Gli scenari sul mercato del petrolio tra tagli alla produzione e aumenti di prezzo. Sullo sfondo l’accordo sul nucleare iraniano
Sono giorni turbolenti per l’energia. Meglio: sono settimane, mesi che la questione del gas e dei prezzi in bolletta tiene banco in tutto l’Occidente. Meno “chiacchierata” rimane, spesso, la questione del petrolio. I motivi li conosciamo: minor dipendenza dalle forniture russe da parte dell’Europa, maggior facilità di reperimento e trasporto. Eppure, di carne al fuoco continua ad essercene tanta anche sul fronte del cosiddetto oil.
L’OPEC PENSA A RIDURRE L’OFFERTA DI PETROLIO
Un fronte che vede collegare i fili di quanto avvenuto la scorsa settimana e quanto si prospetta per quella iniziata oggi. Perché l’Organizzazione del settore che riunisce i paesi esportatori di petrolio paventa una riduzione della produzione.
Una decisione che arriverà nel corso di settembre, quando si riuniranno i paesi Opec con Russia e alleati (Opec+).
AUMENTA IL PREZZO DEL GREGGIO
Una delle conseguenze di questa probabile mossa è l’aumento del prezzo del petrolio. In un anno già caratterizzato da innalzamenti del costo del greggio, ma con guadagni frenati nel caso delle materie prime dalla forza del dollaro americano e dalle mosse della Fed contro l’inflazione, la prospettiva di uno stop all’offerta giustifica prezzi dell’Oil ancora alti.
Lo ha confermato Sugandha Sachdeva, vicepresidente della ricerca sulle materie prime di Religare Broking. Il greggio Brent, specifica Reuters, è aumentato di 55 centesimi a 101,54 dollari al barile stamani, estendendo il rally del 4,4% della scorsa settimana. Il greggio West Texas Intermediate è aumentato di 62 centesimi, pari allo 0,7%, a 93,68 dollari dopo essere aumentato del 2,5% la scorsa settimana.
IL CONTESTO
Sullo sfondo, ma neanche così tanto, c’è anche la prospettiva di un rinnovato accordo sul nucleare iraniano tra Teheran e Washington. Le negoziazioni stanno vivendo, sembra, una fase più ottimistica negli ultimi giorni e chissà che in poco tempo non si possa arrivare a dama.
In più, occhio alla Libia. Dove i nuovi scontri in scena a Tripoli – con 32 morti – non fanno stare tranquilli sul fronte degli approvvigionamenti.
Sul petrolio, insomma, si attendono nuovi sviluppi. Venerdì scorso, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita hanno espresso una linea comune favorevole a nuovi tagli. Iraq, Venezuela e Pakistan hanno già detto di essere d’accordo a rimettere in ordine il mercato.
I tagli made in Arabia, infine, potrebbero interessare anche l’Asia. Saudi Aramco, fa sapere ancora la Reuters, potrebbe infatti tagliare il prezzo di vendita ufficiale (OSP) del suo greggio di punta Arab Light di circa 4,50 dollari al barile a ottobre.