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Perché le raffinerie europee dovranno affrontare difficili compromessi

Raffinerie

L’UE implementerà sanzioni su tutti i prodotti petroliferi russi a partire dal 5 febbraio, lasciando all’Europa il compito di sostituire circa 2,5 milioni di tonnellate/mese di fornitura di gasolio

Le raffinerie europee dovranno aumentare le corse di greggio per soddisfare la domanda di diesel, quando l’Unione Europea vieterà quello russo a partire da febbraio. Ciò però potrebbe portare ad un eccesso di offerta di altri prodotti e far scendere i prezzi.

L’UE implementerà sanzioni su tutti i prodotti petroliferi russi a partire dal 5 febbraio, lasciando all’Europa il compito di sostituire circa 2,5 milioni di tonnellate/mese di fornitura di gasolio. Le raffinerie europee – scrive Benedict George su Argus Media – cercheranno di aumentare i rendimenti del diesel per colmare parte di tale divario e beneficiare dei robusti margini derivanti dalla riduzione delle forniture, ma dovranno bilanciare i profitti del diesel con le perdite su altri prodotti petroliferi – in particolare la benzina – poiché la domanda sarà bassa in inverno. In alcuni giorni di dicembre la benzina Eurobob è stata scambiata in sconto rispetto al greggio, ben al di sotto dei livelli di pareggio per le raffinerie.

LE PROBABILI STRATEGIE DELLE RAFFINERIE EUROPEE

Per minimizzare l’effetto di un eccesso di offerta di benzina sui loro bilanci, le raffinerie europee probabilmente cercheranno di massimizzare i volumi di idrocracker a scapito dei cracker catalitici fluidi (FCC), poiché il primo aumenta la resa del diesel e il secondo la benzina.

L’aumento delle corse di greggio aumenterà l’offerta di altri prodotti oltre alla benzina. L’olio combustibile a bassissimo tenore di zolfo (VLSFO) per gran parte degli ultimi due anni ha avuto un prezzo superiore ai livelli di pareggio per le raffinerie, ma negli ultimi due mesi è sceso ad uno sconto rispetto al greggio a causa di venti macroeconomici contrari. A volte, a dicembre, i distillati medi sono sembrati gli unici prodotti su cui i raffinatori hanno potuto trarre profitto.

La rigidità dei mercati del diesel rispetto ad altri prodotti sta influenzando anche le materie prime intermedie. Di solito, gli idrocracker utilizzano gasolio da vuoto ad alto contenuto di zolfo (VGO), mentre gli FCC utilizzano VGO a basso contenuto. Quest’anno però il diesel è stato così costoso che alcune raffinerie hanno incanalato entrambi i tipi di VGO negli idrocracker, interrompendo le normali correlazioni di prezzo tra i due carburanti stradali e le due qualità di materie prime. Poiché le sanzioni danno sostegno ai prezzi del diesel, nei prossimi mesi le raffinerie probabilmente dovranno affrontare degli incentivi raddoppiati per incanalare le materie prime negli idrocracker.

Dalla fine del 2021 i prezzi più alti del gas hanno aumentato i costi di produzione del diesel per le raffinerie, e ancora di più dall’invasione russa dell’Ucraina a febbraio. I prezzi del gas influenzano direttamente i margini di profitto delle raffinerie soprattutto per la produzione di diesel, perché l’idrocracking si basa in parte sull’idrogeno estratto dal gas naturale. I costi di produzione più elevati hanno sostenuto i margini del diesel rispetto al greggio, poiché gli acquirenti inizialmente hanno risposto riducendo le scorte di diesel, ma ora queste sono così basse che serve una maggiore produzione per soddisfare la domanda marginale.

LE 3 RAFFINERIE PIÙ COLPITE

La maggior parte delle raffinerie europee dovrà destreggiarsi tra questi insoliti compromessi economici e allo stesso tempo adattarsi a lavorare senza il greggio russo, a causa del divieto UE sulle importazioni via mare entrato in vigore il 5 dicembre. Finora, complessivamente, questo cambiamento è stato relativamente fluido. Alcuni greggi europei che di solito vanno in Asia-Pacifico rimangono in Europa, mentre il greggio russo si dirige verso Cina e India. Per quelle raffinerie particolarmente vulnerabili alla perdita di greggio russo, però, l’adeguamento logistico probabilmente continuerà ad ostacolare le corse nei primi mesi del 2023.

Tre raffinerie sono colpite in modo sproporzionato: la raffineria Schwedt da 226.000 barili/giorno di PCK e la raffineria Leuna da 236.000 barili/giorno di TotalEnergies, nella Germania orientale, facevano affidamento sul greggio convogliato dalla Russia, e la raffineria italiana di Priolo Gargallo (in Sicilia) da 320.000 barili/giorno è di proprietà della russa Lukoil, una società evitata dalla maggior parte del settore finanziario.

Il rischio di chiusura gravava su Priolo da mesi, perché Lukoil non poteva accedere al credito per acquistare greggio non russo. Il governo italiano ha offerto delle garanzie per rassicurare i creditori e ha agito per vie legali per rilevare la raffineria, se necessario. All’inizio di dicembre sembra esserci stata una svolta, con lo sbarco di un carico di greggio azero alla raffineria. Il governo dice che sta parlando con dei potenziali acquirenti per l’impianto.

In Germania, Schwedt e Leuna smetteranno di prendere greggio dall’oleodotto russo dopo il 1° gennaio 2023, anche se le consegne dell’oleodotto sono esenti dalle sanzioni UE. Entrambe le raffinerie possono prelevare greggio attraverso un oleodotto dal porto polacco di Danzica, anche se non abbastanza per raggiungere le rispettive capacità. Schwedt può ricevere greggio attraverso un oleodotto dal porto tedesco di Rostock. Entrambe le raffinerie potrebbero essere costrette ad operare al di sotto della capacità, almeno temporaneamente.

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