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GNL Italia

Perché la carbon tax dell’Unione europea potrebbe sconvolgere il mercato globale del GNL

Il GNL attualmente è escluso dalla carbon border tax, quindi le importazioni per il momento non vengono ulteriormente tassate

Se l’Unione europea dovesse includere il GNL nella sua carbon border tax, il mercato globale del GNL potrebbe affrontare un cambiamento epocale nei prezzi e nei flussi commerciali, entro la fine di questo decennio.

IL CARBON BORDER ADJUSTMENT MECHANISM (CBAM)

Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) dell’Unione europea, comunemente noto come “carbon border tax”, è stato lanciato lo scorso 1° ottobre nella prima fase transitoria per le importazioni nell’Unione europea di diversi gruppi di prodotti ad alta intensità di carbonio.

La prima fase della normativa dell’Unione europea sui prezzi delle importazioni di carbonio non imporrà prelievi sui prodotti, che si applicheranno a partire dal 2026. Tuttavia, agli importatori di ferro e acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, idrogeno ed elettricità in Ue verrà chiesto, ad oggi, di riferire il volume delle loro importazioni e le emissioni di gas serra generate durante la loro produzione, anche se in questa fase non pagheranno alcun costo.

IL CBAM E LA TASSA SUL GNL

Come scrive Tsvetana Paraskova su Oilprice, il GNL attualmente è escluso dalla carbon border tax, e in questo momento, quindi, le importazioni non vengono tassate ulteriormente. L’Ue, però, ha esteso il suo sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) al settore della logistica, il che significa che i carichi di GNL in Europa saranno soggetti ad una carbon tax a partire da quest’anno.

“Per ora, la prima bozza si riferisce solo a nuovi contratti di importazione di GNL, ma non si può escludere una tassa sul metano su tutte le importazioni di GNL che supereranno i limiti definiti”, hanno scritto in un rapporto gli analisti di Wood Mackenzie.

Secondo WoodMac, l’Unione europea potrebbe andare oltre ed includere il GNL nel CBAM, prevedendo  una tassa sull’importazione ai prezzi prevalenti del carbonio nell’ETS. Se l’Ue dovesse includere il GNL nel meccanismo della carbon border tax, il mercato del gas naturale liquefatto diventerebbe un mercato a due livelli, con prezzi premium in Europa e prezzi più bassi nei mercati asiatici emergenti.

L’IMPORTANZA DEL GNL PER L’ITALIA

La questione riguarda naturalmente anche l’Italia, dal momento che, per ridurre le importazioni dalla Russia, l’Italia ha aumentato le importazioni di GNL e il Qatar è stato a lungo il nostro maggior fornitore. Come ha scritto a inizio marzo su X  Francesco Sassi, Research Fellow Energy Geopolitics & Markets del RIE-Ricerche Industriali ed Energetiche di Bologna, “Italia e Qatar sono legati da un contratto a lungo termine per la fornitura di GNL al terminal Adriatic LNG, ed Eni ha firmato anche un nuovo accordo, a partire dal 2026”.

PICHETTO: RIGASSIFICATORI OPERE STRATEGICHE PER LA SICUREZZA ENERGETICA

Sempre ad inizio mese, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo al question time alla Camera aveva sottolineato che “i rigassificatori costituiscono opere strategiche per l’approvvigionamento di gas ai fini della sicurezza energetica nazionale. L’Italia si è attivata per potenziare le infrastrutture per la sicurezza degli approvvigionamenti aumentando la capacità dei terminali di rigassificazione mediante i nuovi FSRU (Unità di rigassificazione e stoccaggio galleggiante) di Piombino e Ravenna, aumentando la capacità di rigassificazione dei terminali esistenti e puntando ad ampliare la capacità di trasporto Sud-Nord lungo la dorsale Adriatica.

I RISULTATI DELL’ITALIA E IL RIGASSIFICATORE DI RAVENNA

Le misure che il governo ha adottato finora hanno permesso una quasi totale emancipazione dalle forniture russe, passando dal 38% del 2021 al 18% del 2022, fino al 4% del totale importato nel 2023. Ai fini della sicurezza del sistema, aveva aggiunto Pichetto, “agli impianti già operativi dovrà aggiungersi la FSRU Singapore al largo di Ravenna, che dal 2025 sarà in grado di stoccare 170mila metri cubi di GNL, con una capacità nominale di rigassificazione continua di circa 5 miliardi di metri cubi l’anno, e dovranno essere eventualmente valutati progetti di sviluppo della capacità di stoccaggio”.

IL RIGASSIFICATORE DI ROVIGO

A metà marzo, nel consuntivo di fine anno, Adriatic LNG, la società che gestisce il rigassificatore di Rovigo, ha comunicato che “nel 2023 Adriatic LNG ha immesso in rete 8,5 miliardi di metri cubi di gas, il valore annuale più alto di sempre, coprendo oltre il 50% delle importazioni italiane”. Nei primi due mesi del 2024, il GNL arrivato ai nostri rigassificatori ha coperto il 20% dei flussi (2,9 miliardi di metri cubi) superando il 19% dell’Algeria (2,8 miliardi di metri cubi), primo fornitore italiano dopo la riduzione dell’import dalla Russia (-80% nel 2023).

LE PREVISIONI SUL MERCATO DEL GNL

In questi presupposti, però, c’è una grande incognita. L’Unione europea – che attualmente fa molto affidamento sulle importazioni di GNL per la sua fornitura di gas naturale – potrebbe ancora aver bisogno di volumi di GNL relativamente elevati dopo il 2026, e potrebbe non decidere di applicare un dazio sull’importazione, che sicuramente influenzerebbe i mercati globali.

Resta da vedere come l’Europa saprà destreggiarsi tra i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni e la sicurezza energetica. “Se l’Ue applicasse questa tassa, ciò spingerebbe al rialzo i prezzi del gas europeo, ma sconvolgerebbe anche i mercati, creando un mercato del GNL a due livelli”, ha affermato Massimo Di Odoardo, vicepresidente ricerca Gas & LNG di Wood Mackenzie.

Ciò potrebbe non andare a vantaggio dell’Europa, perché gli esportatori di GNL con le emissioni più basse ne trarranno maggiori benefici, ma la vicinanza al mercato sarà fondamentale, anche per uno dei principali esportatori, il Qatar, che sta pianificando una massiccia espansione della sua capacità di esportazione entro la fine del decennio.

USA, QATAR E MOZAMBICO

Secondo WoodMac, il Qatar e il Mozambico, ad esempio, richiederanno prezzi elevati del carbonio in Europa, che potrebbero allontanarli dai più vicini mercati emergenti in Asia, che difficilmente introdurranno una tassa di importazione sulle emissioni e che, a differenza dell’Europa, sono destinati solo a veder aumentare la loro domanda di GNL nei prossimi anni.

D’altro canto, secondo le stime di WoodMac, gli Stati Uniti hanno alcuni dei progetti GNL con le emissioni più elevate al mondo, e probabilmente questi progetti saranno motivati ad agire per ridurle.

GNL ED EMISSIONI

Tuttavia, secondo Wood Mackenzie, la portata e l’entità delle future tasse sulle emissioni delle importazioni di GNL saranno fondamentali per ridurre le emissioni nel settore su larga scala. “Se fosse solo l’Europa ad imporre delle tasse, non raggiungerebbe l’obiettivo della decarbonizzazione su larga scala dei progetti GNL a livello globale”, osserva Constance. Il risultato più probabile sarà invece un mercato del GNL bipartito.

“Se ci sarà un impatto materiale, per le importazioni di GNL sarà richiesto un prezzo del carbonio più vicino ai 200 dollari USA/t CO2e. Inoltre, questo dovrebbe essere introdotto a livello globale, affinché sia veramente efficace nel ridurre l’intensità del carbonio, ed è improbabile che ciò avverrà. Per ora – ha concluso Di Odoardo – tutti gli occhi saranno puntati sull’Europa, per vedere cosa deciderà”.

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