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Gas

Perché Eni (e non solo) apre ai pagamenti del gas in rubli. Vittoria di Putin?

Bruxelles per il momento non lo vieta. L’escamotage per il pagamento del gas e cosa significa per l’Italia

Dopo lo stop alle forniture di gas da parte di Gazprom a Polonia e Bulgaria per il mancato pagamento in rubli, l’Europa sembra stia procedendo in ordine sparso sul da farsi.

GIA’ 10 CLIENTI PRONTI A CONVERTIRE IN RUBLI

Se da un lato Bruxelles sta preparando la messa al bando del petrolio russo e sono all’orizzonte un nuovo giro di sanzioni, dall’altro una decina di clienti importatori di gas dal Cremlino sembrano prepararsi alla possibilità di convertire i pagamenti in rubli per acquistare il combustibile.

ENI, OMV E UNIPER TRA LE AZIENDE INTERESSATE AL PAGAMENTO DEL GAS IN RUBLI

Secondo Bloomberg tra le dieci aziende che hanno intrapreso questa strada ci sarebbe anche Eni, oltre all’austriaca Omv e alla tedesca Uniper. Per l’azienda italiana il possibile utilizzo del conto potrebbe verificarsi nella prossima data utile di pagamento delle forniture prevista intorno al 9 maggio.

ECCO L’ESCAMOTAGE USATO PER PAGARE IL GAS

Ma quale sarebbe l’escamotage usato? Prima di tutto c’è da dire che nonostante la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen abbia invitato le aziende a non piegarsi alle richieste di Mosca parlando di violazioni contrattuali, Bruxelles ha comunque dato semaforo verde all’apertura dei conti presso Gazprombank. L’istituto consentirebbe infatti il pagamento in qualsiasi valuta con la conversione delle somme in rubli per pagare l’acquisto di gas con un semplice meccanismo: da un lato basta che le società europee aprano due diversi conti correnti presso Gazprombank, uno in euro e l’altro in rubli. In questo modo il pagamento delle fatture può avvenire in euro sul primo conto mentre successivamente è la banca russa a occuparsi della conversione in rubli e s trasferire la somma sul conto di Gazprom.

LE AZIENDE ENERGETICHE IN ORDINE SPARSO ATTENDONO CHIARIMENTI

Per il momento, scrive il Fatto Quotidiano, “quattro acquirenti di gas europei avrebbero però già pagato in rubli e altri 10 hanno aperto i conti presso Gazprombank pur non avendoli ancora utilizzati. Eni vuole solo più chiarezza sulle linee guida e rispetterà le sanzioni, hanno affermato le fonti citate da Bloomberg. L’importante operatore tedesco Uniper, un massiccio acquirente tedesco di gas russo, ha anche affermato di ritenere di poter continuare a fare acquisti senza violare le sanzioni”.

UNA VITTORIA DI PUTIN?

Insomma, sembrerebbe a tutti gli effetti una vittoria di Putin anche se La Repubblica precisa che che “non si tratta – a tutti gli effetti – di un obbligo a pagare direttamente in rubli: le società devono aprire un nuovo conto corrente presso Gazprombank (la banca del colosso di stato che garantisce le forniture di gas) e da qui le autorità di Mosca provvederanno a convertire gli euro o i dollari in moneta locale” anche se “in questo modo Putin mette in difficoltà l’Ue”.

“Ma fino a quando la Commissione non prende una posizione ufficiale, le società energetiche dei vari paesi possono aprire un nuovo conto corrente e mantenere aperti i canali commerciali con Gazprom. Diverso se la Ue dicesse che non si può fare. A quel punto dovrebbero pagare con il “vecchio” sistema e Mosca sarebbe costretta a mettera in pratica la sua minaccia e tagliare il gas a tutta l’Europa. Ma allo stesso tempo dovrebbe rinunciare a incassare i miliardi con cui finanziare le casse statali. E quindi anche la guerra in Ucraina”, ha concluso il quotidiano.

DA ARERA ARRIVANO LE MISURE PER INCENTIVARE GLI STOCCAGGI

Intanto, l’Arera, autorità italiana per l’energia e le reti, ha approvato “misure d’urgenza per incentivare il riempimento degli stoccaggi” con l’obiettivo di riempire “almeno il 90% delle scorte nazionali”, ricorda il Corsera. Riserve indispensabili in vista del prossimo inverno, nel caso appunto si dovessero interrompere bruscamente le forniture dalla Russia. L’Arera ha anche approvato “ulteriori misure per favorire l’uso della capacità di rigassificazione disponibile presso i terminali nazionali” dove verranno convogliate le importazioni di gas liquido che arriveranno via nave. Lunedì, invece, il consiglio dei ministri approverà il via libera all’aumento della produzione di carbone portando subito a regime gli impianti di Brindisi, Civitavecchia, Fusina e Monfalcone. Questo provvedimento consentirebbe di risparmiare circa 3 miliardi di metri cubi di gas. Ma il decreto in preparazione conterrà anche aiuti per 6 miliardi: proroga di due mesi del taglio delle accise sui carburanti, al quale si aggiungerà uno sconto di 30 centesimi sul prezzo del metano; maggiore liquidità per le Pmi; adeguamento dei prezzi degli appalti; spinta al Superbonus.

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