Stellantis sospende lo sviluppo dei furgoni a idrogeno, rinviandone l’arrivo a dopo il 2030. Una scelta che riflette le difficoltà dell’industria europea nel sostenere i costi della transizione energetica
Il retromarcia di Stellantis sull’idrogeno è un disastro annunciato, ma non per questo meno preoccupante. Lo stop ai furgoni alimentati con celle a combustibile a idrogeno non avrà un impatto sui livelli produttivi in Italia. Tuttavia, è l’ennesimo indizio che le case automobilistiche europee sono arrivate alla frutta. Le casse sono sempre più vuote e lo spettro della chiusura aleggia sulle fabbriche. Di questo passo, la corsa alla transizione rischia di fare diverse vittime tra i costruttori dell’Ue. Il primo a pagare il prezzo dei questo percorso è l’idrogeno, considerato da diversi esperti uno dei vettori più promettenti per la decarbonizzazione dei trasporti pesanti. Ma gli ostacoli alla diffusione di massa sono ancora tanti.
NON E’ TEMPO PER L’IDROGENO E FORSE NON LO SARA’ MAI
La transizione energetica è un rebus sempre più intricato. Il mercato dei veicoli commerciali dovrà attendere ancora molto tempo prima di accogliere i furgoni Stellantis alimentati con celle a combustibile a idrogeno. Vetture che non vedranno la luce prima del 2030, come suggeriscono le parole di Jean-Philippe Imparato, chief operating officer per l’Europa allargata e responsabile del ramo veicoli commerciali. Una decisione che rischia di assestare un colpo importante allo sviluppo dell’idrogeno nella mobilità, vettore considerato da diversi esperti strategico per la transizione dei trasporti pesanti.
“L’azienda si sta mobilitando per rispondere alle stringenti normative europee sulle emissioni di CO2. Il mercato dell’idrogeno rimane un segmento di nicchia, senza prospettive di sostenibilità economica a medio termine”, ha sottolineato Imparato, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore.
“A causa della limitata disponibilità di infrastrutture per il rifornimento di idrogeno, degli elevati requisiti di capitale e della necessità di maggiori incentivi all’acquisto da parte dei consumatori, l’Azienda non prevede l’adozione di veicoli commerciali leggeri alimentati a idrogeno prima della fine del decennio”, recita, invece, la nota diffusa dal gruppo.
PERCHE’ IL RETROMARCIA DI STELLANTIS DOVREBBE PREOCCUPARE
Il retromarcia di Stellantis non compromette i piani italiani, ma è un segnale preoccupante della catastrofe imminente annunciata da Imparato. La crisi delle vendite e il costo della transizione energetica stanno riducendo al minimo i margini di manovra dei costruttori. I campioni europei (Stellantis, VW, Renault, BMW etc.) sono costretti a prediligere investimenti che portino benefici a competitività e margini nel minor tempo possibile, incalzati dalla crescente pressione dei competitor cinesi.
L’idrogeno allo stato attuale non rientra nell’identikit. Per questa ragione, non stupisce la scelta del gruppo di bloccare l’avvio della produzione della gamma di veicoli alimentati con celle a combustibile a idrogeno nelle fabbriche di Hordain, in Francia, e Gliwice, in Polonia.
IL PROBLEMA DELLA SOVRACAPACITA’ PRODUTTIVA
Un tema spesso sottovalutato è la sovracapacità produttiva del settore automotive. Un fenomeno che si fa particolarmente sentire nell’Unione Europea, dove i volumi di mercati sono scesi di circa il 20% rispetto al 2019. La scelta di bloccare la produzione dei furgoni ad idrogeno rischia però di avere ripercussioni sul mercato. Per questa ragione, il gruppo ha avviato interlocuzioni con gli azionisti di Symbio, la joint venture sull’idrogeno con Faurecia e Michelin, per valutare eventuali effetti.