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Con il conflitto in Medio Oriente l’Egitto rischia di trovarsi alla canna del gas

Lo scenario di base attuale di S&P Global Ratings prevede che la guerra sia in gran parte limitata a Israele e Gaza e che non duri più di tre-sei mesi. Ma in caso di stop delle forniture gas, a rischio ci sono soprattutto Egitto e Giordania
Dalla guerra tra Israele e Hamas potrebbero derivare grandi problemi per l’export di gas ma anche per la qualità del credito della regione. È quanto emerge dal rapporto pubblicato oggi di S&P Global Ratings dal titolo “Regional Gas Is More Exposed Than Oil To War In The Middle East”, nel quale l’agenzia di rating ipotizza che la guerra rimarrà concentrata a Gaza e avrà un basso impatto sui vicini di Israele, ma se si estenderà a importanti canali di distribuzione, l’Egitto – che sta già razionando il gas – potrebbe avere problemi nel medio termine. Assieme alla Giordania.

LA CHIUSURA DELL’IMPIANTO GAS DI TAMAR

La guerra tra Israele e Hamas ha già avuto un forte impatto sulla popolazione e ha danneggiato le infrastrutture, ha spiegato S&P Global Ratings. Aggiungendo che la produzione di gas nell’impianto di Tamar è stata interrotta a causa della sua vicinanza a Gaza dopo l’escalation del conflitto decennale il 7 ottobre.

FORNITURA ALL’EGITTO PIÙ ESPOSTA DI QUELLA ALLA GIORDANIA

“A quanto ci risulta, la produzione è ripresa il 9 novembre, ma l’interruzione illustra le potenziali ripercussioni della guerra sui progetti di gas di Israele e sugli importatori di gas israeliani”, ha spiegato S&P Global Ratings. “Dal 2020, secondo i dati di S&P Commodity Insights, Israele ha fornito quasi tutto il gas naturale alla Giordania e il 5-10% all’Egitto. Tuttavia, riteniamo che la fornitura di gas dell’Egitto sia più esposta di quella della Giordania, poiché quest’ultima dispone di un impianto di Gnl inutilizzato e di un accordo offtake con Israele”.

Il giacimento Tamar è uno dei due enormi giacimenti di gas offshore che, quando furono scoperti, misero Israele sulla mappa globale del gas. Lo scorso anno il giacimento ha prodotto 10,25 miliardi di metri cubi, in aumento del 18% dal 2021. È gestito da Chevron, che gestisce anche l’altro importante giacimento di gas del paese, Leviathan.

FLUSSI TRA ISRAELE ED EGITTO A LIVELLI PRE-BELLICI LA PROSSIMA SETTIMANA

Secondo Bloomberg, i flussi di gas da Israele all’Egitto dovrebbero raddoppiare a partire dalla prossima settimana e raggiungere i livelli pre-bellici.

Si prevede che le importazioni saliranno a 650 milioni di piedi cubi al giorno giovedì, e al livello normale di 800 milioni di piedi cubi all’inizio della prossima settimana, dai circa 250 milioni di piedi cubi di inizio novembre.

L’Egitto utilizza parte del gas israeliano per soddisfare il proprio fabbisogno interno ed esporta l’eccesso insieme al proprio gas naturale liquefatto, principalmente in Europa. Il governo sta ancora valutando se il ripristino delle importazioni porterà la nazione nordafricana a riprendere le spedizioni quest’inverno a causa del consumo interno che rimane comunque elevato.

PER ENI EXPORT EGIZIANO DOVREBBE RIPRENDERE ENTRO DICEMBRE-GENNAIO

Eni, che detiene partecipazioni nel gigantesco giacimento di gas Zohr in Egitto e in uno dei due impianti di Gnl del Paese, si aspetta che le esportazioni dal Paese riprendano “entro dicembre, forse gennaio”, ha detto in una Conferenza a Londra Cristian Signoretto, vice direttore operativo della società per le risorse naturali, ha detto martedì in una conferenza a Londra

GUERRA DI NON PIU’ DI TRE-SEI MESI MA RISCHIO ESCALATION PER OLEODOTTI E STRETTO DI HORMUZ

Lo scenario di base attuale di S&P Global Ratings prevede che la guerra sia in gran parte limitata a Israele e Gaza e che non duri più di tre-sei mesi.

IN CASO DI STOP A GAS ISRAELIANO, PAESI DEL GOLFO POTREBBERO NON RIUSCIRE A COLMARE GAP

“Tuttavia, un’ulteriore escalation, che si estendesse anche oltre i confini israeliani, potrebbe comportare danni agli oleodotti o l’ostruzione della navigazione nello Stretto di Hormuz. Riteniamo che se ciò dovesse accadere, le esportazioni di gas di Israele potrebbero cessare completamente. E non crediamo che molti produttori del Consiglio di Cooperazione del Golfo sarebbero in grado di colmare questo vuoto, dato che la maggior parte della loro produzione di gas è già sotto contratto. L’Egitto potrebbe quindi trovarsi ad affrontare una carenza a lungo termine in un momento in cui l’offerta è già scarsa”, ha concluso l’agenzia di rating.

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