Allarme Ponte sullo Stretto: poggerebbe su faglie attive. Urso: 2035 troppo vicino, bisogna anticipare di 2 anni clausola di revisione su stop auto endotermiche. In arrivo linee guida BCE su rischi ambientali case. La rassegna Energia
Fari puntati sul Ponte sullo Stretto: poggerebbe su faglie attive. In altre parole, il rischio terremoti è molto alto. L’azienda smentisce ma i rilievi cartografici sembrano confermare questa tesi. Il 2035 è troppo vicino e bisogna anticipare di due anni la clausola di revisione sullo stop alle auto endotermiche. A dirlo è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha aggiunto che presenterà le sue richieste all’Ue già domani durante l’incontro sull’automotive a Bruxelles.
ENERGIA, ALLARME TERROMOTI PER PONTE SULLO STRETTO
“Nella relazione introduttiva se ne mette in discussione l’esistenza, ma le mappe allegate all’ultimo progetto presentato sembrano confermare le preoccupazioni di geologi e ingegneri: il Ponte sullo Stretto poggia su faglie attive.
Niente di vero per la società, che con il suo amministratore delegato Pietro Ciucci ha sempre assicurato: «I punti di contatto con il terreno dell’opera di attraversamento sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive». E oggi va oltre, sostenendo che la presenza di faglie «è stata smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’opera». Tuttavia proprio scorrendo le migliaia di pagine presentate per rispondere alle 239 osservazioni critiche del ministero dell’Ambiente, ci sono almeno due documenti che sembrano affermare il contrario. Il primo è la mappa PB0010_F0. Già presente nel faldone del progetto del 2011, mai espunta nell’aggiornamento 2023 e tornata identica a se stessa nelle integrazioni presentate il 12 settembre scorso.”, si legge su La Repubblica.
“Non si tratta di elemento di poco conto perché le faglie sono “vive”. E la faglia di Cannitello, probabilmente figlia del devastante terremoto del 1783, soprattutto. Da rilievi cartografici e incisioni dell’epoca e dei secoli successivi, su cui si sta lavorando, inizia a emergere che lì dove oggi c’è la pianura di Cannitello c’era una montagna, forse cancellata dal sisma. Ecco perché la faglia — sostengono i tecnici dei comitati — dovrebbe essere sorvegliata speciale.
Ma c’è un secondo documento, ancora più dettagliato, che afferma esattamente la stessa cosa. È la tavola n.AMW3010, che corrisponde alla “Carta di microzonazione Calabria — Comune di Villa San Giovanni”, continua il giornale.
“In teoria, stando alle linee guida approvate nel 2016, dopo il devastante terremoto dell’Aquila, generato dalla faglia Paganica, nella zona in cui la Stretto di Messina progetta di costruire il Ponte non si potrebbe tirare su neanche un pollaio. Per evitare nuove tragedie, in aree instabili ma densamente urbanizzate, dopo il sisma si è deciso di censire le faglie in Italia, con indagine affidata all’Ispra, e sono stati fissati dei criteri di gestione del territorio, per altro facilmente rintracciabili sul sito della protezione civile. Al termine di un lavoro durato più di un anno, si è deciso di imporre una «fascia di attenzione » di 200 metri, più che doppia rispetto al passato, quando la norma ne prevedeva a stento 75. Per laStretto di Messina, però, il censimento dell’Ispra non è niente di più che un «prodotto di sintesi, prevalentemente a carattere bibliografico» e quei criteri «non hanno status normativo», dunque — si dà ad intendere — non è necessario seguirli. (…) Per i tecnici che progettano il Ponte, «la faglia responsabile del terremoto del 1908 è l’elemento tettonico di gran lunga dominante nello Stretto. Altre faglie attive si muovono solo in risposta alla dislocazione di tale faglia e comunque in misura subordinata. Nessuna di esse si è mossa nel 1908».(…) «L’esistenza stessa e l’attivazione delle faglie non è documentata». Allora perché inserirle nelle mappe? «Completezza bibliografica », asserisce la Stretto di Messina. Una risposta che non basta al deputato e leader dei Verdi Angelo Bonelli, che sulla questione annuncia l’ennesima interrogazione parlamentare”, continua il giornale.
AUTO, URSO (MIMIT): “ANTICIPARE DI 2 ANNI CLAUSOLA REVISIONE STOP ENDOTERMICHE”
“Giocare in anticipo di due anni e correggere da subito il Green deal europeo. Ad annunciarlo è il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, spiegando che già domani, in occasione dell’incontro sull’automotive a Bruxelles, chiederà «di anticipare agli inizi del 2025 la clausola di revisione», prevista dal Green deal. (…) «Abbiamo la necessità di una visione pragmatica e realistica» del green e questo «vale per il settore dell’auto e, in generale, della politica industriale», spiega Urso durante il tavolo con le associazioni di impresa e i sindacati, sostenendo che i tempi delle «politica commerciale tra quello che l’Europa pensa e i tempi che ci mette per realizzarlo sono inadeguati rispetto alla concorrenza globale. In particolare per quanto riguarda l’automotive». All’incontro, convocato per discutere di politica industriale alla vigilia del nuovo mandato delle istituzioni europee, ci sono, tra gli altri, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, e il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. (…) Sul tema automotive il ministro osserva:«Il crollo del mercato elettrico e le difficoltà che incontrano tutte le multinazionali ci obbligano a prendere delle decisioni», ricordando che il divieto di vendita di auto con motore endotermico dal 2035 prevede comunque una revisione a fine 2026, «ma non possiamo aspettare due anni», perché «nell’incertezza nessuno investe”, si legge su Il Corriere della Sera.
“A replicare a Urso è Bombardieri che obietta: «Quando dice di anticipare la clausola, lei ministro è sicuro che questa richiesta, che possiamo anche condividere, abbia una ricaduta sui maggiori produttori di autovetture? Sarebbe il caso di fare un tavolo, che chiediamo da tempo, quanto meno con Stellantis, perché a noi risulta che Stellantis, Renault, Volkswagen, Bmw hanno detto che non sono disponibili a tornare indietro su quanto deciso dalla Ue». La Uil, oltre alla convocazione di un tavolo con Stellantis, chiede al governo un fondo, con la presenza di sindacati e aziende, per interventi di riqualificazione industriale e di monitoraggio degli incentivi alle aziende. (…) Il numero uno degli industriali, reduce dalla sua prima relazione annuale che la scorsa settimana ha sancito una certa sintonia con l’esecutivo Meloni, aggiunge: «Il ministro ci ha presentato un documento che leggeremo con molta molta attenzione. Ci trova allineati su alcuni punti relativi alla competitività del Paese verso l’Europa, verso il mondo, per avere tempo e spazio per poter fare la transizione». Infine, il tema del nucleare «speriamo che la sperimentazione parta velocemente»”, continua il giornale.
“A replicare a Urso è Bombardieri che obietta: «Quando dice di anticipare la clausola, lei ministro è sicuro che questa richiesta, che possiamo anche condividere, abbia una ricaduta sui maggiori produttori di autovetture? Sarebbe il caso di fare un tavolo, che chiediamo da tempo, quanto meno con Stellantis, perché a noi risulta che Stellantis, Renault, Volkswagen, Bmw hanno detto che non sono disponibili a tornare indietro su quanto deciso dalla Ue». La Uil, oltre alla convocazione di un tavolo con Stellantis, chiede al governo un fondo, con la presenza di sindacati e aziende, per interventi di riqualificazione industriale e di monitoraggio degli incentivi alle aziende. (…) Il numero uno degli industriali, reduce dalla sua prima relazione annuale che la scorsa settimana ha sancito una certa sintonia con l’esecutivo Meloni, aggiunge: «Il ministro ci ha presentato un documento che leggeremo con molta molta attenzione. Ci trova allineati su alcuni punti relativi alla competitività del Paese verso l’Europa, verso il mondo, per avere tempo e spazio per poter fare la transizione». Infine, il tema del nucleare «speriamo che la sperimentazione parta velocemente»”, continua il giornale.
ENERGIA, A NOVEMBRE LINEE GUIDA BCE SU RISCHI AMBIENTALI CASE
“La vigilanza bancaria unica europea Bce/Ssm pubblicherà per fine novembre o inizio dicembre un volumetto contenente le linee guida per le banche su come gestire al meglio il rischio climatico e ambientale, tra rischio fisico e rischio di transizione, relativamente al mercato immobiliare residenziale e commerciale. Queste linee guida, che saranno in formato “leggero” assicurano fonti bene informate, si concentreranno sulle migliori pratiche già in vigore, a conferma dei progressi che l’industria bancaria su questo fronte ha già fatto (…)
Di tutto questo si è discusso ieri in una conferenza organizzata dalla Bce a Francoforte all’Eurotower, dal titolo “Real Estate climate data industry good pratices”, e alla quale hanno preso parte, tra gli altri, anche gli esperti di Banca Intesa e Unicredit chiamati a illustrare i loro metodi, considerati tra i migliori”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Il valore di un immobile, prima dell’esplosione del rischio climatico e ambientale, era fortemente influenzato da “location, location, location”. Ma oramai i prezzi del mercato immobiliare, residenziale o commerciale, dipendono altrettanto pesantemente dall’efficienza e dalla performance energetica. Il rischio climatico nel mondo immobiliare va integrato nel processo del rischio di credito gestito dalle banche”, continua il giornale.
“Progressi tuttavia ne sono stati fatti. «Abbiamo fatto molta strada dal 2019, quando abbiamo iniziato a parlare di gestione del rischio climatico e ambientale con voi, le banche che supervisioniamo – aprendo la conferenza ha sottolineato Frank Elderson, membro del comitato esecutivo della Bce e vicepresidente del consiglio di sorveglianza della Bce -. Grazie all’instancabile lavoro di molti esperti di rischio climatico impegnati nelle banche di tutta Europa abbiamo costruito insieme una notevole esperienza e compiuto progressi incoraggianti». Elderson ha invitato «tutte le banche che non hanno ancora compiuto progressi nella raccolta di dati a imparare dalle buone pratiche delle banche che hanno fatto passi da gigante». (…) Banca Intesa si è focalizzata sulla raccolta delle informazioni sull’efficienza energetica nel settore immobiliare residenziale: una delle migliori prassi è risultata la suddivisione dei dati in sottosettori, per consentire la misurazione dei rischi mirata, su misura, per immobili con caratteristiche comuni. Gli esperti di Unicredit si sono concentrati sulla valutazione e sulla mitigazione del rischio fisico. (…) Restano tuttavia nodi irrisolti: le banche si sono lamentate in coro per la mancanza in Europa di armonizzazione di regole, definizioni, tassonomie tra i diversi Stati. Per questo il legislatore e i governi dovranno in prospettiva fare la loro parte: aiutare le banche, con interventi legislativi, verso un percorso più agevole per raccogliere dati sull’efficienza energetica, soprattutto nell’ambito del consumo energetico protetto dalla privacy. Un passo in avanti in questa direzione è atteso dalla revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che include requisiti comuni per la creazione di banche dati nazionali sul rendimento energetico degli edifici”, continua il giornale.