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Co2

Perché il PPE respinge il compromesso sul CBAM, il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere

Liese: “Alle aziende serve tempo per investire in tecnologie a basse emissioni di carbonio per rimanere competitive sui mercati globali. Dobbiamo stare attenti ad eliminare le indennità gratuite troppo velocemente

Gli eurodeputati si stanno preparando per un voto decisivo sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (carbon border adjustment mechanism – CBAM) proposto dall’Unione Europea per la prossima settimana, dopo che i principali gruppi politici del Parlamento Europeo non sono riusciti a concordare una posizione comune su quando il nuovo schema dovrà iniziare ad essere applicato.

“Non c’è alcun compromesso globale sul CBAM”, ha affermato Peter Liese, un democristiano tedesco che guida la riforma del mercato del carbonio dell’UE in Parlamento a nome del Partito Popolare Europeo (PPE) di centrodestra, il più grande gruppo politico dell’assemblea. Ieri Liese ha informato i giornalisti del voto decisivo della prossima settimana sulla proposta di revisione dell’Emissions Trading Scheme (ETS), il mercato del carbonio UE e strumento di punta della politica climatica.

L’IMPORTANZA DELLA VOTAZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO

Il voto nell’Aula plenaria del Parlamento a Strasburgo concluderà mesi di contrattazione tra i gruppi politici sulla riforma dell’ETS e l’introduzione parallela di una tassa sul carbonio alla frontiera, per proteggere le industrie dell’UE dal dumping ambientale.

L’anno scorso la Commissione Europea presentò dei piani per inasprire l’ETS al fine di raggiungere l’obiettivo UE di ridurre le emissioni di carbonio di almeno il 55% in questo decennio e metterlo in linea per raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050.

Ciò comporta l’eliminazione dei permessi di inquinamento gratuiti per industrie come l’acciaio, il cemento e i prodotti chimici, che attualmente ricevono la maggior parte delle loro quote di CO2 gratuitamente. Parallelamente verrebbe introdotto il CBAM, come un modo per proteggere le industrie UE dalle importazioni a basso costo di prodotti inquinanti provenienti dall’estero. Gli eurodeputati però sono divisi su quando introdurre il CBAM in sostituzione dei permessi gratuiti per l’inquinamento da CO2.

“Non vogliamo un’introduzione troppo frettolosa del CBAM, perché non è stato dimostrato che funziona”, ha spiegato Liese. Le aziende – ha affermato – hanno bisogno di tempo per investire in tecnologie a basse emissioni di carbonio per rimanere competitive sui mercati globali. Ecco perché pensiamo che dobbiamo stare attenti ad eliminare le indennità gratuite troppo velocemente.

LA POSIZIONE DEL PPE

Se la Commissione Europea ha proposto di eliminare gradualmente le indennità gratuite tra il 2026 e il 2035, la commissione per l’Ambiente del Parlamento ha votato per una data di fine 2030, troppo presto secondo il PPE.

Una via di mezzo, sostenuta dai Socialisti e Democratici (S&D) e dai gruppi centristi Renew Europe, suggerisce di terminarle nel 2032. Il PPE però non ci sta: “Non sosteniamo questo compromesso”, ha affermato Liese, sottolineando che il 2032 è già tre anni in anticipo rispetto alla proposta iniziale della Commissione di porre fine alle indennità gratuite nel 2035.

Anziché nel 2026, il PPE sostiene l’introduzione graduale del CBAM a partire dal 2027 e l’eliminazione delle indennità gratuite entro il 2034, in linea con le proposte votate dalla commissione parlamentare per l’industria (ITRE). “Ci sarà un voto controverso e vedremo chi ha la maggioranza”, ha detto Liese, aggiungendo che altri gruppi politici “non sarebbero pronti per un inizio più attento prima del 2026, è per questo che non sosteniamo questo compromesso”.

EVITARE UN PREZZO SHOCK

Secondo il PPE, le industrie UE hanno bisogno di più tempo per adeguarsi a causa della guerra della Russia in Ucraina, che sta facendo aumentare i prezzi dell’energia per i consumatori e le imprese europee.
“Nel 2024 saremo ancora in crisi e sostituiremo il gas russo”, ha osservato Liese. Mentre l’UE sta accelerando i piani per l’impiego di energie rinnovabili, l’Europa dipenderà ancora dai combustibili fossili per allora, “e avremo bisogno di usare il carbone” in sostituzione del gas russo.

Il punto di Liese è stato fatto in relazione ad una proposta di “rifondazione” dell’ETS, che punta a ridurre gradualmente la fornitura delle quote di carbonio fino al 2030, in linea con le maggiori ambizioni climatiche dell’Unione Europea. “Rendere tutto più costoso in questo momento creerà uno shock sui prezzi per i cittadini – ha avvertito Liese – Questo è il motivo per cui abbiamo combattuto molto contro questa rifondazione”.

La proposta di rifondazione del PPE è stata concordata in Parlamento con il gruppo centrista Renew, e la cosa è stata confermata mercoledì scorso da Pascal Canfin, un legislatore francese di Renew che presiede la commissione per l’Ambiente. Sulla riforma dell’ETS, “iniziamo con un po’ meno ambizione perché oggi abbiamo prezzi dell’energia molto alti”, ha detto Canfin in conferenza stampa. “Abbiamo fatto quello che viene chiamato una ‘rifondazione’ in modo da non avere uno shock sui prezzi a brevissimo termine”.

Tuttavia, Canfin ha affermato che questa diminuzione iniziale dell’ambizione sarà compensata in seguito man mano che l’Europa si avvicinerà al suo obiettivo climatico per il 2030. “Ci sono più ambizioni prima del 2030 in modo che alla fine, su tutto il periodo, 2020-2030, avremo lo stesso livello di riduzione delle emissioni”.

Tuttavia, la proposta di compromesso non è supportata da S&D e Verdi, il che significa che spetterà agli eurodeputati decidere durante la votazione in plenaria della prossima settimana.

SUL TAVOLO GLI SCONTI ALLE “ESPORTAZIONI GREEN”

Un’altra proposta, sostenuta da Renew e S&D, è quella di introdurre un sistema di “sconti alle esportazioni verdi” per i produttori europei di prodotti ecologici come l’acciaio a basso tenore di carbonio o l’alluminio.

“Il problema con il CBAM è che non copre le esportazioni”, ha spiegato Canfin, dicendo che gli esportatori perderanno la protezione di cui godono attualmente dal sistema gratuito di assegnazione di CO2 nell’ambito dell’ETS. “Questo è il motivo per cui abbiamo creato un meccanismo che si concentrerà solo sulle esportazioni verdi”.

Con il sistema proposto, le autorizzazioni gratuite per la CO2 verrebbero concesse solo al 10% dei migliori produttori di tecnologie a basse emissioni di carbonio, rispecchiando il sistema esistente utilizzato per concedere le autorizzazioni gratuite per la CO2 all’industria nell’ambito dell’ETS. I permessi saranno concessi solo “a quella parte delle esportazioni legate alla decarbonizzazione”, ha spiegato l’eurodeputato francese.

La mossa, sostenuta anche dai Verdi, mira a placare il PPE, che ha insistito per fornire ulteriore protezione all’industria europea. Il PPE però ha respinto l’idea, dicendo che rischia di essere contestata dalle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, che vietano pratiche discriminatorie contro i produttori stranieri. Secondo Liese, sarebbe difficile per l’OMC fare una distinzione tra la quota “verde” delle esportazioni UE e il resto. “Per quanto ne sappiamo, l’OMC non farebbe questa differenza”, ha detto Liese. “Ecco perché non l’abbiamo supportata”.

La posizione del PPE è di concedere quote gratuite per le esportazioni e lasciare che la Commissione esegua una valutazione approfondita prima che entri in vigore. “E se la Commissione ritiene che non sia compatibile con l’OMC”, dovrebbe lanciare una proposta. “L’emendamento del PPE a mio avviso è il più intelligente, per l’export serve sicuramente una soluzione”, ha spiegato Liese.

SUL CBAM ANCHE GLI USA STANNO CAMBIANDO IDEA

Nonostante le differenze tra i gruppi politici, il principale eurodeputato del Parlamento sulla proposta CBAM, Mohammed Chahim del S&D, si è detto fiducioso che le posizioni stiano convergendo. “Sappiamo quale sarà la zona di atterraggio in Parlamento”, ha affermato mercoledì scorso in conferenza stampa l’eurodeputato olandese, spiegando che ciò include l’eliminazione graduale delle quote gratuite entro il 2032 e l’estensione dell’ambito del regime alle sostanze chimiche, come polimeri e plastica.

La speranza, ha affermato Chahim, è che altri Paesi seguano l’esempio e adottino schemi di tassazione del carbonio simili alle frontiere, in modo che tutte le nazioni del mondo paghino un prezzo per le loro emissioni di carbonio, creando condizioni di parità.

“I colloqui che ho avuto nell’ultimo anno con molte persone e interlocutori di diversi Paesi mi danno la sensazione che andremo esattamente in quella direzione”, ha detto, aggiungendo che la posizione degli Stati Uniti è cambiata radicalmente sulla questione. “Adesso piace anche ai repubblicani, perché vedono che crea delle condizioni di parità anche per i loro stessi produttori”.

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