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Norvegia

Perché in Norvegia i piani per un’industria più verde stanno incontrando resistenze

Fino ad oggi esportatore di energia, secondo l’operatore di rete nazionale a partire dal 2027 il Paese scandinavo potrebbe avere un deficit energetico

Heroeya, nel sud della Norvegia, il più grande sito industriale onshore del Paese sta pianificando di diventare completamente elettrico, sostituendo l’uso del gas naturale con l’energia dalla rete, parte di una spinta nazionale per ridurre le emissioni di CO2 della Norvegia.

Il piano di Oslo di elettrificare i grandi siti industriali per conformarsi all’Accordo sul clima di Parigi del 2015, però, si sta scontrando con le preoccupazioni degli elettori che le loro bollette elettriche aumenteranno, poiché una domanda più elevata esercita una forte pressione su un’offerta limitata.

È questo il paradosso dell’ambientalismo, tra il desiderio di elettrificare tutto – dai trasporti all’industria – e un altrettanto forte interesse a proteggere la natura dall’impatto negativo della costruzione di nuove centrali elettriche. I costi energetici più elevati sono particolarmente sentiti dai consumatori norvegesi, dato che le riserve naturali del Paese sotto forma di energia idroelettrica per molto tempo hanno comportato un’elettricità nazionale a buon mercato.

Gli elettori norvegesi – per i quali le bollette elettriche più elevate sono attualmente il principale motivo di preoccupazione – stanno già pagando di più a causa della crisi energetica europea, che potrebbe portare al rinvio di alcuni progetti di elettrificazione. Fino ad oggi esportatore di energia, secondo l’operatore di rete nazionale la Norvegia a partire dal 2027 potrebbe avere un deficit energetico, in parte a causa dei suoi piani per elettrificare i grandi siti inquinanti.

ELETTRICITÀ INSUFFICIENTE

Il produttore di fertilizzanti Yara International, una delle società con sede ad Heroeya, utilizza grandi quantità di gas per produrre l’idrogeno di cui ha bisogno per produrre 500.000 tonnellate all’anno di ammoniaca. In futuro spera di produrre idrogeno utilizzando l’energia per rompere le molecole d’acqua, un metodo collaudato ma costoso, su cui Yara sta costruendo un impianto pilota.

Al momento, però, non c’è abbastanza fornitura di elettricità e capacità di rete per alimentare l’elettrificazione su vasta scala, ha affermato Lise Winther, dirigente responsabile del progetto di Yara. “Abbiamo bisogno di energia a prezzi accessibili – ha detto Winther – e anche di un adeguato sostegno governativo per poter fare questo cambiamento. Siamo in una competizione globale e abbiamo bisogno di programmi di sostegno simili a quelli disponibili in altri Paesi”.

Il ministro del Petrolio e dell’Energia, Terje Aasland, ha affermato che le autorità stanno facendo tutto il possibile per impedire alla Norvegia di diventare un importatore netto di energia entro il 2027. “Per evitare un deficit energetico, dobbiamo costruire più energia rinnovabile, più linee di rete elettrica e dobbiamo essere più efficaci nei nostri consumi”, ha spiegato il ministro.

La Norvegia nel 2020 ha prodotto un record di 154 terawattora di elettricità, di cui circa il 90% dall’energia idroelettrica nei bacini arginati e lungo i fiumi, e il resto dai parchi eolici. L’espansione della produzione, però, si sta rivelando complicata. Costruire nuovi siti di energia verde per alimentare la nuova domanda prevista può essere problematico.

Questa settimana alcuni attivisti indigeni ed ambientalisti, tra cui Greta Thunberg, hanno bloccato gli ingressi al ministero dell’Energia per protestare contro 151 nuove turbine eoliche costruite su un terreno utilizzato dai pastori di renne Sami.

Le opzioni per espandere l’energia idroelettrica sono limitate, i parchi eolici onshore stanno affrontando l’opposizione locale in tutto il Paese e i piani per costruire parchi eolici offshore su larga scala sono stati ridimensionati a causa delle controversie sull’esportazione di energia.

PRONTI A LIMITARE LE ESPORTAZIONI

Il governo norvegese è fiducioso di poter realizzare le sue ambizioni di elettrificare i grandi siti inquinanti, citando il primo round di licenze eoliche offshore che verrà lanciato quest’anno e le modifiche apportate per rendere più veloce la costruzione di turbine eoliche onshore. Oslo è pronta anche a limitare le forniture ad altri Paesi, se necessario. A gennaio il governo ha affermato che potrebbe limitare le esportazioni di energia, se i serbatoi d’acqua nelle centrali idroelettriche scendessero a livelli molto bassi.

Lo scorso anno, quando ha presentato per la prima volta i suoi piani, la Norvegia ha attirato l’ira dei Paesi vicini, preoccupati che potesse essere il primo passo verso i Paesi europei, che proteggono le proprie forniture di energia.

La Norvegia – che non è membro dell’Unione europea ma fa parte del mercato comune europeo tramite l’Associazione europea di libero scambio – nega che si tratti di protezionismo, paragonando la sua mossa agli sforzi europei per dare la priorità al riempimento degli stoccaggi di gas per garantire un approvvigionamento invernale sufficiente. Il Paese deve essere determinato anche a raggiungere i suoi obiettivi climatici senza rischiare la perdita di grandi consumatori industriali a favore di altri Paesi, che offrono elettricità più economica.

Stein Lier-Hansen, capo della Federazione delle industrie norvegesi, ha affermato che una mancanza di energia potrebbe stroncare sul nascere le ambizioni di costruire un hub tecnologico di transizione verde ad Heroeya, con le aziende che potrebbero iniziare a guardare altrove. “Abbiamo assistito ad un drammatico aumento della domanda di energia. Quello che stiamo vedendo a Heroeya, ma anche in altri luoghi, sono progetti rinviati, non necessariamente annullati. Nel peggiore dei casi, verranno costruiti in altri Paesi”.

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