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mercato elettrico Ue

Perché la Francia è sotto pressione nelle trattative sulla riforma del mercato elettrico Ue

Parigi vuole applicare i Contratti per Differenza per finanziare l’estensione della durata dei suoi reattori nucleari come parte della riforma. A questa mossa si oppongono Germania e Spagna, poiché temono che ciò darà agli industriali francesi un vantaggio competitivo

Mentre Francia e Germania negoziano un accordo congiunto per risolvere le divergenze sulla riforma del mercato elettrico proposta dall’Unione europea, la Spagna – che detiene la presidenza di turno Ue – mercoledì scorso ha presentato una nuova proposta di compromesso, che sembra mettere Parigi con le spalle al muro.

La Commissione europea ha presentato la proposta di riforma del mercato elettrico nel marzo 2023, nel tentativo di contenere l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica causato dalla guerra in Ucraina e dalla diminuzione delle forniture di gas russo. Quello che doveva essere un processo rapido, però, si è impantanato nei dibattiti sugli aiuti statali per i produttori di energia.

LA QUESTIONE DEI CONTRATTI PER DIFFERENZA

Parigi vuole applicare i Contratti per Differenza (CfD) bidirezionali per finanziare l’estensione della durata dei suoi 56 reattori nucleari esistenti come parte della riforma, in linea con la proposta originale della Commissione europea. A questa mossa si oppongono Paesi Ue come Germania e Spagna, che sono impegnati in una transizione verso l’elettricità rinnovabile al 100% e temono che ciò darà agli industriali francesi un vantaggio competitivo sleale, aprendo le porte ad un’energia nucleare abbondante ed economica. I CfD avrebbero anche il vantaggio di sostituire il tanto denigrato sistema ARENH francese, che regola la vendita di elettricità dalla storica flotta nucleare del Paese e che scadrà il 31 dicembre 2025.

Per sbloccare i negoziati, in fase di stallo da diversi mesi, Francia e Germania si sono impegnate a negoziare un “accordo congiunto”, secondo le parole del presidente francese Emmanuel Macron, intervenuto dopo il vertice di Amburgo del 9-10 ottobre.

Subito dopo il vertice di Amburgo, la Spagna ha presentato una nuova proposta di compromesso, che eliminava completamente la possibilità di finanziare il repowering degli asset esistenti con i CfD. Secondo fonti francesi e tedesche, questa proposta radicale – rivelata mercoledì scorso dal sito online Contexte – ha suscitato “sorpresa” a Parigi e Berlino.

LA PRESSIONE DA PARTE DELLA SPAGNA

Con la proposta spagnola i francesi ora sembrano con le spalle al muro. Mercoledì, nel corso di una conferenza stampa, il ministro tedesco dell’Economia e del Clima, Robert Habeck, ha ribadito le preoccupazioni della Germania sul rischio di distorsioni della concorrenza, se il prolungamento della durata degli impianti nucleari esistenti fosse finanziato con i CfD.

“Il disaccordo, per una volta, non ha nulla a che fare con la forma di energia, nucleare o rinnovabile”, ha detto Habeck. Ha a che fare con il fatto che la Francia fa affidamento sull’azienda statale EDF come appaltatore principale per i CfD, a loro volta garantiti dallo Stato francese. “Grazie alle garanzie statali, EDF può fare quello che un sistema di economia di mercato non può fare”, ha spiegato Habeck, aggiungendo che “questo è quello che va chiarito, e siamo sulla strada del chiarimento”.

In questo senso, secondo gli osservatori, la proposta della Spagna di abolire del tutto i CfD per ripotenziare gli asset esistenti potrebbe essere anche un tentativo di costringere Parigi a sedersi e scendere a compromessi. “Ciò potrebbe avere senso considerando il desiderio della presidenza spagnola di concludere il dossier entro la fine dell’anno e spingere la Francia a negoziare con la Germania più rapidamente di quanto si aspettasse”, ha commentato Phuc-Vinh Nguyen, ricercatore del think tank europeo Institut Jacques Delors.

LE ELEZIONI EUROPEE E L’INCONTRO DEI MINISTRI UE DELL’ENERGIA

I Paesi Ue sono sottoposti a pressioni affinché raggiungano una posizione comune il prima possibile, in modo da lasciare tempo sufficiente per negoziare un accordo finale sulla riforma proposta con il Parlamento europeo prima delle elezioni europee in programma il prossimo giugno. I 27 ministri dell’Energia Ue domani si incontreranno a Lussemburgo per una riunione del consiglio energetico potenzialmente decisiva per cercare di elaborare una posizione comune. Successivamente sono previsti solo due consigli ufficiali sull’energia, il 5 e il 19 dicembre.

Il ruolo della Spagna nel tentativo di forzare un accordo prima del Consiglio Energia di domani “sembra plausibile”, ha confermato Nicolas Goldberg, esperto del mercato energetico del Columbus Consulting. Parigi, però, non si arrenderà così facilmente. “L’ottimismo mostrato da Macron potrebbe suggerire che la Francia non è pronta a rinunciare ai CfD per gli impianti nucleari esistenti”, ha affermato Nguyen.

I CONTRATTI PER DIFFERENZA E LE CENTRALI NUCLEARI FRANCESI

Secondo Nguyen, ci sono diverse ragioni per cui la Francia continua ad insistere sui CfD per le centrali nucleari esistenti: in primo luogo, perché consentirebbero di regolare i prezzi al consumo fissando un tetto al di sopra del quale i produttori di elettricità ridistribuirebbero i loro benefici ai consumatori, una mossa sostenuta sia dai gruppi di consumatori che dai fornitori di elettricità. “Sosteniamo pienamente la proposta iniziale della Commissione europea sull’uso dei CfD per incoraggiare gli investimenti nella capacità di produzione nuova ed esistente”, ha affermato un gruppo di consumatori e fornitori di elettricità in una dichiarazione pubblicata giovedì scorso.

In secondo luogo, perché Francia e Germania “non vogliono un modello sovvenzionato” per il mercato elettrico europeo, fatta eccezione per i grandi consumatori di elettricità, in linea con il desiderio di Berlino di soddisfare le richieste dei suoi industriali. “Vogliamo un modello che corrisponda ai costi di produzione dell’elettricità”, ha detto Macron ad Amburgo, ripetendo un argomento spesso sostenuto dai funzionari francesi durante i briefing con i media.

L’APPELLO AD EDF E IL PARERE DEI PARLAMENTARI FRANCESI

Si tratta di un appello ad EDF, a cui il governo francese ha chiesto di fissare un prezzo per la sua elettricità più vicino al livello dei costi di produzione nucleare – circa 60-70 MWh, secondo una fonte francese. Ciò consentirebbe a Macron anche di mantenere la promessa, fatta a settembre al popolo francese, di “riprendere il controllo dei prezzi dell’elettricità” entro la fine dell’anno. Finché il nuovo sistema di finanziamento rispetta le norme Ue sugli aiuti di Stato, “si può fare, ma sarebbe meglio in un quadro europeo”, ha commentato l’esperto del mercato energetico Goldberg.

Tuttavia, secondo lui, i funzionari francesi dovranno fare attenzione a dove verrà fissato il tetto del CfD, poiché ciò potrebbe privare EDF di entrate fondamentali, in un momento in cui la società è in difficoltà finanziarie. Contattati da Euractiv, il ministero francese dell’Energia e l’Eliseo hanno rifiutato di commentare.

Tuttavia, nel Parlamento francese i parlamentari sono più loquaci, e spiegano che la proposta di compromesso spagnola è inaccettabile. “La proposta della presidenza spagnola porterà la Francia a difendere i propri interessi: sviluppare questa proposta o legiferare noi stessi”, ha affermato Antoine Armand, portavoce di Renaissance (il partito di Macron) all’Assemblea nazionale francese. “Molti di noi sono pronti”, ha scritto Armand su Twitter, suggerendo che la Francia alla fine potrebbe decidere di agire da sola nella riforma del proprio mercato elettrico.

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