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von der Leyen

Perché Ursula von der Leyen sta facendo a pezzi il Green Deal

Le ultime elezioni europee hanno portato ad una maggioranza alternativa di destra al Parlamento europeo, e il presidente del PPE, Manfred Weber, l’ha utilizzata per prendere di mira il Green Deal

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sembra voler distruggere il Green Deal. L’agenda verde europea è sotto attacco da una coalizione eterogenea di lobbisti aziendali, agitatori di estrema destra e la stessa famiglia politica di von der Leyen, il Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra.

Von der Leyen è fermamente convinta di voler salvare il Green Deal, anche se ciò significa privarlo di alcune componenti. Dopotutto, VDL considera la normativa green uno dei suoi più importanti successi politici. “Siamo fermi sul Green Deal europeo, il cambiamento climatico non scomparirà”, ha dichiarato la portavoce capo della Commissione europea, Paula Pinho.

LE ORIGINI DEL GREEN DEAL

Lanciato all’inizio del suo primo mandato come presidente della Commissione europea nel 2019, il Green Deal prometteva di rivoluzionare completamente l’economia dell’Unione europea, riducendo a zero l’inquinamento che causa il riscaldamento climatico, rimodellando agricoltura, trasporti ed energia e portando industria, aziende e cittadini in armonia con la natura.

Le elezioni europee dello scorso anno, però, hanno portato ad una maggioranza alternativa di destra al Parlamento europeo, oltre a quella centrista che aveva sostenuto il secondo mandato von der Leyen. Da allora, il presidente del PPE, Manfred Weber, ha utilizzato questa maggioranza di destra per prendere di mira la normativa green.

LE MODIFICHE AL GREEN DEAL DECISE DA VON DER LEYEN

In risposta, von der Leyen ha sostenuto delle norme più flessibili sulle emissioni delle auto, semplificato la regolamentazione aziendale e riorientato i fondi verdi, solo per citarne alcune. Finora, però, il nucleo del Green Deal – l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050 e le leggi per realizzarlo – non è cambiato. Ed è questa la strategia di von der Leyen.

“Siamo in una situazione molto diversa da quella dell’inizio del primo mandato” del 2019, ha affermato un funzionario della Commissione a cui è stato concesso l’anonimato per proteggere i suoi rapporti. “La presidente resta fedele al Green Deal, che ora deve solo incorporare alcune di queste mutate realtà”.

FOCUS SU CAMBIAMENTI CLIMATICI E GAS SERRA

Nel 2020 von der Leyen affermò che il Green Deal riguardava “molto più che ridurre le emissioni”. Eppure, i funzionari europei e i consulenti della presidente ora affermano che la sua visione si è allontanata da una spinta onnicomprensiva alla sostenibilità a tutti i livelli. Sebbene alcuni di quegli obiettivi più ampi rimangano, l’enfasi oggi è posta sul preservare ciò che von der Leyen considera il nucleo del Green Deal: le leggi sui cambiamenti climatici e gli sforzi Ue per eliminare l’inquinamento da gas serra entro il 2050. Elementi più vicini a ciò che anche Weber è disposto ad accettare.

Questo cambiamento ha guidato von der Leyen a scendere a compromessi su una serie di norme ambientali, spesso con il pretesto di alleggerire il carico burocratico per le aziende. “La semplificazione è nell’interesse del Green Deal europeo: se diventa troppo complessa, non verrà realizzata”, ha spiegato Pinho.

GLI INTERVENTI SU RENDICONTAZIONE DELLE AZIENDE ED EMISSIONI DELLE AUTO

La Commissione Ue ha eliminato gli obblighi per le aziende di rendicontare il loro impatto ambientale e l’esposizione ai rischi climatici, ha indebolito il divieto di vendita di veicoli con motore a combustione interna entro il 2035 e ha affossato una legge che controlla i pesticidi. E l’elenco potrebbe continuare.

La frustrazione è cresciuta tra i gruppi politici che vogliono preservare una visione completa del Green Deal, secondo cui le istanze per il clima, la natura e la responsabilità aziendale siano tutte interconnesse, e le aziende e i cittadini dovrebbero ricevere una chiara direzione.

LA BAGARRE SULLA MISURA ANTI-GREENWASHING

Nel frattempo, gli impatti della perdita di biodiversità, degli habitat naturali e della stabilità climatica peggiorano di giorno in giorno. Venerdì scorso von der Leyen è sembrata fare la sua più eclatante concessione alle richieste di Weber: dopo che il PPE e i gruppi di estrema destra hanno spinto la Commissione ad abbandonare una misura anti-greenwashing, l’esecutivo Ue sembrava indicare che avrebbe ritirato il disegno di legge.

Ne è seguita un’enorme polemica, con i partiti di centro e di centrosinistra che hanno accusato von der Leyen di essere subordinata a Weber e all’agenda anti-verde dell’estrema destra. “VDL deve rimettere in riga il PPE”, ha affermato il socialista europeo Tiemo Wölken, che ha lavorato alla legge, aggiungendo che il PPE “sta cercando di annientare tutto ciò che riguarda l’agenda per la sostenibilità”. A sorpresa, però, si è scoperto che la Commissione non aveva fatto sul serio, o che si era espressa male.

IL GREEN DEAL E IL NUOVO OBIETTIVO CLIMATICO UE AL 2040

E la posizione di von der Leyen, come riportato martedì scorso da Politico, è di sostenere la proposta, a patto che le regole del greenwashing non si applichino alle aziende più piccole. Mentre il conflitto prosegue, un nuovo attacco diretto alla missione climatica fondamentale del Green Deal sta prendendo piede.

La prossima settimana Bruxelles presenterà il suo obiettivo climatico per il 2040, ma una coalizione di Paesi sta spingendo per impedire che l’obiettivo influisca sugli sforzi climatici a breve termine. Ciò potrebbe ritardare ulteriormente i tentativi dell’Ue di raggiungere un traguardo fondamentale, che è già molto in ritardo, e indebolire altri sforzi climatici nel frattempo.

Anche il PPE esprime lamentele sull’obiettivo del 2040, chiedendo maggiore flessibilità su come i Paesi possano raggiungerli. La Commissione sta ascoltando. Secondo una bozza della proposta dell’esecutivo Ue per il 2040, i Paesi potranno esternalizzare alcuni tagli alle emissioni ai Paesi più poveri. Tuttavia, sembra che l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90%, il preferito da von der Leyen, resterà invariato. Un’altra concessione fatta per salvare l’obiettivo generale.

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