La centrale nucleare più discussa negli Stati Uniti, Three Mile Island, riapre i battenti. Ecco perché
Ora anche le Big Tech guardano al nucleare per soddisfare la loro fame di energia e sono pronte a (quasi) tutto. Microsoft e Constellation Energy hanno appena svelato un accordo per l’acquisto di energia prodotta dal reattore della centrale di Three Mile Island, in Pennsylvania. Nell’area dell’impianto si trova il reattore TMI-2, spento nel 1979 in seguito all’incidente che rimarrà impresso nella storia americana come il più grave da nucleare mai avvenuto negli Usa. Cosa ha spinto Microsoft e Constellation a riaprire l’impianto?
PERCHE’ RIAPRE LA CENTRALE NUCLEARE DI THREE MILE ISLAND?
Microsoft riceverà per 20 anni energia nucleare dall’Unità 1 del reattore dormiente da 835 megawatt TMI-1, nella centrale di Three Mile Island. Cosa ha spinto Microsoft e Constellation a riaprire l’impianto? La risposta è semplice: la crescita esponenziale della domanda di energia collegata al boom di Intelligenza Artificiale e data center. In particolare, il consumo di elettricità per i data center negli Stati Uniti dovrebbe crescere del 30% dal 2022 al 2026, fino a raggiungere i 260 TWh, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia. Trend da non sottovalutare, se si considera che il mondo è entrato in una fase cruciale del percorso verso la decarbonizzazione. Sempre più settori industriali stanno adottando innovazioni che portano vantaggi in termini di produttività e minori emissioni di CO2. Il rovescio della medaglia è che molto spesso l’elettricità per alimentarla proviene da fonti fossili.
NUCLEARE, TUTTI I DETTAGLI DELL’ACCORDO
In questo caso Microsoft, d’accordo con Constellation, ha scelto di puntare sul riavvio di un reattore in disuso, che si trova accanto a quello danneggiato nell’incidente che segnato il destino dell’industria nucleare americana. Una scelta in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione, poiché mira a soddisfare la crescente domanda di elettricità con fonti a zero emissioni di carbonio. Riattivare il reattore TMI – 1 costerà 1,6 miliardi di dollari, secondo le stime di Constellation. I crediti d’imposta sull’energia nucleare previsti dalla legge sul clima del 2022 avranno un cruciale per il progetto, secondo il Washington Post.
L’accordo è un “pietra miliare negli sforzi di Microsoft per aiutare a decarbonizzare la rete, a sostegno del nostro impegno per raggiungere le 0 emissioni nette”, ha detto Bobby Hollis, Responsabile energia dell’azienda.
L’INCIDENTE DI THREE MILE ISLAND
Il destino della centrale nucleare, però, rimane ancora incerto. Infatti, per riaccendere il reattore serve ancora l’approvazione della Commissione di regolamentazione nucleare, la pronuncia dello Stato e i permessi locali. Un percorso a ostacoli non facile, vista la fama della centrale di Three Mile Island, protagonista del peggiore incidente in impianti di questo tipo in America. Il 18 marzo 1979 è avvenuta una paziale fusione del nocciolo del reattore TMI- 2, che ha portato al rilascio in atmosfera di piccole quantità di gas radioattivi e di iodio radioattivo. Come è successo?
L’aumento della pressione del refrigerante nel circuito di raffreddamento del nocciolo ha portato all’apertura di una valvola di rilascio, che però non si chiuse dopo l’arresto di emergenza del reattore. L’insufficiente addestramento dei tecnici e la strumentazione carente fecero sì che il circuito di raffreddamento si svuotò, senza raffreddare il calore residuo nel nocciolo del reattore. Questo provocò gravi danni al reattore, ma gli operatori non se ne accorsero, fino a quando non si verificò la parziale fusione del nocciolo.
NUCLEARE SEMPRE PIU’ DI MODA
La crescita della domanda di elettricità aumenta la concorrenza sull’energia, che diventa sempre più costosa. Una catena di eventi che sta facendo tornare il nucleare protagonista nel dibattito pubblico. Infatti, l‘aumento della domanda di elettricità e la strada tracciata per contrastare il cambiamento climatico rischiano di creare la tempesta perfetta che metterà a rischio la sicurezza energetica di diverse nazioni. La ragione è che attualmente le rinnovabili nella maggior parte dei Paesi, non riescono a sostituire completamente le fonti fossili, nonostante la crescita importante degli ultimi anni. L’esempio più lampante arriva dalla Gran Bretagna, che rischia di rimanere al buio dopo lo spegnimento della centrale a carbone di Ratcliffe. Infatti, l’impianto a carbone aperto negli anni 60′ è l’ultimo di questo tipo e genera abbastanza elettricità per alimentare circa 2 milioni di abitazioni. Nel 1990, il carbone forniva l’80% dell’elettricità del Regno Unito, percentuale scesa all’1% lo scorso anno. Oggi il 34,7% dell’elettricità britannica proviene dal gas, il 32,8% da rinnovabili, l’11,6% dalla bioenergia e il 13,8% dal nucleare.
Il Governo italiano ha deciso di puntare fortemente su questa fonte per assicurare la sicurezza energetica nazionale e abbassare i prezzi dell’energia. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato venerdì che varerà un disegno di legge per il rilancio del nucleare. Così facendo, «il nostro Paese risparmierà fino a 34 miliardi di euro l’anno». Nel 2030 si passerà «dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari». (…) «La posizione dell’Italia è sempre stata chiara sul Green Deal: non abbiamo mai messo in dubbio gli obiettivi finali, cioè di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma gli strumenti imposti per farlo. Per due motivi essenzialmente: il primo è che non si è mai vista, se non nell’Unione Sovietica dei piani quinquennali, la politica che pretende di imporre i tempi e le tecnologie alla scienza. Il secondo è dato dalla natura profondamente diversa dei Paesi che compongono l’Europa. L’Italia quindi non mette in discussione né gli obiettivi di decarbonizzazione né i traguardi del 2030 e del 2050. Abbiamo invitato soltanto ad abbandonare l’ambientalismo ideologico che per tanti anni è stato alla base di molte scelte europee. Più realismo e meno idealismo»”, si legge su La Stampa.