Secondo Matteo Villa, head of DataLab dell’ISPI, “la Russia ha sostituito Italia e Germania con nessuno, ed impiegherà un decennio a farlo. È anche vero, però, che i ricavi russi restano molto più alti dello sperato, ma grazie al petrolio, non al gas”
“Quest’anno l’Italia importerà dalla Russia solo il 4% del gas consumato. Era il 44% prima dell’invasione. Alla Russia, l’Italia pagava circa 10 miliardi di euro. Quest’anno i miliardi sono scesi a 1,5. Si può fare”. Così scrive su X (l’ex Twitter) Matteo Villa, head of DataLab dell’ISPI.
MATTEO VILLA: MOSCA HA SOSTITUITO ITALIA E GERMANIA CON NESSUNO
Senza Russia, prosegue Villa, “dovremo abituarci a prezzi superiori ai 30 €/MWh, che è il costo marginale di Henry Hub, più la liquefazione, più il trasporto, più la rigassificazione in Europa. Anche per questo la strategia corretta nei primi anni è sempre stata massimizzare l’importazione del gas che Mosca decide di esportare verso l’Europa, perché questo minimizza le loro entrate e riduce l’impatto del crollo russo. In questo contesto, è comunque molto importante parlare anche del crollo dei ricavi russi. La Russia ha sostituito Italia e Germania con nessuno, ed impiegherà un decennio a farlo. È anche vero, però, che i ricavi russi restano molto più alti dello sperato, ma grazie al petrolio, non al gas”.
LE ESPORTAZIONI DI GAS DALLA RUSSIA ALL’EUROPA
Secondo i calcoli basati sui dati del gruppo europeo di trasporto del gas Entsog e sui rapporti giornalieri di Gazprom sui transiti attraverso l’Ucraina, nella prima metà di novembre le esportazioni medie giornaliere di gas russo verso l’Europa sono scese ad 82,5 milioni di metri cubi dagli 88,4 mmc di ottobre, un calo del 6,7%. Gazprom – che non pubblica le proprie statistiche dall’inizio dell’anno – non ha risposto ad una richiesta di commento.
Le forniture totali di Gazprom all’Unione europea dal 1° al 15 novembre attraverso il Turkish Stream e l’Ucraina hanno raggiunto circa 1,2 miliardi di metri cubi. Nel mese di ottobre le esportazioni si sono attestate a 2,74 miliardi di metri cubi, mentre da inizio anno hanno raggiunto circa 24,4 miliardi di metri cubi. Se le forniture si manterranno attorno al ritmo attuale fino alla fine dell’anno, la cifra per l’intero 2023 potrebbe ridursi di oltre la metà, a 28-29 miliardi di metri cubi rispetto ai 62 mld di mc cubi dello scorso anno.