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Mercato elettrico, perché la fine della maggior tutela è già un successo (secondo l’Ibl)

Dopo le aste svolte il 10 gennaio scorso, oggi  l’Arera diffonderà i risultati che ufficializzano il passaggio dal mercato tutelato al libero anche per l’energia elettrica

Mercato elettrico, oggi si conclude il passaggio dalla maggior tutela al sistema libero. Acquirente Unico del Gse pubblicherà i risultati delle aste svolte il 10 gennaio, poi dal primo luglio 4,5 milioni di utenti (su 26 aree territoriali) cambieranno fornitore energetico (non i vulnerabili).

ASTE DEL MERCATO ELETTRICO, OGGI I VERDETTI DEFINITIVI

Il 10 gennaio si ufficializzò anche l’ingresso nel mercato libero per il gas, mentre per le aste dell’elettricità su venti operatori interessati per un massimo di sette lotti e il 30% nazionale, sono state Enel e Hera a trionfare. Il gruppo guidato da Cattaneo ha ottenuto sette dei ventisei lotti di utenti messi all’asta, per un totale di 1,4 milioni di clienti (230.000 a lotto), trionfando più di tutti grazie alla “conquista” di aree geografiche come Milano e Brescia dominate a società locali, dove poter proporre offerte anche per il mercato del gas visti i livelli alti di reddito.

Come dettaglia oggi il Sole 24 Ore, le conquiste di Enel vanno anche estese a tutto il nord Italia e su Roma. Perché “ha ceduto circa 4 milioni di clienti in tutela (soprattutto nel Sud Italia) e ne ha guadagnati 1,4 milioni nelle tutele graduali soprattutto nel Nord Italia. E, in particolare, in Piemonte ad Aosta, Biella, Verbania, Vercelli, Torino provincia. In Lombardia ha preso clienti a Brescia, Milano comune, Milano provincia (nella sostanza togliendoli alla maggior tutela di A2A). In Emila Romagna a Parma, Piacenza, Mantova, Modena, Reggio Emilia e inoltre, in Veneto, Verona, Vicenza, Belluno e Treviso. In Friuli Venezia Giulia a Gorizia, Pordenone e Trieste. In Trentino Alto Adige Bolzano e Trento. E poi c’è il grande bacino di Roma, dove Acea controllava circa 320mila clienti della tutela”.

Anche Hera ha registrato le stesse cifre di Enel, con circa 1,4 milioni di clienti in più, nonostante qualche perdita a Bologna. Per il quotidiano confindustriale, “nel calcolo tra clienti persi e guadagnati è quella che probabilmente è andata meglio: dovrebbe averne persi 40 mila e guadagnati 1,375 milioni, con un saldo positivo di 1,335 milioni. Hera ha preso clienti tra Piemonte e Lombardia ad Alessandria, Asti, Cuneo, Sondrio, Novara, Bergamo, Cremona, Lodi e Pavia. Udine in Friuli. Tra Liguria e Toscana ha vinto a Genova, La Spezia, Lucca e Massa Carrara. In Veneto Padova, Venezia e Rovigo. Ancona, Pesaro Urbino, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata nelle Marche. In Emilia Romagna ha preso Bologna, Ferrara, Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna. In Abruzzo Teramo, Chieti, L’Aquila, Pescara. Tra Lazio, Toscana e Umbria ha raccolto i clienti a Viterbo, Arezzo, Rieti, Terni, Perugia e, in Campania, Caserta”.

Gli altri lotti erano andati, invece, a  Edison (4), Illumia (3), Iren (2), A2A (2), Eon (1).

QUALI PROBLEMI RISOLVE IL PASSAGGIO DAL MERCATO TUTELATO AL LIBERO

La fine della maggior tutela è positiva anche per il mercato elettrico? La questione attiene alla competitività, un campo che vede l’Italia dover fare ancora parecchi passi. A dicembre, citato da Federico Fubini sull’inserto economico del Corriere, l’analista Enrico Mariutti mostra in un grafico che l’Italia è ultima per competitività dei prezzi dell’elettricità con 61 cent/Kwh. “Abbiamo costi un terzo più alti della Germania, più del doppio rispetto alla Francia e tre volte più alti di quelli della Spagna. Il Qatar, l’Iraq, la Russia e l’Islanda invece vincono, producendo da sé l’energia primaria per le proprie centrali (geotermica per l’Islanda, da gas naturale per le altre)”, nota Fubini. La Cina viene subito dopo questi Paesi grazie alla produzione dalle centrali a carbone. L’Italia non è autosufficiente.

Intervistato a metà gennaio da Energia Oltre, Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni ha spiegato che “chiunque può trovare offerte sul libero mercato più o meno convenienti in termini di prezzo e con caratteristiche differenti in termini di tipologia del servizio offerto. L’ultimo step della liberalizzazione serviva a ridurre la concentrazione del mercato: le aste hanno raggiunto l’obiettivo, visto che – da luglio – la situazione sarà molto più equilibrata”. Per Stagnaro, inoltre, le “indiscrezioni che parlano di sconti superiori ai 100 euro annui” facevano e fanno (in attesa di Arera) credere che “anche sotto questo profilo l’operazione è stata un successo. E non era scontato visto l’avvelenamento dei pozzi a cui abbiamo assistito negli scorsi mesi, alimentato da vere e proprie campagne di disinformazione. Spiace solo per i vulnerabili, che sono stati sacrificati sull’altare della conservazione e che da luglio pagheranno sensibilmente di più dei non vulnerabili”.

PERCHE’ L’IBL ESULTA

Lo stesso Ibl, in un’editoriale di oggi, conferma e spiega nuovamente i vantaggi della liberalizzazione del mercato elettrico. “Chi ha seguito la vicenda [delle aste, ndr] non sarà sorpreso dall’esito. La procedura aveva due obiettivi: ridurre la concentrazione dell’offerta e garantire una transizione al mercato, per i clienti che ancora usufruivano dei prezzi regolati, senza traumi e senza aggravi”.

Per “il primo obiettivo sappiamo già che è stato raggiunto – spiega l’Ibl -: anche perché le regole di gara prevedevano che nessun contendente potesse aggiudicarsi più del 35 per cento dei clienti messi in palio. L’effetto sarebbe stato ancora più significativo se le gare si fossero svolte prima, in quanto oggi solo il 30 per cento dei consumatori è tutelato (e di questi circa la metà, essendo considerato vulnerabile, è stato escluso dal meccanismo)”. Sui prezzi, “oggi finalmente conosceremo il punto di atterraggio ma sappiamo già che i risparmi sono considerevoli: si parla di più di 100 euro l’anno”. Un concetto già espresso nella nostra intervista dallo stesso Carlo Stagnaro.

Il riferimento più recente per argomentare questa posizione, l’Ibl lo prende dal Mase: “una dichiarazione del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica che, dopo essersi opposto per mesi alla liberalizzazione, ha detto l’altro ieri che Tutti i partiti erano per la proroga ‘perché arriva la batosta, costerà di più…’. Io credo che costerà di meno perché si è creata una condizione di mercato dove probabilmente la concorrenza ha fatto abbassare l’offerta. Che il sistema delle aste avrebbe determinato un risparmio significativo noi dell’Istituto Bruno Leoni lo avevamo detto da subito, fin da quando proprio Pichetto aveva cominciato a ipotizzare un rinvio”.

LA LEZIONE PER LA POLITICA

Infine, un nuovo richiamo al tema culturale (e politico di fondo): “L’interpretazione dominante dei fatti economici in Italia è ormai così pervicacemente scollegata dalla realtà che concorrenza e privato sono considerati sinonimi di sistematica predazione del consumatore (che solo un dolce monopolio potrebbe davvero tutelare). Questo inquinamento lessicale e concettuale del dibattito pubblico ha determinato il rinvio di anni di questa riforma, con costi per tutti e benefici, minimi, di consenso per la classe politica. […] Viene da chiedersi se qualcuno – a destra o a sinistra, coralmente impegnate a impedire o ritardare la riduzione dei prezzi – abbia almeno imparato qualcosa. Speriamo di sì, ma sappiamo di illuderci”.

 

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