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Libia

Libia, perché il progetto di due gasdotti verso Grecia e Egitto riguarda l’Italia

L’annuncio del capo della Noc Farhat Bengdara è arrivato ieri alla Cnbc araba. Fatti, numeri e scenari sul piano libico 

Due nuovi gasdotti. La Libia prepara un’importante espansione delle proprie capacità di export di metano. Ad essere coinvolti sono Grecia ed Egitto ma, nel mezzo, anche l’Italia.

BENGDARA (NOC): PREPARIAMO DUE NUOVE CONDOTTE VERSO ATENE E DAMIETTA

L’annuncio è arrivato ieri, quando in una intervista alla Cnbc araba, il capo della National Oil Corporation del paese nordafricano Farhat Bengdara ha presentato il progetto di realizzazione di due ulteriori collegamenti energetici verso Creta (Grecia) e Damietta, in Egitto.

Le parole sono arrivate a margine dell’Abu Dhabi International Petroleum Exhibition and Conference (ADIPEC) di Abu Dhabi. Dove il capo della Noc non ha escluso la partecipazione al Forum del gas naturale del Mediterraneo orientale (EMGF) con Egitto, Grecia, Cipro greco, Giordania, Italia, Palestina e Israele. Senza la Turchia.

ANCHE ENI E L’ITALIA COINVOLTE

Ma perché ci interessa, in quanto Italia? Perché questo piano si aggiunge alla esistente relazione con il nostro Paese. E perché lo stesso Bengdara ha parlato di un rinnovo dell’intesa con Eni per le attività di esplorazione ed estrazione di idrocarburi nella part ovest della Libia e nel Mediterraneo. Il valore di queste attività è di 8,6 miliardi di dollari.

Come sappiamo, Roma e Tripoli sono legate storicamente a livello di interessi geopolitici ed energetici. Il Cane a Sei Zampe, guidato da Claudio Descalzi, guida il consorzio Segas, di Damietta Lng. E un mese fa, il ministro del Petrolio libico, Mohamed Aoun, ha affermato che un nuovo gasdotto verso l’Italia, parallelo a quella esistente, potrebbe essere realizzato entro quattro-sei mesi.

Oggi, l’export Tripoli a Roma va dai 250 ai 300 milioni di piedi cubi di gas al giorno.

QUANTO PESA LA TURCHIA

Il problema di fondo è che sempre di più bisogna fare i conti con Ankara. Il 3 ottobre scorso, da ultimo, Tripoli e Ankara hanno firmato un’intesa che garantisce al paese ottomano l’esplorazione offshore di idrocarburi. Il MoU, sigla di Memorandum of Understanding, si collega direttamente a quello del 2019. Quando i due paesi avevano raggiunto un controverso accordo di delimitazione marittima che aveva suscitato l’ira dell’Unione europea.

Come abbiamo analizzato su Energia Oltre, l’intesa colpisce evidentemente anche le azioni e gli interessi di Eni. Che in territorio libico opera dal 1959 con programmi onshore e offshore.

L’ESPANSIONE DELLA LIBIA TRA GAS E PETROLIO

Tornando alla Libia, l’attuale produzione di gas ammonta a 3 trilioni di piedi cubi e la maggior parte di essa viene consumata localmente, ha aggiunto il capo della Noc. Attualmente, le riserve di gas naturale della Libia sono stimate in circa 80 trilioni di piedi cubi. E per quest’anno, il Paese spenderà circa 4 miliardi di dollari in investimenti e tra i 12 e i 15 miliardi di dollari l’anno prossimo con partner stranieri.

Nei prossimi due o tre anni, invece, la produzione di petrolio raggiungerà i 3 milioni di barili, rispetto all’attuale livello di 1,2 milioni di barili giornalieri e ai 600.000 barili dello scorso giugno. Di più: le entrate petrolifere della Libia per il 2022 sono state pari a 15,2 miliardi di dollari di dollari mentre il fatturato totale del settore energetico è stato pari a 15,7 miliardi di dollari di dollari.

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