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I prezzi del GNL stanno rivitalizzando le esportazioni americane

Gli Stati Uniti prevedono un sostanzioso aumento delle esportazioni di GNL nel 2021. Ma le prospettive di lungo periodo sono incerte, vista la transizione energetica

L’aumento dei prezzi del gas naturale sul mercato globale sta dando un po’ di sollievo alle aziende americane dopo un anno particolarmente difficile, vista la crisi economica causata dal coronavirus e l’eccesso di offerta che ha saturato i mercati.

Il Financial Times scrive che questo mese i prezzi del gas naturale liquefatto (GNL) spedito verso l’Asia orientale sono cresciuti fino a superare i 10 dollari per un milione di British termal unit (MMBtu), grazie anche alle temperature più fredde. C’è stato un aumento dei prezzi anche in Europa: nel Regno Unito, per esempio, il gas si vende ad un prezzo maggiore di un terzo rispetto all’anno scorso.

Sono prezzi nettamente superiori rispetto ai mercati negli Stati Uniti, e dunque stanno favorendo le aziende americane che esportano gas. In particolare Cheniere Energy, il più grande esportatore di GNL degli Stati Uniti, le cui azioni sono cresciute molto il mese scorso. La compagnia – che ha sede a Houston, in Texas – vende GNL principalmente tramite contratti a lungo termine, ma riesce comunque a trarre profitto dall’aumento dei prezzi spot vendendo combustibile slegato da contratti attraverso la sua divisione commerciale, Cheniere Marketing.

A novembre le esportazioni di Cheniere hanno raggiunto un nuovo record. E secondo la Energy Information Administration – un’agenzia del governo degli Stati Uniti – nel 2021 le esportazioni americane di GNL raggiungeranno una media di 8,5 miliardi di piedi cubici al giorno nel 2021: significherebbe un aumento del 30 per cento rispetto ai volumi del 2020.

Bank of America prevede che nel prossimo anno le strutture americane per l’esportazione di GNL lavoreranno quasi al massimo delle loro capacità.

Nell’ultimo periodo i progetti per espandere i terminal esistenti o per costruirne di nuovi sono stati rimandati più volte a causa di una domanda poco incoraggiante. Il Financial Times scrive che la pandemia non ha solo provocato una crisi economica e abbattuto la richiesta di energia, ma ha anche reso molto più difficile organizzare quelle riunioni faccia-a-faccia che rappresentano un “elemento tipico” delle negoziazioni sul GNL.

Le prospettive di lungo termine per il GNL si sono poi fatte incerte a causa dei maggiori impegni adottati da molti governi per tagliare le emissioni di gas serra. Secondo la società di consulenza Wood Mackenzie, più dei tre quarti del nuovo output da progetti sul GNL è “a rischio” se le emissioni dovessero venire ridotte ad un livello tale da evitare l’aumento della temperatura media globale oltre i 2 °C.

Allo stesso tempo, però, il recente aumento dei prezzi del gas sta dando un po’ di speranza alle aziende – come Venture Global o Tellurian – che stanno o vorrebbero costruire nuovi terminal per l’esportazione di GNL lungo la costa del Golfo degli Stati Uniti.

Intanto, a novembre si è registrata una crescita del 47,7 per cento (rispetto al mese precedente) delle importazioni di GNL americano da parte della Cina. E si stima che la domanda di GNL proveniente dal Giappone possa aumentare di 22 milioni di tonnellate l’anno a seguito del phase out della capacità a carbone.

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