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La nuova Polonia di Tusk dice addio al carbone. La situazione in Italia e in Ue

Che cosa ha annunciato la Polonia mentre a Bruxelles si avvicina il 6 febbraio, quando si discuterà il piano per tagliare del 90% le emissioni al 2040

Il nuovo governo della Polonia ha scosso gli equilibri politici interni e nel panorama europeo. Ma si sta facendo notare anche per l’ambizione verde.

IL PIANO VERDE DELLA POLONIA

Addio al carbone e riduzione del 90% dei gas a effetto serra da qui al 2040. Obiettivi netti del governo a guida Donald Tusk fresco di vittoria elettorale. D’altronde, il Paese dovrà rinunciare a quella che ieri era per il 70% la fonte di alimentazione energetica e che attualmente è scesa al 60% grazie alla crescita delle rinnovabili e all’importazione dell’elettricità. Quello dell’addio al carbone, dunque, è e sarà un passo ambizioso mai tentato sin qui, visto che il ricorso a questa risorsa tradizionale è stato prolungato in altri Paesi come la Germania per mettere in sicurezza il proprio portafoglio di approvvigionamenti dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Un passo necessario su cui ragionare quest’anno, a detta della responsabile al clima Urszula Zielińska.

Secondo il Forum Energii, citato da Reuters, “fissare una data più realistica per l’uscita del carbone consentirà la selezione di unità di carbone che rimarranno in linea per mantenere il sistema fornito attirando al contempo investimenti in nuova capacità energetica. La Polonia deve investire 1 trilione di zloty in infrastrutture energetiche, compresa la capacità a emissioni zero e le reti di trasmissione. I fondi dell’UE e i proventi della vendita dei diritti di emissione di carbonio potrebbero coprire la metà di tale importo”. Pochi giorni fa, il think tank con base a Varsavia aveva detto che l’uscita dal carbone va effettuata al 2035 perché oltre non sarebbe sostenibile continuare a produrre elettricità dal combustibile fossile più inquinante.

Come riportato da Euractiv, l’impegno diplomatico in Ue del nuovo esecutivo biancorosso è quello di allinearsi alla roadmap comunitaria andando ad aggiornare rapidamente anche il piano nazionale per il clima.  “L’anno scorso, l’utilità elettrica statale polacca PGE ha espresso il suo sostegno a un’uscita del carbone del 2040, attirando un rimprovero immediato dal governo nazionalista, che aveva fissato una scadenza politica del 2049, un anno prima che l’UE dovrebbe raggiungere il suo obiettivo di emissioni nette a zero”, ha ricordato ancora il quotidiano europeo.

LA SITUAZIONE EUROPEA

Il 6 febbraio per Bruxelles, dunque,  si avvicina. Le emissioni di gas serra sono state registrate in diminuzione a fine 2023 rispetto al 2022.

Come abbiamo raccontato già su questo giornale, preoccupa il fronte degli industriali, i cui timori sono legati alla tenuta dei settori produttivi interessati da questa drastica roadmap climatica. Ecco allora che il tiro alla fune è continuo anche su soluzioni come la Ccs, la cattura e lo stoccaggio di carbonio. Domani intanto si terrà il Consiglio Ambiente, con il Belgio alla presidenza di questo ultimo semestre prima delle elezioni di giungo. Dopo il 6 febbraio, un nuovo meeting informale sarà il 25 marzo.

Quanto al ricorso al carbone, alcuni recenti dati discussi da Reuters ed elaborati da Ember e Electricity Maps hanno mostrato che dal 2018 al 2023 le maggiori economie europee (Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna e Paesi Bassi) hanno ridotto di quasi un quarto l’intensità di carbonio della produzione di elettricità, privilegiando il ricorso alle rinnovabili. In tutto il 2023, comunque, l’Ue ha emesso 2,6 miliardi di tonnellate di CO2, in calo del 7,4% sull’anno precedente. Sono numeri del Global Carbon Project, secondo cui a livello globale il combustibile responsabile delle maggiori emissioni è proprio il carbone, con 15,4 miliardi di tonnellate di CO2 emessa. E la Cina è la prima responsabile, con 8,5 miliardi di tonnellate su 11,9 emesse che sono dovute al carbone (pari al 71%). Le emissioni da carbone del Dragone valgono, inoltre, il 55% sul totale mondiale. L’Ue, sempre nel 2023, ha emesso da carbone 577 milioni di tonnellate.

GERMANIA E FRANCIA SEGUIRANNO LA POLONIA?

Mentre la Francia (meno di 15 milioni di tonnellate di CO2 fino a novembre 2023) è molto legata al nucleare, la Germania ha prolungato il ricorso alle sue centrali a carbone e registra un sistema di 9,5 volte più intensivo di carbonio di quello francese, con una media di 419 grammi di CO2 per KWh fino a novembre dell’anno appena salutato. Nel piano nazionale climatico transalpino, l’addio al carbone (che l’anno scorso ha apportato lo 0,6% nel mix elettrico) è fissato al 2027: per allora, le due centrali rilanciate diventeranno impianti per produzione di biomasse ma nel frattempo per tutto il 2024 funzioneranno per più ore (1800 ore anziché 1300 per 75 giorni di produzione non stop) contro i blackout invernali.

Nel 2022, dopo l’entrata delle truppe russe in Ucraina, anche Francia, Austria e Paesi Bassi avevano messo in stand-by il processo di phase out dal carbone. Ma proprio la Repubblica federale tedesca aveva approvato la legge sulla fornitura di centrali elettriche sostitutive, per mettere in riserva circa 8 gigawatt di impianti a carbone. Un recente rapporto di Agora Energiewende ha detto che la Germania ha registrato il record nella riduzione delle missioni da settant’anni: 673 milioni di tonnellate. Le rinnovabili (oltre il 50%) e l’import di elettricità dall’estero, come dal nucleare francese, hanno inciso negativamente sul ricorso al carbone (-44 milioni di tonnellate di anidride carbionica). Il phase out è previsto per il 2038 ma Robert Habeck vorrebbe anticiparlo al 2030, anche se preoccupa la resistenza dei land orientali.

IL PUNTO SULL’ITALIA

Nel caso dell’Italia, invece, i dati Terna del 2023 hanno detto che i consumi da carbone hanno subito un calo di 1,3 Mtep. La chiusura e riconversione delle sette centrali a carbone ancora attive avverrà al 2025, dopo che anche il Mase aveva esteso il ricorso alla massimizzazione degli impianti per tutto il 2023. “Spero di riuscire anche entro il ’24 se i prezzi del gas attuale tengono”, aveva addirittura azzardato Pichetto Fratin.

Nel Pniec trasmesso a Bruxelles, che lo valuterà entro giugno, c’è l’obiettivo di abbandono totale del ricorso al carbone per produrre energia elettrica.

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