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Nord Stream 1

Nord Stream di nuovo in funzione. Tutto risolto? No

Oggi ripartono i flussi di gas via Nord Stream 1 dopo i dieci giorni di manutenzione. Ma i ricatti russi restano dietro l’angolo

Mentre l’Italia di Draghi affonda a causa di Lega, Cinque Stelle e Forza Italia l’Europa continua a fare i conti con i ricatti russi sul gas. Da oggi, quantomeno, ripartono i flussi sul gasdotto Nord Stream 1. È finito il periodo di manutenzione in vigore dall’11 luglio, risolto anche grazie all’invio di una turbina Siemens Energy dal Canada in Germania e poi in Russia dove arriverà nel weekend. Anche i flussi di gas in direzione est attraverso il gasdotto Yamal-Europe verso la Polonia dalla Germania sono aumentati, secondo i dati degli operatori.

Ma i dubbi sull’affidabilità di Gazprom e quindi di Putin, del Cremlino, non svaniscono.

I FATTI SU NORD STREAM

Partiamo dalla notizia del giorno. Secondo i dati della rete ripresi dalla Die Welt, il flusso di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1 nel Mar Baltico ha raggiunto il livello annunciato questa mattina. Come scrive il quotidiano tedesco Die Welt. Secondo i dati del sito web di Nord Stream AG, nell’ora compresa tra le 7.00 e le 8.00 sono stati erogati più di 29 gigawattora, una quantità di gas pari a quella annunciata in precedenza sul sito.

Nella prima ora della giornata il livello è rimasto al di sotto della quantità annunciata a causa del ramp-up. Tuttavia, da Nord Stream AG spiegano che questa differenza sarà compensata con le quantità prodotte durante l’arresto prima dei lavori di manutenzione di una settimana e mezza fa, anche dopo l’effettivo arresto delle consegne.

Sempre dalla Germania, l’Agenzia federale delle reti (Bundesnetzagentur) ipotizza che oggi il gasdotto sarà utilizzato al 40% circa, come prima dei dieci giorni di manutenzione in vigore dall’11 luglio. Ieri il suo presidente Klaus Mueller aveva parlato di una quota pari al 30%. “Siamo in procinto di riprendere il trasporto del gas. Possono essere necessarie alcune ore per raggiungere i volumi di trasporto nominati”, ha detto a Reuters un portavoce dell’operatore del gasdotto. “L’incertezza politica e il taglio del 60% da metà giugno purtroppo rimangono”, ha detto su Twitter Mueller.

IL CASO DELLA TURBINA

Facendo un passo indietro, invece, occorre tornare al caso della turbina a gas. Che sta alla base delle riduzioni di flussi in vigore dal 14 giugno. Come abbiamo spiegato in un’analisi dedicata, il gasdotto Nord Stream è insolito, in quanto durante il normale funzionamento le portate sono quasi il 100% della capacità durante tutto l’anno, una condizione operativa ideale per qualsiasi tubo.

Quando, dopo la prima turbina, altri compressori sono stati disattivati e mandati in revisione in Canada, Ottawa ha revocato le sanzioni su qualsiasi altra turbina necessitasse di una profonda manutenzione per un periodo limitato di due anni.

Nel frattempo, Gazprom ha cominciato a mandare degli avvisi FM ad almeno alcuni degli acquirenti. L’emissione di avvisi FM da parte di Gazprom non avrebbe dovuto essere una sorpresa. Queste riporteranno come motivo “l’indisponibilità di strutture o materiali”. La sorpresa è che ci sono voluti 30 giorni per emettere l’avviso FM, retrodatandolo di fatto al 14 giugno, quando è iniziata la riduzione del flusso.

COSA HA DETTO PUTIN SU NORD STREAM

Putin ha dichiarato che, se attualmente due turbine Nord Stream sono operative, una di esse dovrà essere portata via per la riparazione entro fine luglio. Secondo lui, pur con il rientro della turbina dal Canada serve anche la ricezione della documentazione legale attestante che la turbina – e le altre turbine che potrebbero pervenire dal Canada – non sono definitivamente sanzionate.

TRA I RICATTI RUSSI E LE RISPOSTE EUROPEE

Come abbiamo cercato di spiegare in questi mesi di guerra e tiro alla fune (anche) sull’energia tra Russia e Occidente, occorre guardare sempre alla propaganda. Nel senso che dichiarazioni come queste da parte dello Zar si inseriscono puntualmente nel contesto dei ricatti russi all’Europa.

L’Unione, però, non resta a guardare. Ieri a Bruxelles è stato presentato il documento con cui affrontare il prossimo inverno. Il nuovo regolamento fissa l’obiettivo per tutti gli Stati membri Ue di ridurre la domanda di gas del 15% tra il 1 agosto 2022 e il 31 marzo 2023. Più precisamente la Commissione europea propone un nuovo regolamento del Consiglio sulle misure coordinate di riduzione della domanda di gas, basato sull’articolo 122 del trattato. Il nuovo regolamento fissa l’obiettivo per tutti gli Stati membri di ridurre la domanda di gas del 15% nel periodo indicato.

“La Russia ci sta ricattando. La Russia sta usando l’energia come arma”, ha detto ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, aggiungendo che l’Europa deve prepararsi al peggio ora. Dall’altro lato, il Cremlino afferma che la Russia è un fornitore di energia affidabile e incolpa le sanzioni per la riduzione dei flussi. Questione di propaganda, come detto. Anche è importante sapersi posizionare dalla parte giusta, cioè quella europea. Perché di Putin non ci si può fidare, in nessun caso.

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