Il deposito nazionale non arriva e i rifiuti da nucleare potrebbero arricchire Francia e Regno Unito. Ecco come
Il deposito nazionale ancora non si vede e mancano 6 mesi prima del ritorno in Italia delle scorie da nucleare inviate in UK e Francia. I due Paesi che in questi anni hanno processato i rifiuti radioattivi italiani non sembrano disposti ad aspettare qualche progresso nell’impasse sul deposito nazionale, il grande assente del discorso sul nucleare. Cosa potrebbe succedere?
NUCLEARE, IL DEPOSITO NON AVANZA
Il deposito nazionale di rifiuti da nucleare non ha ancora un sito. Anche l’opzione auto-candidatura, spinta dal Governo, è fallita. E le informazioni contenute nella relazione che l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) ha consegnato la settimana scorsa al Parlamento non fanno ben sperare.
“Resta ancora irrisolto il nodo della localizzazione del Deposito Nazionale, che costituisce la fase essenziale e indispensabile per la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti radioattivi, dalla generazione fino allo smaltimento, come prevede anche il Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, approvato con Decreto del Presidente del Consiglio del 30 ottobre 2019, ai sensi del Decreto legislativo n. 45 del 2014 di recepimento della Direttiva 2011/70/Euratom, in corso di aggiornamento”, si legge sulla relazione che fa riferimento al 2023.
GLI OSTACOLI
Il tempo è scaduto. L’Italia deve dotarsi di un sito unico dove stoccare i rifiuti radioattivi: 78mila metri cubi di scorie a bassa e media intensità, più 17mila ad alta intensità. Le 51 aree potenzialmente idonee ad ospitare l’infrastruttura si sono rifiutate. Non ha avuto successo neanche il piano del Governo di affidarsi a un Comune volontario. Un “nodo irrisolto” che potrebbe provocare diversi problemi. “L’inosservanza di questo termine rischia di comportare ulteriori e gravosi oneri a carico dello Stato italiano”, scrive l’Isin.
Un problema che si aggraverà tra 6 mesi, quando rientreranno 1.680 tonnellate di combustibile nucleare esaurito spedito nel Regno Unito e 235 tonnellate dalla Francia. Un accordo del 2006 prevede infatti che l’Italia nel 2010 inviasse 190 tonnellate dalla centrale di Caorso e 15 da quella di Trino, per poi riprenderle tra il 2020 e il 2025.
NUCLEARE, LA FRANCIA DICE NO
La Francia si è rifiutata di farsi carico di trattare a La Hague altre 13 tonnellate di combustibile esaurito, bloccando l’intesa nel 2023, perché “l’Italia non ha potuto fornire alla Francia le garanzie richieste sui tempi di realizzazione del deposito nazionale”.
Le autorità francesi, prosegue la relazione, “richiedono la dimostrazione di effettivi progressi sulle procedure per la realizzazione del deposito nazionale, destinato a ricevere i residui derivanti dalle operazioni di ritrattamento, con prolungamento dei tempi necessari all’allontanamento del combustibile nucleare esaurito dal deposito Avogadro”.
Progressi che non arrivano, secondo il report, poiché nessuna località indicata è disponibile a farsi carico dell’impianto.