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Mobilità elettrica, Marcozzi (Motus-e): priorità a infrastrutture, stimolo della domanda e tpl

Qual è, attualmente, lo stato della mobilità elettrica in Italia? Intervista a Dino Marcozzi, segretario generale di MOTUS-E

Uno degli obiettivi generali del PNIEC, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima messo a punto dal governo italiano, è quello di promuovere l’elettrificazione dei trasporti per raggiungere la meta di decarbonizzazione intermedia al 2030 e profonda al 2050.

Ma qual è, attualmente, la situazione in Italia? Energia Oltre lo ha chiesto a Dino Marcozzi, segretario generale di MOTUS-E, associazione che si prefigge di stimolare il cambiamento verso la mobilità elettrica.

All’evento “Entra nel futuro” sono stati forniti dati molto interessanti sulle vendite di auto elettriche ed ibride: un aumento del 107 per cento. Quanto è forte il “divario elettrico” tra l’Italia e il resto d’Europa, e a cosa è dovuto?

In Italia circolano 50mila auto elettriche e il trend di vendite vede, per le sole elettriche pure, un raddoppio ogni anno. E questo negli ultimi tre anni. Anche il 2020 dovrebbe confermare questo trend (20mila auto vendute) che, come si può osservare, è fortemente esponenziale, ma ancora poco significativo poiché si è partiti da numeri molto piccoli. Tuttavia, se si riuscirà a supportare questa domanda in modo opportuno, nel giro di due anni, anche grazie alla riduzione dei costi ed all’aumento della produzione, si entrerà finalmente in una normale “curva di apprendimento che correlerà produzione a prezzi secondo le normali logiche industriali.

Si tratta di un mercato ancora marginale rispetto alle termiche (due percento) ma ottime prospettive per i prossimi anni, guardando a Paesi europei che hanno un anticipo di due-tre anni rispetto all’Italia in termini di sviluppo infrastrutturale e di sostegno al mercato. Per dirla con qualche numero: Francia e Germania viaggiano nell’ordine rispettivamente di circa 40mila e 80mila auto elettriche vendute nel 2020, mentre in Italia chiuderemmo l’anno – come detto – con 20mila unità, a fronte delle 10mila dello scorso anno.

E se guardiamo alle infrastrutture di ricarica, il divario risulta ancora più evidente, se consideriamo solo che a fronte degli 0,4 punti di ricarica per 100 km in Italia, la Germania viaggia a 4 e la Francia a 2,3.

Quali sono le proposte di MOTUS-E per lo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro paese? Quali sono gli ostacoli principali?

Direi che le priorità d’azione sono essenzialmente tre: infrastrutture, stimolo della domanda e trasporto pubblico locale.

Partiamo dalle infrastrutture: oggi in Italia – nonostante la sospensione delle attività di installazione dovuta al lockdown – la rete di ricarica ha raggiunto un’espansione considerevole. Abbiamo circa 15mila punti di ricarica, uno ogni 3 auto elettriche in circolazione. Il problema, semmai è un altro: in Italia, spesso, abbiamo installato colonnine più dove si “poteva” installare, invece che dove si “doveva” installare. E questo è dovuto in grande parte alla burocrazia che ancora prende in ostaggio chi si avvicina al mondo della mobilità elettrica come operatore di ricarica. Il DL Semplificazioni ha fatto alcuni passi in avanti su questo fronte, ma ancora c’è molto da fare e la prossima adozione del Piano Nazionale delle Infrastrutture di Ricarica Elettrica (PNIRE) sarà fondamentale per assicurare uno sviluppo organico della mobilità elettrica a livello Paese e diminuire il gap infrastrutturale che separa ancora il Sud Italia rispetto al Nord. Le bozze di documento circolate ad oggi ci sembrano molto lontane dall’essere il principale veicolo per lo sviluppo dell’e-mobility in Italia. Abbiamo inviato le nostre proposte e confidiamo che si apra un tavolo di confronto con tutti gli attori interessati, ANCI, Regioni e associazioni di categoria.

Capitolo stimolo della domanda. Bene il rinnovo dell’ecobonus per le elettriche, che ha dimostrato nel recente passato di funzionare molto bene e anche le prenotazioni di questi giorni confermano l’interesse dei clienti per tale forma di incentivo diretto. Ci aspettiamo ora che, al netto delle misure emergenziali legate alla necessità di ripresa del comparto auto, si possa fare un piano serio – anche in vista del recovery fund comunitario – relativo all’investimento nei veicoli a zero emissioni in Italia, e ciò sia lato domanda che lato offerta. C’è poi una questione che è sta alla base dello stimolo della domanda di mobilità elettrica: le tariffe della ricarica pubblica. Ci aspettiamo un intervento per avvicinare la ricarica pubblica a quella domestica e consentire quindi di rendere l’auto elettrica ancora più conveniente – considerando l’intero ciclo di vita – rispetto alle termiche.

Finisco con il tema, centrale, del trasporto pubblico che rischia una crisi gravissima in tempi di distanziamento sociale come quelli che stiamo vivendo. È il momento di rilanciarlo in ottica green e digitale, abbiamo bisogno di mezzi innovativi, connessi e a zero emissioni. È importante continuare il percorso iniziato con il decreto ministeriale di gennaio, che stabiliva una direzione forte verso l’elettrificazione delle flotte del trasporto pubblico locale. Anche in questo caso un ritorno al passato e alle fonti tradizionali a discapito dell’elettrico segnerebbe un’involuzione che non possiamo permetterci. Il trasporto pubblico per essere competitivo rispetto alla mobilità privata deve garantire servizi innovativi e, al contempo, consentire al Paese di raggiungere gli obiettivi climatici e di qualità dell’aria.

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