL consegnati all’Italia sono scesi dell’11,2% (12,03 milioni).
GLI OSTACOLI ALL’AUMENTO DELLE IMPORTAZIONI
Gli ostacoli all’aumento delle importazioni italiane di GNL americano non sono pochi. Il primo nodo riguarda i contratti di acquisto. Infatti, gli accordi sono firmati dalle aziende importatrici, che possono avere un canale diretto con il Governo, come nel caso di Eni ed Enel, o meno. Quindi Palazzo Chigi può fare pressioni e proporre norme per incentivare gli operatori ad acquistare più GNL dagli Usa, ma non può imporre l’aumento di importazioni. Aumentare gli acquisti di GNL americano, però, significherebbe ridurre quelli da altri mercati, in particolare Algeria e Qatar. Paesi con cui esistono contratti di fornitura decennali, probabilmente gravati da pesanti penali, che difficilmente le aziende italiane vorranno pagare. Questo potrebbe far naufragare la strategia del Governo.
GNL, LA SOLUZIONE PARADOSSALE
La soluzione per convincere Trump ad alleviare la morsa dei dazi su Ue e Italia potrebbe essere aumentare i consumi di gas naturale. Una scelta che invertirebbe il trend di riduzione iniziato con la guerra in Ucraina e rappresenterebbe un passo indietro in ottica di transizione verso le rinnovabili. Non è escluso però che Trump possa accontentarsi di una vittoria simbolica, che gli permetta di giustificare un accordo con l’UE di fronte agli americani.