Dopo che il ramo di gestione patrimoniale della banca e State Street Global Advisors hanno dichiarato che lascerà il Climate Action 100+, gli investitori si chiedono se il greenhushing sia dovuto a una reazione anti-Esg
Greenhushing o greenwashing? È la domanda che si sta ponendo il mondo Esg dopo che JPMorgan Asset Management e State Street Global Advisors hanno lasciato il più grande gruppo di investitori al mondo nato per combattere il cambiamento climatico.
L’ADDIO DI JPMORGAN E STATE STREET GLOBAL ADVISORS
I due colossi finanziari, come riporta Bloomberg, hanno infatti lasciato Climate Action 100+, la coalizione di investitori che spinge le principali aziende inquinatrici a decarbonizzare. Ma perché molte aziende che iniziano un percorso di sostenibilità non comunicano i propri risultati e anzi li nascondono? La tendenza è chiamata greenhushing (hush significa silenziare) ed è un fenomeno in aumento tra le grandi aziende americane, che spesso scelgono il silenzio nel tentativo di evitare controlli e accuse di greenwashing.
PERCHÉ SI LASCIA IL GRUPPO DI INVESTITORI
Tanto che Bloomberg ipotizza che sono stati proprio i “feroci attacchi repubblicani alle strategie di investimento ambientali, sociali e di governance negli Stati Uniti” a spingere queste aziende, come molte altre, a minimizzare o mascherare i propri sforzi in materia di sostenibilità.
Un altro modo di vedere la cosa è che alcuni grandi investitori si iscrivono a iniziative come CA100+ “solo quando vi è un chiaro vantaggio di marketing nel farlo. Solo pochi anni fa essere firmatario di un gruppo come CA100+ era visto come un distintivo d’onore fortemente pubblicizzato nei comunicati stampa e nei rapporti aziendali. Oggi, l’adesione è diventata una responsabilità e coloro che non sono mai stati veramente impegnati nella causa sono i primi ad abbandonarla”.
Mark Campanale, fondatore e direttore di Carbon Tracker, società di ricerca sulla transizione energetica, è pronto a concedere agli asset manager il beneficio del dubbio. Campanale ha affermato che la lobby anti-Esg ha “instillato il timore di Dio” negli investitori e ciò diventerà ancora più estremo se Donald Trump trionferà nelle elezioni presidenziali americane entro la fine dell’anno. In questo scenario, la sostenibilità sta diventando sotterranea, sottolinea il sito finanziario.
LE MOTIVAZIONI DI STATE STREET GLOBAL ADVISORS JPMORGAN, E BLACKROCK
State Street Global Advisors, che gestisce 4,1 trilioni di dollari, ha dichiarato che il rinnovamento del CA100+ in cui ci si aspetta che i firmatari adottino un approccio più pratico richiedendo alle aziende di “passare dalle parole ai fatti” non è coerente con la posizione prevista dai voti degli azionisti e dall’impegno aziendale. JPMorgan Asset Management, che supervisiona 3,1 trilioni di dollari, non ha menzionato la nuova strategia di CA100+, ma ha affermato di aver lasciato il gruppo perché ha fatto investimenti significativi per sviluppare un proprio quadro di impegni sul rischio climatico. Sulla stessa scia anche BlackRock Inc.: il più grande gestore finanziario del mondo ha dichiarato che trasferirà la sua adesione a Climate Action 100 a BlackRock International, il che significa che la società madre con sede a New York non sarà più affiliata a CA100+. L’azienda ha affermato che la maggior parte dei suoi clienti che desiderano soluzioni di investimento che li aiutino a rispettare gli impegni in materia di clima, transizione energetica e decarbonizzazione risiedono al di fuori degli Stati Uniti, mentre la nuova strategia di CA100+ “solleverebbe considerazioni legali, in particolare negli Stati Uniti”.