Non tutti i progetti petroliferi sono uguali. Alcuni sono sicuramente meno dannosi per l'ambiente rispetto…
Piano gas UE, ecco tutti i Paesi contrari alle limitazioni

Secondo un funzionario europeo “gli Stati membri vogliono avere la capacità di attivare dei propri meccanismi di crisi. Non è una cosa che vorrebbero affidare alla Commissione Europea”
La Commissione Europea ieri ha proposto che tutti i 27 Paesi UE utilizzino il 15% in meno di gas da agosto a marzo rispetto alla media degli ultimi cinque anni. L’obiettivo sarà volontario, ma l’UE potrebbe renderlo obbligatorio se dichiarerà un rischio sostanziale di carenza di gas.
In base alla proposta, la Commissione consulterà il gruppo di coordinamento del gas dei rappresentanti dei Paesi, prima di rendere obbligatorio l’obiettivo. I diplomatici nazionali ne discuteranno domani, con l’obiettivo che i ministri dell’Energia lo approvino alla riunione di emergenza di martedì prossimo. Per diventare legge, la proposta ha bisogno dell’approvazione di una maggioranza rafforzata di almeno 15 Paesi UE.
I Paesi europei si stanno affrettando a riempire i loro depositi di gas prima dell’inverno, e Bruxelles ha avvertito che, senza fare ora dei tagli più profondi al consumo di gas, alcuni avranno difficoltà a trovare carburante nei mesi più freddi, se la Russia taglierà completamente l’approvvigionamento (uno scenario che, secondo la Commissione, è probabile).
In una riunione dei diplomatici UE di ieri, almeno 12 dei 27 Stati membri hanno espresso preoccupazioni sulla proposta, come hanno riferito cinque funzionari UE. Il principale punto critico è se l’Unione Europea debba avere il potere di rendere vincolanti gli obiettivi.
IL FRONTE DEL “NO”
Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Malta, Paesi Olanda, Polonia e Portogallo sono tra gli Stati che hanno affermato che Bruxelles non dovrebbe poterlo fare, senza prima dar voce – e possibilmente un veto – ai Paesi. “Gli Stati membri vogliono avere la capacità di attivare dei propri meccanismi di crisi. Non è una cosa che vorrebbero affidare alla Commissione Europea”, ha affermato un funzionario UE.
Alcuni Paesi, poi, affermano che imporre lo stesso obiettivo a tutti non è l’approccio giusto. Tra questi ci sono Spagna, Portogallo – che non contano la Russia tra i loro principali fornitori di gas – e Ungheria, il cui governo a luglio ha ordinato il divieto di esportazione del gas.
LE RAGIONI DEL “NO” DEL PORTOGALLO
Per il segretario all’Energia portoghese, Joao Galamba, il Portogallo è “totalmente contrario” alla proposta UE, perché ostacolerebbe la produzione di elettricità attraverso impianti a gas, mentre il Paese deve affrontare una siccità estrema. Galamba ha dichiarato che la proposta UE non risponde alle specifiche esigenze idroelettriche di Spagna e Portogallo, che a causa dell’attuale siccità sono state costrette a produrre più elettricità attraverso impianti a gas. Il segretario portoghese all’Energia ha aggiunto che la proposta “è sproporzionata e insostenibile” perché porterebbe a delle interruzioni di corrente.
“Il Portogallo è totalmente contrario alla proposta della Commissione Europea, perché non tiene conto delle differenze tra i Paesi. Questo non può applicarsi al Portogallo”, ha detto Galamba, aggiungendo che la penisola iberica – che non dipende dal gas convogliato dalla Russia – rimane un’ “isola energetica” con poca interconnessione energetica con il resto d’Europa.
LE RAGIONI DEL “NO” DELLA GRECIA
Anche il governo greco si oppone alla proposta dell’Unione Europea di ridurre volontariamente il consumo di gas: “Il governo non è d’accordo in linea di principio con la proposta della Commissione per una riduzione del 15% del consumo di gas naturale”, ha affermato il portavoce del governo greco, Yiannis Economou, in una conferenza stampa. “Abbiamo presentato delle proposte e continuiamo a sostenere che questa direzione può fornire delle soluzioni”.
Parlando alla televisione Skai, il ministro dell’Energia delle Grecia, Kostas Skrekas, ha affermato che il 70% del gas naturale importato dal Paese viene utilizzato per generare elettricità, il che significa che eventuali tagli colpirebbero famiglie e imprese. Skrekas detto anche che la Grecia ha già espresso il suo disaccordo con la proposta e che “ha intrapreso tutte le azioni necessarie” per garantire gli approvvigionamenti.
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