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Carbonio

Perché la Ue vuole posticipare la scadenza per l’emissione di quote gratuite CO2

Il termine entro il quale le autorità competenti devono concedere l’assegnazione gratuita dovrebbe essere posticipato dal 28 febbraio al 30 giugno

L’Ue vuole posticipare di quattro mesi la scadenza annuale per l’emissione adeguata di quote di carbonio gratuite europee per tenere conto del lavoro amministrativo. È quanto emerge da una bozza di testo della direttiva riveduta sul sistema di scambio di quote di emissione.

PROBLEMI AMMINISTRATIVI IMPONGONO SLITTAMENTO DA FEBBRAIO A GIUGNO

La bozza di testo afferma che gli adeguamenti annuali alle assegnazioni gratuite di quote hanno migliorato gli incentivi ma anche aumentato il lavoro amministrativo, rendendo “non operativa” la data di emissione del 28 febbraio, si legge su S&p Global.

“Il termine entro il quale le autorità competenti devono concedere l’assegnazione gratuita dovrebbe pertanto essere posticipato dal 28 febbraio al 30 giugno e il termine entro il quale gli operatori devono restituire le quote dovrebbe essere posticipato dal 30 aprile al 30 settembre”, si legge nella bozza di testo.

PERCHE’ SONO IMPORTANTI LE QUOTE GRATUITE

La visibilità sugli adeguamenti all’assegnazione gratuita di quota di emissioni è particolarmente importante per quei settori – ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, elettricità e idrogeno – che saranno coperti dal meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera.

La bozza ha inoltre riconosciuto la necessità di modificare le descrizioni delle attività di cui all’allegato I della direttiva 2003/87/CE per garantire parità di trattamento degli impianti.

“L’EU ETS dovrebbe incentivare la produzione da impianti che riducono in tutto o in parte le emissioni di gas a effetto serra. È pertanto necessario modificare la definizione dei prodotti e dei processi e delle emissioni contemplati per alcuni parametri di riferimento per garantire condizioni di parità per gli impianti che utilizzano nuove tecnologie che riducano in parte o del tutto le emissioni di gas serra e le tecnologie esistenti”, si legge nel testo.

A FEBBRAIO IL VOTO SULL’ACCORDO PRELIMINARE

Il testo non è definitivo e le commissioni Coreper ed ENVI voteranno sull’accordo preliminare sulla revisione dell’EU ETS a febbraio.

LA REVISIONE DI DICEMBRE

La bozza di testo è arrivata quasi un mese dopo il completamento di un’importante riforma dell’ETS dell’UE, che ha aumentato le ambizioni di riduzione delle emissioni di carbonio fino al 2030, introducendo la rimozione delle quote gratuite e confermando l’inclusione della navigazione marittima e un nuovo ETS II per edifici e trasporti.

L’accordo principale prevede che i 10.000 impianti coperti dall’ETS riducano le proprie emissioni di carbonio del 62% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030, un punto percentuale in più rispetto a quanto proposto dalla Commissione europea e un aumento del 44% rispetto all’obiettivo attuale.

Una riduzione una tantum delle quote UE di 90 milioni di tonnellate di CO2e nel 2024 e di 27 milioni di tonnellate di CO2e nel 2026 aiuterebbe l’Europa a raggiungere l’obiettivo, in combinazione con una riduzione annuale delle quote di emissioni del 4,3% dal 2024 al 2027 e del 4,4% dal 2028 al 2030 , come precedentemente concordato dal Consiglio dell’UE e dal Parlamento europeo.

NESSUNA MODIFICA PER LE MISURE CBAM

Non sono state apportate modifiche alla tempistica relativa alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Le quote di carbonio gratuite per i settori esposti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio continueranno a essere gradualmente eliminate per un periodo di nove anni tra il 2026 e il 2034, consentendo l’introduzione graduale del CBAM.

La bozza di testo afferma inoltre che la riserva stabilizzatrice del mercato, che garantisce la stabilità dei prezzi per gli impianti coperti dall’ETS, “dovrebbe essere rafforzata in modo attento per migliorare la sua reattività a evoluzioni ingiustificate dei prezzi”.

Ciò include il prolungamento del tasso annuo di assunzione di quote aumentato (24%) oltre il 2023, oltre alla creazione di una soglia di 400 milioni di quote.

“Per garantire l’ordinata messa all’asta delle quote svincolate dalla riserva stabilizzatrice di mercato ai sensi della presente misura di salvaguardia e per migliorare la prevedibilità del mercato, tale misura non dovrebbe applicarsi nuovamente fino a quando non siano trascorsi almeno 12 mesi dalla fine del precedente rilascio di quote sul mercato ai sensi la misura”, si legge nella bozza di testo.

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