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Hoekstra COP30

Perché l’attacco di Hoekstra alla Cina rischia di compromettere la COP30

“Continueremo a lavorare con loro ma questa, a mio avviso, è un’occasione persa di fare ciò che è necessario e di fare ciò che è anche correlato ad un attore responsabile di questa importanza e di queste dimensioni”, ha dichiarato il commissario Ue al Clima

Il commissario Ue per il Clima, Wopke Hoekstra, sta attaccando la Cina a poche settimane dal vertice ONU sul clima COP30, già compromesso dal ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi del 2015. Alcuni diplomatici e osservatori si sono chiesti cosa sperasse di ottenere Wopke Hoekstra quando, il mese scorso, ha attaccato Pechino per quello che ha descritto come “un piano climatico chiaramente deludente”, soprattutto dopo che l’Unione europea non è riuscita a presentare una propria strategia.

LE DICHIARAZIONI DI HOEKSTRA SULLA CINA

La mossa ha sollevato timori di una frattura tra Cina ed Europa in vista della COP30 in programma a novembre in Brasile, dove i due blocchi saranno le forze dominanti, dopo che il presidente americano Donald Trump a gennaio ha dichiarato che gli USA non avrebbero più partecipato al processo e avrebbero formalmente abbandonato l’accordo di Parigi.

Hoekstra, però, non si è piegato. La promessa della Cina di ridurre l’inquinamento climatico tra il 7 e il 10% entro il 2035 meritava un discorso diretto, ha affermato in un’intervista a Politico. “Per quanto io sia nel campo della diplomazia, non ha senso suggerire che ciò sia quasi sufficiente”.

“Ogni Paese deve assumersi la responsabilità del proprio inquinamento che sta distruggendo il pianeta”, ha affermato, aggiungendo che avrebbe continuato a cercare il dialogo con la Cina. “Continueremo a lavorare con loro ma questa, a mio avviso, è un’occasione persa di fare ciò che è necessario e di fare ciò che è anche correlato ad un attore responsabile di questa importanza e di queste dimensioni”.

L’UNIONE EUROPEA NON HA ANCORA PRESENTATO IL SUO NUOVO OBETTIVO CLIMATICO

L’Unione europea, tormentata dal proprio disaccordo interno, non ha ancora presentato un obiettivo formale, come richiesto dall’accordo di Parigi. Al suo posto, ha rilasciato una “dichiarazione d’intenti”, in cui afferma che ridurrà le sue emissioni di gas serra tra il 66,3% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2035.

Le critiche di Hoekstra hanno scatenato una straordinaria risposta da parte del Ministero degli Esteri cinese, che con l’agenzia Reuters si è lamentato dei “doppi standard e della cecità selettiva” dell’Ue e ha avvertito che “tale retorica interrompe la solidarietà globale nell’affrontare il cambiamento climatico e mina il clima di cooperazione”.

LUNEDÌ PROSSIMO HOEKSTRA INCONTRERÀ I NEGOZIATORI CINESI

Lunedì prossimo Hoekstra siederà di fronte ai negoziatori cinesi per la prima volta dallo scoppio della controversia. I colloqui in Brasile rappresentano l’ultimo incontro preparatorio prima dell’inizio della COP30 nella città amazzonica di Belém.

Mentre gli Stati Uniti cercano in tutti i modi di promuovere i combustibili fossili e minimizzare i crescenti investimenti globali nell’energia pulita, gran parte del resto del mondo si aspetta che Cina e Ue intervengano e trasmettano un messaggio alternativo e unificato sull’abbandono di carbone, petrolio e gas.

L’IMPORTANZA DELLA COLLABORAZIONE UE-CINA IN VISTA DELLA COP30

La risposta di Hoekstra all’obiettivo climatico della Cina si è distinta tra i funzionari europei e delle Nazioni Unite, persino tra molti gruppi di difesa del clima, che hanno ampiamente evitato il conflitto e accettato la storia di Pechino, che ha promesso poco e mantenuto più di quanto promesso. “Le critiche agli altri possono essere credibili solo se diamo il buon esempio, e le osservazioni di Hoekstra appaiono più come un tentativo di distogliere l’attenzione dalle carenze dell’Europa, che come una strategia climatica coerente”, ha affermato il parlamentare europeo dei Verdi Michael Bloss.

“In questo momento parliamo di grandi cose, ma non abbiamo nulla da mostrare”, ha dichiarato Bloss a Politico, riferendosi al mancato rispetto, da parte dell’Ue, della scadenza per la presentazione del suo piano climatico per il 2035. “Non è così che si motiva il resto del mondo ad agire”, ha aggiunto, avvertendo che “senza una stretta cooperazione Ue-Cina, il processo della COP30 è in pericolo”.

ALCUNI PAESI UE SOSTENGONO LA MOSSA DI HOEKSTRA

L’approccio di Hoekstra gode di un certo sostegno nelle capitali europee, dove puntare il dito contro la continua espansione del carbone in Cina è una scusa comune per fare meno in patria. I funzionari francesi, ad esempio, sono stati irremovibili sulla necessità che la Cina intensifichi i suoi sforzi nella lotta globale contro il cambiamento climatico. L’obiettivo climatico della Cina per il 2035 “è stato assolutamente deludente, possono fare molto meglio”, ha affermato un funzionario del governo francese, a cui è stato concesso l’anonimato per discutere di questioni diplomatiche delicate.

Hanno promesso di continuare a “spingere la Cina ad abbracciare pienamente il suo ruolo di leader climatico, che dovrebbe logicamente assumere” prima della COP30, perché “è il più grande emettitore di gas serra al mondo, uno dei maggiori emettitori storici e ha i mezzi economici e finanziari per avere una vera politica di leadership climatica”.

HOEKSTRA HA POCA AUTOREVOLEZZA?

Altri si sono chiesti se la strategia di Hoekstra sia quella giusta, soprattutto dopo che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva appena sopportato l’imbarazzo di presentarsi ad un vertice ONU a New York senza un piano formale Ue. La frattura tra le due potenze sulla politica climatica arriva in un momento in cui le tensioni commerciali potrebbero esacerbarsi, con Bruxelles che cerca di intensificare le sue misure di difesa commerciale contro Pechino.

“Hoekstra è un peso”, ha affermato un alto diplomatico per il clima di un Paese europeo che non è d’accordo con il suo approccio aggressivo nei confronti della Cina. “Ha sempre l’aspetto e la voce di uno che ha appena lasciato un campo da golf e vuole bersi un bicchiere di vino. Non conosco nessuno che pensi che abbia l’autorevolezza necessaria”.

LA DIFESA DEL COMMISSARIO EUROPEO

Il commissario Ue al Clima ha liquidato le critiche al suo approccio: durante un evento a Bruxelles ad inizio ottobre, ha affermato che “tendiamo a sopravvalutare la nostra capacità di influenzare, su larga scala, il processo decisionale della Cina. Non sono affatto convinto che, se avessimo presentato una proposta prima, avremmo spostato l’ago della bilancia”. Hoekstra ha aggiunto che, quando la Cina è responsabile di circa il 30% delle emissioni globali, “se la risposta è una riduzione delle emissioni dal 10% al 7%, anche se si volesse fare il massimo sforzo diplomatico possibile, è davvero difficile fare come se ciò fosse sufficiente”.

Un funzionario della Commissione europea ha detto che il team di Hoekstra sta discutendo con la Cina per un incontro bilaterale in vista della COP30. Questo, però, non accadrà in Brasile lunedì prossimo, perché “Pechino non ha inviato un rappresentante del rango ministeriale di Hoekstra”, ha affermato il funzionario. A fine ottobre Canada, Cina e Unione europea guideranno un vertice ministeriale sul clima a Toronto, offrendo l’opportunità di un incontro.

LA POSIZIONE DI TERESA RIBERA

Il rapporto di Hoekstra con la Cina contrasta con quello della vicepresidente esecutiva Teresa Ribera. Quest’ultima, diplomatica veterana del clima, di recente ha incontrato a Bruxelles l’ex inviato cinese per il clima Xie Zhenhua, un’insolita violazione del protocollo.

A luglio, dopo che Hoekstra aveva segnalato che l’Ue non avrebbe firmato una dichiarazione congiunta con la Cina, a meno che non avesse mostrato “maggiore ambizione”, Ribera ha mediato un accordo in cui Pechino non ha fatto alcuna concessione. Parlando a Politico, la vicepresidente Ue ha sottolineato la necessità che la COP30 proietti unità contro il revisionismo sui combustibili fossili dell’amministrazione Trump. “Alla COP30 dobbiamo presentare un messaggio chiaro sul fatto che il sistema multilaterale sia pronto a lavorare insieme e sia sostenuto da tutte le parti, quasi tutte”, ha dichiarato.

Steffen Menzel, del think tank sul clima E3G, ha affermato che Hoekstra e Ribera “rappresentano voci diverse e toni diversi a Bruxelles e in tutta l’Unione europea”. Menzel non riscontra alcun problema nel linguaggio più duro di Hoekstra: “è giusto che l’Ue sia molto chiara sull’impegno cinese o sull’azione per il clima quando non è sufficiente, e questo non esclude la cooperazione. L’Unione europea può e deve essere presente con una posizione forte”, ha concluso.

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