Dl nucleare ai dettagli, in arrivo Testo Unico e iter semplificati per impianti. Le contraddizioni di Urso e Pd su accise e biocarburanti. Possibile riassetto Api-Ip. Ipotesi fusione Glencore – Rio Tinto. La rassegna Energia
Il disegno di legge delega sul nucleare potrebbe arrivare da un giorno all’altro. Infatti, mancherebbero solo gli ultimi dettagli del provvedimento che ridisegnerà la normativa sugli impianti, secondo il Sole 24 Ore. L’obiettivo del Mase è creare un Testo Unico e procedure semplificate per realizzare gli impianti. Le parole di Urso e del Pd su biocarburanti e accise sono contraddittorie, secondo quanto scrivono Luciano Capone e Carlo Stagnaro su Il Foglio. Nonostante i proclami del ministro Urso, il Governo non ha fatto granché per contenere i prezzi dei carburanti e evitare impatti inflattivi, secondo Caputo e Stagnaro. Lo stesso vale per gli obblighi di miscelazione dei carburanti tradizionali con una percentuale sempre maggiore di prodotti a zero emissioni, per effetto degli obblighi europei in vigore dai primi anni 2000. “Anche sull’aumento delle accise sul gasolio, il Pd gioca almeno due parti in commedia. Se è vero che il partito aveva contestato l’ipotesi di allineamento delle accise tra gasolio e benzina, nonché la decisione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di cessare gli sgravi transitori introdotti da Draghi, ciò è del tutto contraddittorio con la reiterata richiesta di cancellare i sussidi ambientalmente dannosi (Sad)”, continuano Capone e Stagnaro. Possibile riassetto in vista per il gruppo Api-Ip. Infatti, Brachetti Peretti avrebbe dato mandato a Unicredit di studiare diverse possibilità, tra cui l’ingresso di nuovi azionisti, stando a indiscrezioni riportate da Il Corriere della Sera. I due colossi dell’industria mineraria Glencore e Rio Tinto potrebbero fondersi, secondo un’indiscrezione riportata da La Stampa. La rassegna Energia.
ENERGIA NUCLEARE, IN ARRIVO TESTO UNICO E ITER SEMPLIFICATO
“Il governo prova a chiudere il cerchio sul disegno di legge delega per il nucleare sostenibile che, nelle intenzioni del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in prima linea sul dossier, dovrà creare un contesto normativo stabile e favorevole agli investimenti, pubblici e privati, in modo da riabilitare l’uso del nucleare: la soluzione che più favorisce gli obiettivi della decarbonizzazione, come ha ribadito nei giorni scorsi anche la premier Giorgia Meloni che, dal World Future Energy Forum di Abu Dhabi, ha parlato della necessità «di un mix energetico equilibrato, basato sulle tecnologie attualmente disponibili, su quelle in fase di sperimentazione e su quelle che devono ancora essere identificate». (…) Secondo quanto è filtrato dagli Emirati Arabi Uniti, il disegno di legge delega è ormai alle battute finali. Il provvedimento sarà, quindi, chiamato a disegnare un percorso che, da un lato, assicuri una cesura netta rispetto agli impianti nucleari del passato, destinati alla definitiva dismissione, e, dall’altro, ridefinisca in modo organico l’intera materia. In modo da giungere, alla fine dell’iter che richiederà circa due anni per le norme di attuazione, a una sorta di “testo unico” sul nucleare e a procedure iper semplificate per la realizzazione degli impianti”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Con la supervisione affidata a un’agenzia di controllo sul nucleare che assorbirà le competenze in materia ora distribuite tra vari organi. E con la previsione di opportune campagne di informazione alla popolazione sull’energia nucleare nonché di forme di consultazione pubblica, anche se il disegno di legge delega rimarcherà la discontinuità con il passato e, senza entrare in eccessivi tecnicismi, abiliterà il ricorso alle migliori tecnologie nucleari, a partire dai piccoli reattori modulari di terza generazione avanzata e da quelli di quarta. (…) In parallelo, anche la definizione della newco sul nucleare guidata da Enel è ormai prossima alla formalizzazione. Per l’ufficialità dovrebbe essere solo questione di giorni: in queste ore, infatti, sono in corso le ultime limature ai dettagli contrattuali e alla governance della società. (…) la newco non produrrà reattori, ma farà solo approfondite valutazioni, alla luce ovviamente di quelle che sono e saranno le soluzioni disponibili sul mercato, a partire dai cosiddetti Smr, acronimo di small modular reactors. Come detto, la governance della newco sarà saldamente in mano a Enel, che deterrà il 51% del capitale. Ad Ansaldo Energia farà capo il 39% e il restante 10% sarà di Leonardo. Nonostante avances e ambizioni di alcuni gruppi del comparto energetico, non è previsto alcuno spazio nell’azionariato e alcun ruolo per altri soggetti”, continua il giornale.
BIOCARBURANTI, LE CONTRADDIZIONI DI URSO E PD
“Urso ha detto che “nonostante lo scenario internazionale sempre più negativo” per quanto riguarda l’energia, “siamo riusciti a contenere i prezzi dei carburanti e a evitare impatti inflattivi”. Non si capisce bene cosa abbia fatto il governo. Il riferimento implicito pare essere l’obbligo, introdotto da Urso, di esposizione nei distributori del cartello con il prezzo medio dei carburanti, anche se il ministro non lo cita. E questo non solo perché la misura è stata bocciata dal Consiglio di stato ormai un anno fa, ma anche perché – come ha detto lo stesso Urso – i prezzi sono “sensibilmente più bassi rispetto ai prezzi medi del 2023”. Vuol dire, quindi, che erano alti nel 2023 quando c’era il cartello di Urso poi si sono abbassati dopo che il Consiglio di stato ha tolto il cartello. Il ministro delle Imprese ha poi pronunciato una frase indecifrabile: “In casi isolati e ben documentati, alcuni distributori hanno praticato prezzi della benzina servito superiori al prezzo medio al litro”, dimostrando di non aver ben chiaro cosa sia una media (non è un prezzo amministrato né un tetto al prezzo, ma appunto un valore intermedio: è naturale quindi che ci siano prezzi sopra e prezzi sotto). Ma se Atene piange, Sparta non ride. Il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia, ha rincarato la dose usando due argomenti. (…) L’obbligo di miscelare i carburanti convenzionali a una quota crescente di prodotti a zero emissioni non è, infatti, uno sghiribizzo di Giorgia Meloni. Nasce da obblighi europei risalenti addirittura ai primi anni Duemila e certificati, da ultimo, nella Direttiva Red-II, che impone di portare la componente bio dal 10 per cento nel 2023 al 16 per cento nel 2030. Tale norma, approvata a livello Ue anche dal Pse e quindi dal Pd, è stata recepita in Italia nel 2021 dal governo Draghi, quindi è passata anche col voto favorevole di Boccia e del suo partito. Il governo Meloni si è limitato a emanare, nel 2023, il decreto attuativo finalizzato a dare attuazione all’obbligo, stabilendo le quote per il triennio 2023-2025 (quest’anno 11,7 per cento) e le modalità del loro assolvimento”, si legge su Il Foglio.
“Anche sull’aumento delle accise sul gasolio, il Pd gioca almeno due parti in commedia. Se è vero che il partito aveva contestato l’ipotesi di allineamento delle accise tra gasolio e benzina, nonché la decisione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di cessare gli sgravi transitori introdotti da Draghi, ciò è del tutto contraddittorio con la reiterata richiesta di cancellare i sussidi ambientalmente dannosi (Sad). Ancora pochi giorni fa Elly Schlein la reclamava, e non c’è provvedimento in cui non vengano discussi emendamenti di spesa del Pd da finanziare proprio con l’abolizione dei Sad. Bene, il catalogo elaborato dal ministero dell’Ambiente – la cui ultima edizione è stata pubblicata la settimana scorsa – considera proprio il differente trattamento fiscale tra benzina e gasolio come il Sad singolarmente più rilevante, con un impatto nel 2022 di 3,2 miliardi di euro. (…) E’ curioso come, a dispetto della retorica ambientalista ed europeista, il Pd non perda occasione per combattere battaglie che fanno carta straccia dell’ambiente e degli obblighi europei. Ora si batte contro i biocarburanti e contro l’aumento delle accise del gasolio, sembra quasi che Pd stia per “Partito del diesel”, continua il giornale.
ENERGIA, API-IP, RIASSETTO ALL’ORIZZONTE?
“Il gruppo Api-Ip valuta il riassetto. Secondo indiscrezioni, la famiglia Brachetti Peretti ha dato incarico a Unicredit di studiare opzioni, fra cui l’ingresso di nuovi azionisti, per la società che gestisce oltre 4.600 stazioni di servizio e ha una capacità di raffinazione di petrolio di 10 milioni di tonnellate. L’eventuale riassetto arriverebbe al culmine di un piano di rilancio del gruppo guidato da Ugo Brachetti Peretti”, si legge su Il Corriere della Sera.
ENERGIA, IPOTESI FUSIONE GLENCORE-RIO TINTO
“Prove di matrimonio per Rio Tinto e Glencore. I due colossi dell’industria mineraria, secondo quanto riportato da Bloomberg News, stanno analizzando i pro e i contro di una possibile fusione. Se confermate le indiscrezioni, nascerebbe la più grande società di estrazione al mondo, con oltre 150 miliardi di dollari di capitalizzazione. (…) Oltre a ciò, se l’intesa andasse in porto, la nuova realtà potrebbe essere determinante per le due rivoluzioni che l’economia globale sta gestendo. Da un lato, quella energetica. Dall’altro, quella tecnologica, con la lunga corsa dell’AI. I minerali dell’anglo-austrialiana Rio Tinto e dell’elvetica Glencore, come ferro, oro, uranio e titanio, sono cruciali e in costante richiesta su scala globale. Un potenziale accordo fra i due giganti potrebbero andare a detronizzare l’attuale prima della classifica, l’australiana Bhp”, si legge su La Stampa.