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Giornali

Pnrr, Ponte Stretto e presidenza Confindustria: cosa dicono i giornali di oggi

Spesa Pnrr a quota 42,4 mld quest’anno, l’ad di Stretto di Messina Ciucci replica sui test riguardanti sisma e maremoti. Infine è corsa a due per la presidenza di Confindustria: ecco cosa dicono i giornali di oggi

L’Ufficio parlamentare di bilancio nella sua audizione in commissione Bilancio a Montecitorio ha aggiornato i calcoli sulla uscite effettiva da realizzare per riuscire a utilizzare in tempo tutte le risorse di Next Generation Eu. Quest’anno il contatore si attesta ora a 42,4 miliardi, sostanzialmente il doppio rispetto ai 21,8 miliardi spesi nel 2023 (se ne attendevano invece 33,8). Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, replica invece alle accuse del leader Avs Angelo Bonelli che torna a mettere in dubbio la costruzione del Ponte di Messina. Mentre in Confindustria è corsa a due, in pratica un ballottaggio, per conquistare la poltrona ora occupata dal presidente Carlo Bonomi. In lizza rimangono il ligure Edoardo Garrone, classe 1961, patron della Erg, marchio delle energie rinnovabili, e l’emiliano Emanuele Orsini, classe 1973, vice di Bonomi e amministratore delegato di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti.

PNRR, OBIETTIVO 2024 È UNA SPESA EFFETTIVA A 42,4 MILIARDI

“Nelle sue comunicazioni di ieri alla Camera, che replicano l’appuntamento tenuto mercoledì al Senato, il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto è tornato sul tema critico sollevato dai tassi, fin qui inferiori alle previsioni, della realizzazione finanziaria del Piano. A dare la misura numerica del problema, poche ore dopo, è stato l’Ufficio parlamentare di bilancio, che nella sua audizione in commissione Bilancio a Montecitorio sul decreto attuativo della rimodulazione del Pnrr ha aggiornato i calcoli sulla uscite effettiva da realizzare per riuscire a utilizzare in tempo tutte le risorse di Next Generation Eu. Quest’anno il contatore si attesta ora a 42,4 miliardi, sostanzialmente il doppio rispetto ai 21,8 miliardi spesi nel 2023 (se ne attendevano invece 33,8); nel 2025 l’obiettivo salirà ulteriormente a 57,9 miliardi nel 2025, per attestarsi a 49,6 nel 2026, anno finale del Piano”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “(…) Nell’attesa, ci ha pensato lo stesso Ufficio di bilancio a ricostruire minuziosamente la geografia dei ritocchi al Piano, basati su 23,7 miliardi di incrementi di spesa fra Repower Eu e nuove misure Pnrr e 20,8 miliardi di riduzioni fra interventi cancellati e definanziati per trovare coperture alternative nel bilancio nazionale. Il saldo è dato dai 2,9 miliardi di contributi aggiuntivi assicurati da Bruxelles con il Repower. Nella girandola di finanziamenti che vanno e vengono l’Upb calcola circa 4 miliardi di interventi stralciati e non rifinanziati, fra cui i 900 milioni per l’Alta Velocità ferroviaria Verona-Brennero, 500 milioni per il fotovoltaico e l’industria eolica, 300 milioni per bus elettrici e 700 per la promozione di impianti innovativi per l’energia. (…)”, conclude il quotidiano.

PONTE STRETTO, L’AD CIUCCI REPLICA A BONELLI: OPERA IN AGGIORNAMENTO CONTINUO

“’Quello che dovrebbero dirci è: fate presto e bene, anziché ponte sì, ponte no’. Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, replica così (‘ma non voglio polemizzare’) alle accuse del leader Avs Angelo Bonelli che torna a mettere in dubbio la costruzione del Ponte di Messina: ‘La ricerca sul Ponte non finisce mai, sono stati fatti test e prove e ne faremo ancora — dice Ciucci al Corriere — e in sede di progetto esecutivo ci potranno essere degli aggiornamenti in base agli studi e alle ricerche degli ultimi 20 anni, il Ponte è un’opera di aggiornamento continuo’”. È quanto si legge sul Corriere della Sera di oggi. “L’occasione è il parere del Comitato scientifico coordinato da Alberto Prestininzi portato alla Camera due giorni fa da Bonelli. Un documento di quasi 50 pagine in cui i 9 esperti nominati dal ministero delle Infrastrutture con le regioni Calabria e Sicilia giudicano il progetto e alla fine all’unanimità danno ‘parere positivo’. Ma, aggiungono anche: ‘Fatte salve le considerazioni, le osservazioni e raccomandazioni riportate nelle sezioni 1 e 2 e nell’Appendice’. Ed è su queste che Bonelli chiede chiarimenti: ‘Ci sono rilievi sulla microzonizzazione sismica, sulla qualità degli acciai, sulla mancanza di studi adeguati su maremoto e impatto del vento: come è possibile dare parere favorevole con tutte queste osservazioni?’. (…)”, si legge sul quotidiano.

“L’ad Ciucci ribadisce che ‘quelle del Comitato non sono prescrizioni ma raccomandazioni da fare nella fase di predisposizione del progetto esecutivo, come previsto dalla legge’, e ‘sono temi a noi ben noti, come non potremmo tenerne conto? Parliamo di una delle opere più importanti del mondo’. (…)”, conclude il quotidiano.

CONFINDUSTRIA: SFIDA A DUE, IN LIZZA GARRONE E ORSINI

“In Confindustria è corsa a due, in pratica un ballottaggio, per conquistare la poltrona ora occupata dal presidente Carlo Bonomi. In lizza rimangono il ligure Edoardo Garrone, classe 1961, patron della Erg, marchio delle energie rinnovabili, e l’emiliano Emanuele Orsini, classe 1973, vice di Bonomi e amministratore delegato di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti. È stato escluso dai saggi scelti da viale dell’Astronomia per fare sintesi tra i candidati Antonio Gozzi, classe 1954, l’altro ligure, presidente della Duferco e numero uno della Federacciai”. È quanto riporta La Repubblica. “Eliminazione che è arrivata poche ore dopo la presentazione da parte di Gozzi delle delibere e delle espressioni di consenso che certificavano una soglia dei voti assembleari superiore al 25%. Quota che avrebbe dovuto permettere a Gozzi l’accesso alla seconda fase del tortuoso percorso che porterà alla scelta del nuovo presidente. Non è escluso che ora l’industriale di Chiavari possa valutare delle azioni per essere riammesso. (…) Per cui i saggi hanno ‘individuato all’unanimità in Edoardo Garrone ed Emanuele Orsini i candidati chiamati ad illustrare il proprio programma nella riunione del Consiglio generale del prossimo 21 marzo per il successivo voto di designazione, già in calendario per il prossimo 4 aprile’. E i rumors in viale dell’Astronomia dicono che, tra i consiglieri che devono designare a voto segreto il nuovo numero uno, sarebbe in vantaggio Orsini con 77 preferenze contro le 71 di Garrone. (…). Ora si apre la fase due, a meno di strascichi “legali”, tra ricorsi e controricorsi, e rientri in pista dell’uomo dell’acciaio. Il voto in Consiglio generale, il 4 aprile, è quello cruciale: ne uscirà un solo nome, quello del presidente designato. Su quel nome si pronuncerà poi l’assemblea,il 23 maggio”, conclude il quotidiano.

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