Secondo Lars Nitter Havro, senior energy systems analyst di Rystad Energy, “l’esitazione o la mancanza di coesione potrebbero vedere l’Ue arrancare rispetto ai suoi omologhi per decenni a venire. Allo stato attuale, l’Ue sta perdendo terreno ed è molto improbabile che raggiungerà i suoi ambiziosi obiettivi”
Secondo una ricerca e modellizzazione di Rystad Energy, l’Unione europea è destinata a restare molto indietro rispetto agli obiettivi di transizione energetica che si è data sulle energie rinnovabili, sulla capacità di tecnologia pulita e sugli investimenti nella catena di approvvigionamento nazionale. Gli investimenti di capitale (capex) dell’Unione europea sulle tecnologie pulite – tra cui rinnovabili, cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (CCUS), idrogeno, batterie e nucleare – lo scorso anno hanno totalizzato 125 miliardi di dollari. Una cifra decisamente inferiore rispetto alla spesa della Cina negli stessi settori, pari a 390 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti attualmente sono indietro rispetto all’Ue nella spesa annuale per le tecnologie pulite, avendo investito 86 miliardi di dollari nel 2023, ma l’Inflation Reduction Act è destinato a stimolare gli investimenti, mentre la spesa Ue negli anni a venire si stabilizzerà. Gli USA nel 2030 quasi raggiungeranno l’Ue nella spesa totale per l’energia pulita, e negli anni successivi probabilmente supereranno il blocco dei 27 Paesi membri.
IL NET ZERO INDUSTRY ACT DELL’UNIONE EUROPEA
All’inizio di quest’anno l’Unione europea ha approvato il Net-Zero Industry Act (NZIA) come tabella di marcia per raggiungere l’ambizioso obiettivo di ridurre le emissioni del 92% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040 e raggiungere il net zero entro il 2050. In risposta all’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, l’Ue ha fissato degli obiettivi ambiziosi attraverso il NZIA per sostenere le industrie nascenti, le catene di approvvigionamento nazionali e posizionarsi come un luogo attraente per gli investimenti attraverso incentivi ai fornitori. Tuttavia, secondo Rystad Energy, il panorama degli investimenti nelle tecnologie pulite nell’Ue è una storia contrastante di ambizione e realtà.
LE ELEZIONI EUROPEE
Le elezioni europee sono alle porte, e i risultati probabilmente avranno un impatto radicale sul panorama politico dell’Unione. Molti prevedono uno spostamento politico a destra, a seguito di recenti risultati simili alle elezioni nazionali, che potrebbe inaugurare un periodo di maggiore euroscetticismo e minor propensione ad affrontare il cambiamento climatico e la transizione energetica. Il prossimo anno sarà cruciale per i progressi dell’Ue nel cambiamento climatico, con la rivalutazione dei contributi determinati a livello nazionale (NDC) e degli obiettivi di emissioni attesi, quindi un significativo sconvolgimento politico potrebbe avere un impatto duraturo.
“Alle elezioni europee la posta in gioco è alta: mentre l’Ue si sforza di restare competitiva nel mercato globale delle tecnologie pulite, la crescente ondata populista di destra potrebbe aumentare in modo critico il rischio di farla restare ulteriormente indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. Gli anni sono critici, e l’esitazione o la mancanza di coesione potrebbero vedere l’Ue arrancare rispetto ai suoi omologhi per decenni a venire. Allo stato attuale, l’Ue sta perdendo terreno ed è molto improbabile che raggiungerà i suoi ambiziosi obiettivi”, ha affermato Lars Nitter Havro, senior energy systems analyst di Rystad Energy.
IL RUOLO DELLE TECNOLOGIE PULITE
Il NZIA stabilisce obiettivi e disposizioni ambiziosi per promuovere la produzione e l’implementazione di tecnologie pulite chiave, tra cui batterie, CCUS ed elettrolizzatori a idrogeno, come parte degli obiettivi più ampi di riduzione delle emissioni e di sicurezza energetica dell’Unione europea. La legge delinea obiettivi di produzione e quadri normativi per accelerare lo sviluppo e la commercializzazione di queste tecnologie, ma solo il settore delle batterie si sta dimostrando davvero promettente. Eppure, nonostante le prospettive favorevoli – come nel caso dei produttori di energia solare – alcune aziende europee produttrici di batterie stanno preferendo andare oltreoceano, sottolineando la necessità di condizioni di sviluppo competitive. Ad esempio, l’azienda FREYR Battery, originariamente con sede in Norvegia, ha trasferito la propria sede negli Stati Uniti e sta allestendo una gigafactory in Georgia per beneficiare degli incentivi fiscali dell’Inflation Reduction Act.
Allo stesso modo Volkswagen, dopo il forte investimento iniziale in Northvolt, ora sta valutando le opportunità in Canada per allinearsi con l’IRA e massimizzare i crediti d’imposta. Inoltre, i produttori cinesi stanno raddoppiando la loro presenza nell’Unione europea, con EVE Energy che di recente sta monitorando BWM e l’annunciato stabilimento di produzione in Ungheria.
LA CATTURA, UTILIZZO E STOCCAGGIO DI CARBONIO (CCUS)
Per quanto riguarda la CCUS, il NZIA si concentra sul miglioramento della capacità di iniezione, un passo fondamentale per il sequestro permanente dell’anidride carbonica e l’abbassamento dei livelli di CO2 nell’atmosfera. Sebbene le tecnologie di cattura alle fonti di emissione siano maturate, lo sviluppo delle infrastrutture di iniezione e stoccaggio non avanza allo stesso ritmo.
La crescita della capacità di iniezione, essenziale per realizzare il pieno potenziale della CCUS, è stata ostacolata da uno sviluppo dei siti di stoccaggio più lento del previsto, che resta un collo di bottiglia significativo. Dati recenti indicano che la capacità di iniezione di CO2 prevista sarà inferiore all’obiettivo NZIA di circa il 63% entro il 2030, riflettendo un divario crescente tra gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e l’attuale ritmo di sviluppo delle infrastrutture.
GLI OBIETTIVI SULL’IDROGENO
Allo stesso modo, nonostante i notevoli investimenti e il sostegno politico – incluse iniziative come l’asta della Banca Europea dell’Idrogeno – gli elettrolizzatori non raggiungono gli obiettivi fissati dal NZIA. I risultati della recente asta – in cui è stato finanziato un totale di 1,5 GW di capacità di elettrolizzatori – sottolineano le sfide legate all’incremento della produzione di idrogeno per raggiungere l’obiettivo Ue di 100 GW entro il 2030.
Attualmente, la pipeline a rischio per gli elettrolizzatori a idrogeno è al di sotto del 45% di questo obiettivo, evidenziando un divario significativo nel raggiungimento della capacità di installazione richiesta. Questa carenza può essere attribuita ad una serie di fattori, tra cui le sfide tecnologiche, gli elevati costi iniziali e il lento sviluppo delle infrastrutture necessarie per sostenere un’economia diffusa dell’idrogeno.
GLI OBIETTIVI SULL’ENERGIA SOLARE ED EOLICA
L’Unione europea ha stabilito inoltre degli obiettivi specifici per lo sviluppo della capacità di energia solare ed eolica nella sua direttiva aggiornata sulle energie rinnovabili (RED III), approvata nell’ottobre 2023. L’Ue mira a generare il 42,5% del suo consumo energetico totale da fonti rinnovabili entro il 2030, e non è lontana dall’obiettivo. Sulla base dei progetti attuali e previsti, si prevede che l’Ue avrà circa 975 GW di capacità combinata solare ed eolica, appena al di sotto dei 1.050 GW necessari per raggiungere il target.
Il successo di questo impegno dipenderà dal continuo sostegno politico e finanziario alle tecnologie rinnovabili, che sono vulnerabili ai cambiamenti politici, e dall’affidabilità e disponibilità di un’adeguata capacità produttiva. L’Ue ha perso gran parte della sua base manifatturiera a causa della concorrenza cinese e statunitense, e la creazione di una catena di approvvigionamento resiliente in Europa si sta rivelando impegnativa. I principali attori del settore si stanno trasferendo in regioni con strutture di incentivi più attraenti, come gli Stati Uniti, e l’Unione europea non riesce ad essere competitiva. La migrazione di queste aziende non solo erode la capacità produttiva dell’Ue, ma aumenta anche la sua dipendenza da fonti extraeuropee per componenti essenziali, rendendola dipendente da altri Stati per raggiungere gli obiettivi.