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Energia

Urso: al lavoro su small modular reactors, Hoekstra: Italia deve avere voce in Ue. Che c’è sui giornali

Urso rilancia il nucleare per abbassare il costo dell’energia e annuncia la produzione di small modular reactor, il commissario olandese in Europa sottolinea ruolo in Ue, Tomasi (Aspi): Autostrade centrali per crescita. Le prime pagine

L’unica soluzione per rendere l’Italia attrattiva per gli investitori è far scendere il costo dell’energia attraverso nucleare e fonti rinnovabili, secondo il ministro Adolfo Urso. “Per questo ci stiamo attrezzando a produrre con la nostra tecnologia gli small reactor, piccoli reattori modulabili realizzati su base industriale, che si potranno installare già agli inizi del prossimo decennio»”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy. L’Italia deve dire la sua in Europa, nonostante la complicata situazione delle nomine, secondo Wopke Bastiaan Hoekstra, responsabile olandese del Clima della Commissione europea. “L’unica cosa che posso dirle nel mio ruolo è che i Ventisette abbiano voce nella prossima Commissione. Tutti quanti. È importante per il buon funzionamento delle istituzioni europee», ha detto in un’intervista pubblicata su La Stampa. L’ad di Autostrade, Tomasi, riafferma l’importanza delle Autostrade per la crescita, ma avverte che “ci aspettano 20-30 anni di transizione. (…) devo lavorare perché anche l’esistente riduca le emissioni: il 10% di efficienza sulla gomma significa un taglio di gas serra pari a tutte le altre modalità. Una naturale progressione di trasformazione porta a mantenere la neutralità tecnologica”.

URSO (MIMIT): “SI NUCLEARE NUOVA GENERAZIONE, 10 MILIARDI INVESTIMENTI SU CHIP”

“Presto arriverà il via libera di Bruxelles alla fabbrica di chip di Silicon Box a Novara, assicura il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, e annuncia che l’Italia supererà «10 miliardi di euro di investimenti in un anno nella microelettronica». La strategia industriale del governo è offrire «progetti su misura agli investitori stranieri: sono pronti incentivi su 200 siti e iter semplificati». Tuttavia, ammette Urso, «l’Italia è penalizzata dal costo dell’energia, l’unica soluzione è il nucleare di nuova generazione». Il ministro affronta anche altri dossier, come l’Ilva, il cui obiettivo è cederla nel giro di sei mesi: «Tre gruppi sono interessati e altri si stanno facendo avanti». E sulla Cina dice: «Serve una partnership industriale, dalla mobilità elettrica alla farmaceutica».”, si legge sull’edizione odierna de La Stampa.

“«Certamente. Con StMicroelectronics realizziamo la prima fabbrica al mondo totalmente integrata per dispositivi di potenza in carburo di silicio. Elementi fondamentali per la transizione green e per l’elettrificazione dell’automotive per esempio. Con Silicon Box nascerà la prima fabbrica in Europa per la produzione di chiplet, che rappresenta l’ultimo stadio manifatturiero avanzato, ad oggi presente solo in Asia». (…) I primi risultati sono straordinari: siamo già a 9 miliardi nei primi mesi. (…) «La nostra politica è proprio quella di offrire progetti “tailor made”: è questa la formula vincente. Sul portale del ministero Invest in Italy, sono già presenti oltre 200 siti industriali in cui è possibile investire con indicate tutte le specifiche, anche in merito alla tipologia degli incentivi. Il potenziale investitore, se lo richiede e i progetti sono di nostro interesse, viene assistito da un “tutor” che lo accompagna in ogni processo autorizzatorio e lo “guida” nel Paese.”, continua il giornale.

«Il principale svantaggio competitivo è il costo dell’energia. Vale per tutti i settori, tradizionali e innovativi. L’unica soluzione è il nucleare di nuova generazione da abbinare alle fonti rinnovabili. Per questo ci stiamo attrezzando a produrre con la nostra tecnologia gli small reactor, piccoli reattori modulabili realizzati su base industriale, che si potranno installare già agli inizi del prossimo decennio». (…) «Siamo già in dialogo con la Commissione per l’autorizzazione (a Novara). Ricordo che l’Italia ne ha già ottenute due: quella per la linea pilota di StMicroelectronics a Catania – la prima autorizzazione in Europa – e quella per la fabbrica da 5 miliardi sempre a Catania. Siamo fiduciosi che, seguendo lo stesso processo, arriveremo presto allo stesso risultato». (…) «L’Ilva può tornare ad essere il principale polo siderurgico europeo, il più avanzato sul piano ambientale, il più sicuro sul piano sanitario. Ne sono pienamente consapevoli i tre player internazionali che hanno già visitato gli impianti. E altri si stanno facendo avanti. È una sfida difficile ma siamo determinati a raggiungere l’obiettivo. Speriamo di affidarla entro l’anno a partner industriali capaci di valorizzare questo patrimonio italiano», continua il giornale.

“(…) Entro questo mese sarà operativo il portale di Industria 5.0, con 13 miliardi di euro in crediti fiscali, il primo piano in Europa che coniuga le twin transition, perché incentiva sia l’innovazione digitale sia l’efficientamento energetico con la tecnologia green».
(…) «Siamo in procinto di porre le basi di una solida partnership industriale sulla tecnologia green e la mobilità elettrica, e di sviluppare nuove opportunità di mercato sulla farmaceutica e l’alta gamma italiana. Noi siamo partner affidabili. E loro lo sanno»”, si legge sul quotidiano.

SOSTENIBILITA’, HOEKSTRA (UE): “NELLA MAGGIORANZA UE DEVE AVERE VOCE ANCHE L’ITALIA”

“«Sono commissario uscente. Non è opportuno un mio giudizio su Giorgia Meloni…». Wopke Bastiaan Hoekstra, classe 1975, è il responsabile olandese del Clima della Commissione europea. Ha lavorato per McKinsey, Shell, è stato ministro degli Esteri e delle Finanze di Mark Rutte. Il suo posto è stato prenotato dalla Spagna (Sanchez lo vuole per la vicepremier Teresa Ribera), ma come tutta la Commissione uscente resterà in carica almeno fino a novembre. È a Roma per una serie di incontri dedicati all’ultima iniziativa di Al Gore sul clima e la prossima Cop 29. Esponente di un partito che aderisce al Ppe, Hoekstra fa capire di essere favorevole all’apertura verso i conservatori di Ecr. (…) «L’unica cosa che posso dirle nel mio ruolo è che i Ventisette abbiano voce nella prossima Commissione. Tutti quanti. È importante per il buon funzionamento delle istituzioni europee», si legge su La Stampa.
“«Purtroppo le circostanze geopolitiche sono complesse. Il mondo è in guerra, e ci sono grosse differenze su quello che vogliamo ottenere singolarmente. La gran parte delle nazioni mondiali sono convinte sia necessario andare avanti, che occorra fare di più. Ciò detto, anche all’ultima conferenza di Dubai eravamo pessimisti, poi l’azione diplomatica riuscì a fare meglio di quel che all’inizio pensavamo si potesse ottenere». Cina e India sono restie ad accettare impegni vincolanti sulle emissioni. Pensa che la loro consapevolezza sui rischi per il pianeta stia crescendo? «Ho incontrato una delegazione cinese nei giorni scorsi, certo la consapevolezza sta crescendo anche fra di loro, ma non basta. Per avere risultati tangibili occorre l’impegno di tutti i Paesi del G20, che sommano l’85 per cento del pil mondiale»”, continua il giornale.

“«La buona notizia è che i risultati ci sono, la cattiva è che i danni sono già significativi. La frequenza dei fenomeni ha ormai dell’incredibile. Basti qui citarle il dato relativo a un Paese europeo: nell’ultimo anno le alluvioni sono costate alla sola Slovenia danni pari al 16 per cento della ricchezza prodotta. Occorre fare molto di più per la mitigazione di questi fenomeni, ma dobbiamo purtroppo lavorare sull’adattamento». (…) «Non vedo alternative». (…) «Occorre un mix di entrambe le cose. Ciò detto – ne parla Enrico Letta nel suo rapporto sul mercato interno – occorre costruire una vera unione dei capitali in Europa. La capacità degli Stati Uniti di mettere a disposizione fondi privati per la transizione energetica è decisamente migliore della nostra».”, continua il giornale.

“In Europa abbiamo aziende straordinarie che producono auto, e dobbiamo aiutarle a investire in tecnologie verdi. Se avessimo iniziato la transizione con qualche anno di anticipo sarebbe tutto più semplice». Non c’è il rischio che la transizione avvantaggi anzitutto Cina e Stati Uniti? «Su questo dobbiamo assolutamente cambiare passo. Con la Cina è necessaria una competizione alla pari, nel frattempo migliorando il livello di competitività della nostra industria». (…) «Anche con i dazi”, si legge sul quotidiano.

TOMASI (ASPI): “SENZA AUTOSTRADE NON C’E CRESCITA, MA DEVONO CAMBIARE”

“«Arrivo in Autostrade per l’Italia per completare la Variante di valico, ferma da anni. Aperta nel dicembre del 2015, viene ancora oggi riconosciuta tra le opere più importanti di quelle realizzate in Europa, forse anche una delle tecnologicamente più all’avanguardia nel mondo per il numero di gallerie, ponti, viadotti». L’orgoglio dell’ingegnere traspare sin dalle prime parole di Roberto Tomasi, ad di Autostrade dal 2019. Nel gruppo ha costruito gallerie e viadotti dopo 20 anni vissuti in Enel. Di professione macina grandi numeri (prima tonnellate e Kw; poi utenti, km e capitali), ora ha diverse responsabilità: portare il principale gestore autostradale nell’era post ponte Morandi, realizzare un grande piano d’investimenti e forse, – un po’ inaspettatamente – un compito in più, quello di dover sottolineare che nel presente e nel futuro senza Autostrade (e soprattutto senza autostrade migliori) non c’è crescita.”, si legge sull’edizione odierna di Repubblica Affari & Finanza.

“(…) «È più che altro un problema di percezione. Se guardiamo le proiezioni della Commissione europea la gomma resta e resterà centrale in tutta Europa. Sia nel trasporto merci sia in quello passeggeri. Nel sistema gestito da Autostrade per l’Italia entrano 4,6 milioni utenti ogni giorno, sull’Alta Velocità ferroviaria 200.000: un rapporto di 1 a 20. Le modalità di spostamento sono prevalentemente legate a dove risiede la popolazione che per i 2/3 si trova nei centri medio piccoli. Se poi tracciamo con un compasso aree a 20 km dalle uscite del sistema autostradale, lì si concentra l’80% della capacità produttiva del Paese. Il punto centrale è che l’infrastruttura è l’abilitatore della crescita» (…) «Questo sì. Qui si pone un grande dilemma. Ricordo sempre che per realizzare la rete autostradale italiana ci sono voluti 100 anni, ripensarla necessita di un tempo analogo. Tempo che non abbiamo:(…) dobbiamo investire proprio dove abbiamo maggiori emissioni facendo in modo che tutte le diverse soluzioni oggi sul mercato concorrano al risultato: alimentazione dei veicoli, ma anche digitalizzazione delle strade, informatizzazione delle auto la cui guida sarà sempre più autonoma» (…) «Ripeto, non vedo una sola tecnologia vincente. Nell’elettrico abbiamo già ogni 50 km sistemi di ricarica fast charge. Ma poi ho i biocarburanti che possono sfruttare la rete dei distributori esistente e che saranno importanti per il trasporto merci, poi ho l’idrogeno che però avrà una penetrazione più lenta. Ci aspettano 20-30 anni di transizione. (…) devo lavorare perché anche l’esistente riduca le emissioni: il 10% di efficienza sulla gomma significa un taglio di gas serra pari a tutte le altre modalità. Una naturale progressione di trasformazione porta a mantenere la neutralità tecnologica»”, continua il giornale.

“«L’efficienza si ottiene con il potenziamento dell’esistente. Metà del nostro piano economico- finanziario si concentra sui potenziamenti perché ampliandola la stessa infrastruttura ridiventa abilitatore della crescita. I progetti, ad esempio, del Passante di Bologna e della Gronda di Genova sono già ad uno stadio avanzatissimo e i cantieri delle prime opere sono già partiti. Ci sono i potenziamenti dell’asse fiorentino e quello milanese dell’A1. L’intensità di investimento che riteniamo necessario è molto più alta rispetto a quello che è stato fatto. I volumi di traffico degli ultimi anni confermano che sul sistema autostradale non passa più solo il traffico a lunga percorrenza, ma anche quello di media e breve. Unire l’Italia: la funzione economica e sociale delle Autostrade italiane dagli anni ‘60 in poi è sempre quella. Nel3% di rete stradale nazionale che Aspi gestisce passa il 30% totale dei km percorsi. (…) «C’è una parte “hardware” in via di miglioramento: barriere di sicurezza, asfalti drenanti e sistemi di controllo. Anche perché i volumi di traffico sono sempre più importanti, soprattutto dei mezzi pesanti: su alcuni assi autostradali ormai rappresentano il 30% del totale e nella nostra esperienza l’incidentalità tra traffico pesante e leggero è la più pericolosa. Nei prossimi mesi lanceremo tutta una serie di iniziative sulla digitalizzazione e anche sul dialogo auto-infrastruttura». (…) «Abbiamo due società che stanno immaginando la mobilità del futuro: sia per la parte green sia per la parte tecnologica, investendo e facendo acquisizioni. In due anni abbiamo depositato più di 40 brevetti. Sperimentiamo l’auto autonoma in situazioni di traffico reale”, si legge sul giornale.

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