Gli investigatori della Digos hanno identificato e denunciato 22 attivisti ‘No Tap’ ritenuti responsabili di imbrattamento, getto pericoloso di cose, danneggiamento, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale
Dicono di amare il territorio e di difenderlo, ma mentre lottavano e manifestavano contro la realizzazione di un’opera strategica per l’Italia e l’Europa che, a detta loro rovinerà per sempre la spiaggia di San Foca e la marina circostante (con conseguenze sul turismo, sempre a detta loro) i No-Tap hanno imbrattato alcuni palazzi storici e teatri nel centro cittadino di Lecce.
LA DENUNCIA CONTRO VENTIDUE ATTIVISTI
E a distanza di un mese da quel corteo contro il gasdotto Tap a Lecce, gli investigatori della Digos hanno identificato e denunciato 22 attivisti ‘No Tap’ ritenuti responsabili di imbrattamento, getto pericoloso di cose, danneggiamento, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale, accensione ed esplosione pericolosa, violazione del foglio di via obbligatorio. I presunti responsabili degli atti vandalici sono stati riconosciuti attraverso le immagini delle telecamere della polizia.
I volti sono noti: gli identificati erano stati deferiti in passato in occasione di altre manifestazioni del movimento ‘No Tap’. Dieci di loro erano presenti e furono denunciati per vari reati la sera del 9 dicembre 2017 in occasione del tentativo di assalto al cantiere di San Basilio.
UN MOVIMENTO CHE CAMBIA
In Salento la lotta è continua, le manifestazioni violente sono all’ordine del giorno. Parabrezza in frantumi, muretti a secco tipici delle campagne salentine distrutti, assalti ai camionisti. Gli operai del cantiere Tap per poter lavorare devono formare un’autocolonna ed entrare sotto scorta armata.
La verità è che il movimento sta cambiando, si sta evolvendo: secondo quanto più volte riportato nei dossier di intelligence, il movimento salentino sembra essere infiltrato da frange estremiste non proprio interessate alla salvaguardia del turismo a San Foca e a Lecce. Tra gli episodi maggiormente significativi, il contenuto del link apparso sul sito web di matrice anarchica finimondo.org, attraverso il quale è stata annunciata una campagna d’attacco contro “tutte le sedi, tutti gli uffici, tutti i domicili, tutti i cantieri, tutti i depositi, tutte le strutture, tutte le ramificazioni di tutti coloro che partecipano al progetto TAP”. Una vera e propria “chiamata alle armi” che ha indotto Snam e TAP a disporre specifiche misure di protezione per il proprio management e per le sedi principali delle società. Tanto che il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha allertato Prefetti e Questori di tutta Italia.