Secondo S&P Global Commodity Insights, i produttori di acciaio europei, quando possibile, passeranno principalmente ai forni elettrici ad arco (EAF) con l’uso di idrogeno
L’Europa, in base alle previsioni, dovrebbe ridurre le emissioni di carbonio del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Con circa 200 milioni di tonnellate/anno di emissioni di CO2, l’industria siderurgica è responsabile del 5% delle emissioni globali.
Per decarbonizzare questo settore, i produttori di acciaio europei stanno cambiando tecnologia. Secondo Eurofer, l’associazione europea dell’acciaio, attualmente vi sono circa 60 progetti con il potenziale di ridurre le emissioni di 81,5 milioni di tonnellate/anno entro il 2030.
LE PREVISIONI DI S&P SUI PROGETTI DI ACCIAIO A BASSO CONTENUTO DI CO2
Secondo S&P Global Commodity Insights, i produttori di acciaio europei, quando possibile, passeranno principalmente ai forni elettrici ad arco (EAF) con l’uso di idrogeno.
La maggior parte dei progetti dovrebbe essere completata tra il 2030 e il 2045, con diverse aziende che sono riuscite ad ottenere fondi.
LE PREVISIONI SULLA DOMANDA DI ACCIAIO
Dal momento che si prevede che la domanda globale di acciaio aumenterà del 30% entro il 2050, rispetto agli 1,88 miliardi di tonnellate prodotte nel 2022, a spingere verso la decarbonizzazione dell’industria siderurgica dovrebbe essere in primis l’adozione di processi di produzione a basse emissioni di carbonio. Per questo motivo, l’industria dovrà attuare un cambiamento radicale, poiché l’acciaio è una materia prima fondamentale per moltissime industrie, che lo utilizzano per ridurre le emissioni Scope 3.
IL “DIGITAL GREEN STEEL PROJECT” DI PIOMBINO
Lo scorso 17 gennaio è stato siglato il protocollo d’intesa coi colossi di acciaio e meccanica Metinvest-Danieli. Il documento, firmato da Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Regione Toscana, Comune di Piombino, Metinvest e Danieli, ha l’obiettivo di “assicurare i presupposti per il rilancio del sito siderurgico”, con i firmatari che “si impegnano da subito a realizzare uno studio coordinato di fattibilità” per determinare le condizioni di operatività del polo e valorizzare l’industria del territorio. La stipula dell’accordo è prevista entro 4 mesi, poi inizierà l’iter autorizzativo. L’avvio della produzione della nuova società italo-ucraina dovrebbe avvenire nel 2027.
Per il “Digital green steel project” (questo il nome del progetto) è stato stimato un investimento di 2,2 miliardi di euro: per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, impiegherà 1.500 lavoratori, che a regime dovrebbero produrre 2,7 milioni di tonnellate di nastri d’acciaio l’anno. Per il ministro Adolfo Urso si tratta di “un passo cruciale per il rilancio di Piombino, che assumerà un ruolo sempre più centrale nel contesto del piano siderurgico nazionale”.
Il governatore toscano, Eugenio Giani, ha spiegato che “il progetto avrà il supporto della Regione, abbiamo garantito investimenti per porto e infrastrutture”. L’impianto – che occuperà circa 260 ettari – permetterà anche di ridurre di quasi la metà l’import di nastri e – come hanno spiegato le aziende coinvolte – utilizzerà tecnologie innovative, come il riutilizzo di scarti e acque e basse emissioni.
LA PRODUZIONE DI ACCIAIO ALL’EX ILVA DI TARANTO
Nel novembre scorso a Taranto si è svolto un convegno, organizzato da Legambiente, dal titolo “L’acciaio oltre il carbone. Nuovi orizzonti a tutela della salute, dell’ambiente, del lavoro”, in cui si è parlato di decarbonizzazione, salute e occupazione.
Durante l’evento, Legambiente ha proposto di “rendere obbligatoria la valutazione preventiva dell’impatto sanitario (VIS), per stabilire se e quanto si possa produrre senza compromettere la salute degli abitanti e dei lavoratori di Taranto”.
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha affermato che, “per salvare l’ex Ilva, siderurgia e rinnovabili devono convivere. Solo imboccando senza tentennamenti la strada della decarbonizzazione è possibile garantire la produzione di un settore hard to abate come quello dell’acciaio, che è strategico per l’economia di Taranto, della Puglia e di tutto il Paese”.
Tra le altre proposte emerse dal convegno: definire delle linee guida nazionali di politica industriale per orientare le scelte delle imprese verso decarbonizzazione e innovazione dei processi produttivi; accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili, abbattendo le barriere burocratiche che ne ostacolano sviluppo, e promuovere una filiera industriale italiana delle rinnovabili.
In attesa di capire esattamente il futuro dell’ex Ilva di Taranto, più di recente, a gennaio, il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, ha spiegato che l’industria italiana ha l’obiettivo “arrivare all’orizzonte del 2030 con una elettrosiderurgia, quindi con 20 milioni di tonnellate di acciaio, sui 24-25 milioni che produciamo, completamente green”.
PRODUZIONE DI ACCIAIO ED EMISSIONI DI CO2
Secondo i dati Worldsteel del 2022, in media, ogni tonnellata di acciaio prodotta comporta l’emissione di 1,91 tonnellate di CO2. L’intensità del carbonio cambia a seconda del percorso e delle materie prime utilizzate per produrre l’acciaio. Il processo dell’altoforno e del forno ad ossigeno basico rilascia le emissioni di carbonio più elevate: 2,33 tonnellate per tonnellata di acciaio grezzo.
In Europa, il 57% dell’acciaio viene prodotto attraverso il percorso degli altiforni che utilizzano il carbone come materia prima, mentre il resto dal percorso dei forni ad arco elettrico che, come materia prima, utilizzano i rottami.
LE SFIDE DEL SETTORE
Oggi la maggior parte dei finanziamenti vengono indirizzati alla sostituzione delle tecnologie degli altiforni. La produzione DRI (direct reduced iron) utilizza idrogeno verde per alimentare gli EAF, a loro volta alimentati da energie rinnovabili. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, ci sono ancora molte sfide che il settore deve superare.
Ad esempio, i problemi nel reperire rottami sufficienti probabilmente diventeranno più comuni. Attualmente l’offerta globale annua di rottame è stimata intorno ai 600-650 milioni di tonnellate/anno ma, secondo l’ultimo rapporto pubblicato da UK Steel, la domanda dovrebbe aumentare fino a 800 milioni di tonnellate/anno entro il 2030 e a circa 1 miliardo di tonnellate entro il 2050.
L’energia verde e l’idrogeno oggi non sono facilmente reperibili ed economicamente sostenibili e, sebbene l’Unione europea abbia fornito fondi per sostenere la transizione graduale, queste questioni fondamentali devono ancora essere risolte.