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Motori termici, clamorosa retromarcia della Germania: “Stop al 2035 è un errore”

Berlino si allinea all’Italia e prepara lo scontro in Consiglio Europeo. L’industria esulta: “Una verifica della realtà”.

I sussurri di Berlino trovano conferma. Le indiscrezioni trapelate dal vertice sull’automotive della scorsa settimana chiariscono che il cancelliere Friedrich Merz è riuscito a imporre al renitente partner socialdemocratico una linea che punta ad ammorbidire il bando ai motori a combustione nel 2035, allineando di fatto la posizione del governo tedesco a quella italiana.

UNA NUOVA LINEA SULL’AUTOMOTIVE

I modi e le proposte per portare avanti questa battaglia in sede europea sono stati carpiti dalla stampa tedesca nei giorni successivi all’incontro. Al vertice, tenutosi giovedì 9 ottobre, hanno preso parte, oltre ai rappresentanti dell’industria e dei sindacati, i ministri presidenti dei Länder della Bassa Sassonia e della Baviera, Olaf Lies e Markus Söder, le cui regioni ospitano i principali stabilimenti di Volkswagen e BMW. Proprio Söder avrebbe insistito per un chiaro rifiuto di una “eliminazione rigida” dei motori termici, ritenuta dannosa per la competitività del settore.

Dall’incontro è emersa l’intenzione del governo federale di introdurre una maggiore flessibilità rispetto al divieto dei motori a combustione interna previsto a livello europeo dal 2035. Merz ha affermato che “non ci deve essere un taglio netto”, annunciando la volontà di portare la questione a Bruxelles per rinegoziare i termini dell’attuale regolamento Ue sulle emissioni di CO2. Secondo il cancelliere, l’obiettivo tecnico di emissioni zero per i nuovi veicoli entro il 2035 sarebbe irrealistico nelle condizioni attuali. La discussione, che lo stesso Merz prevede “intensa”, verrà affrontata nel Consiglio europeo di fine ottobre.

IBRIDI, RANGE EXTENDER E NUOVI CRITERI AMBIENTALI

Tra le ipotesi discusse nel vertice di Berlino figura il mantenimento, anche oltre il 2035, dei modelli ibridi plug-in e dei cosiddetti range extender, che combinano un motore elettrico con uno a combustione per ampliare l’autonomia. Si valuta inoltre l’introduzione di nuovi carburanti a basse emissioni e di criteri più ampi per il calcolo dell’impatto ambientale. Il governo tedesco intende infatti proporre che i valori di flotta non tengano conto solo della CO2 emessa durante la guida, ma anche di quella generata nella produzione. In tal modo, le aziende che impiegano acciaio verde o energia rinnovabile potrebbero ottenere crediti ambientali utili a raggiungere gli obiettivi climatici.

Alcune di queste ipotesi erano state avanzate da tempo anche durante il precedente governo Scholz da parte dei liberaldemocratici, ma i verdi, che rappresentavano un asse importante della cosiddetta coalizione semaforo, le avevano sempre bocciate.

Parallelamente, Berlino vuole potenziare la rete di ricarica elettrica e migliorare le condizioni quadro per la mobilità a batteria. “Si tratta di un percorso realistico e coerente con le sfide industriali”, ha dichiarato il vicecancelliere Lars Klingbeil (Spd), sottolineando la gravità della situazione per un comparto che rappresenta uno dei pilastri dell’economia nazionale.

TRA INDUSTRIA E BRUXELLES

Da parte industriale e sindacale c’è adesso maggiore ottimismo. La presidente dell’Associazione dell’industria automobilistica (Verband der Automobilindustrie, VDA), Hildegard Müller, ha definito “positivo” il nuovo orientamento del governo, giudicando costruttivo il dialogo con l’esecutivo e incoraggiante la prospettiva di una maggiore apertura tecnologica. Anche i rappresentanti dei lavoratori, come la presidente dell’IG Metall Christiane Benner, hanno espresso soddisfazione per l’impegno a “far sentire la voce della Germania a Bruxelles”, in un momento che giudicano critico per la sopravvivenza del settore.

Gli ultimi dati, d’altronde, confermano il rallentamento: nei primi sei mesi dell’anno le immatricolazioni di nuove auto in Germania sono diminuite del 5% rispetto allo stesso periodo del 2024, e solo il 15% delle vetture vendute nell’Ue è completamente elettrico. Intanto, i principali marchi tedeschi – Volkswagen, BMW e Mercedes – perdono terreno nei mercati di Cina, Stati Uniti ed Europa.

LA RIVINCITA DELLA REALTÀ

Le case automobilistiche accolgono dunque con favore la nuova linea. Il CEO di Volkswagen, Oliver Blume, ha parlato di “verifica della realtà” per rendere più flessibili gli obiettivi di decarbonizzazione, pur ribadendo che la mobilità elettrica resta il traguardo strategico. Anche Mercedes-Benz ha sostenuto l’apertura a diverse tecnologie per garantire una transizione sostenibile.

La partita decisiva, tuttavia, si giocherà a Bruxelles, dove il governo Merz intende presentare la proposta già entro due settimane. All’inizio di dicembre riprenderà il “dialogo strategico” europeo sull’industria automobilistica, da cui dipenderà l’eventuale revisione delle norme. Ma da parte delle istituzioni Ue e anche dei verdi (che a Berlino sono all’opposizione ma a Bruxelles, pur non essendo componente organica della maggioranza, rivestono un ruolo spesso decisivo per la tenuta della Commissione guidata da Ursula von der Leyen) sono già arrivate critiche severe, secondo cui mettere in discussione le regole concordate rischia di “aprire il vaso di Pandora” e minare la stabilità del settore.

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