Quale ruolo avranno le utilities nella transizione energetica. Il rapporto “Il ruolo delle utilities tra sicurezza energetica, sostenibilità e competitività” e l’evento di Utilitalia
1,8 miliardi di euro. È quanto hanno investito le utilities nelle cinque linee strategiche di sviluppo della transizione: rinnovabili, molecole verdi, reti di distribuzione, efficienza energetica ed economia circolare. È quanto emerge dal rapporto “Il ruolo delle utilities tra sicurezza energetica, sostenibilità e competitività”, presentato oggi a Roma da Utilitalia nel corso di un convegno. Chi c’era e cosa si è detto.
IL RUOLO DELLE UTILITIES
L’Italia ha una grande opportunità nel quadro energetico globale e le utilities avranno un ruolo centrale per liberare il pieno potenziale del nostro Paese, secondo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Pichetto Fratin.
“Servono azioni puntuali, in un’ottica di immaginario futuro. Siamo immersi in un momento di cambiamento dove abbiamo grande centralità, che rappresentiamo sul Piano Mattei. Possiamo produrre in proprio alcune tecnologie, come eolico e fotovoltaico. A Ravenna ci sarà il rigassificatore ma anche un grande piano eolico, così che nella stessa realtà convivono vecchio nuovo. Questa è la sfida Paese, che dobbiamo saper portare avanti passo per passo. Dobbiamo eliminare il carbone quanto prima”, ha affermato Pichetto.
Nel 2021 le 100 maggiori utilities hanno investito 11 miliardi di euro sui territori, puntando su innovazione e qualità del servizio, secondo quanto emerge dal rapporto.
“Il ruolo delle utilities è parte integrante del sistema Paese, non possiamo lavorare per compartimenti stagni. Per quanto riguarda la prima linea strategica di sviluppo, le utilities possono contribuire in modo significativo al conseguimento degli obiettivi nazionali sulle rinnovabili, in particolare nel settore fotovoltaico ed eolico, ma anche in quello idroelettrico e del teleriscaldamento: ciò a patto di attivare misure abilitanti che supportino gli investimenti per il rifacimento o potenziamento degli impianti esistenti e per le progettualità che valorizzano le sinergie intersettoriali”, ha aggiunto Pichetto.
PAROLA D’ORDINE NEUTRALITÀ TECNOLOGICA
La parola d’ordine della transizione deve essere neutralità tecnologica, secondo il Presidente di Arera Besseghini.
“La velocità con cui le cose devono avvenire è fondamentale. Altrettanto importante è che ogni tecnologia ha le sue tempistiche e ognuno ha le proprie dinamiche. La frase più critica del complesso periodo passato, iniziato con il Covid-19, è superata. Siamo però in una fase
ancora più difficile da leggere. Dichiarare un impegno alla neutralità tecnologica è essa stessa una scelta, vuol dire lasciare le briglia libere alla capacità degli operatori di portare soluzioni e farsi interpreti attraverso la raccolta del consenso. Le utility possono leggere i diversi approcci che i differenti tipi di servizi mettono in campo”, ha affermato Besseghini.
Un elemento importante da non sottovalutare è il costo della transizione per i settori hard-to-abate.
“Dobbiamo stare attenti alle innovazioni di mercato, da questo punto di vista dovremmo essere un po’ più ascoltati dall’Europa. Importante è come il costo della decarbonizzazione si abbatte sui settori nei diversi Paesi. Il costo degli interventi, che può essere significativo, deve essere gestito affinché alcuni settori che non possono usare risorse pubbliche non perdano competitività, come i settori hard-to-abate. Una misura di sostegno a livello europeo al momento non c’è, non dico che si debba arrivare alla tariffa unica europea, ma ci sono altre soluzioni che si possono mettere in campo”, ha affermato Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
IDROGENO SI MA NON ORA
L’idrogeno può rappresentare un vettore della transizione ma oggi non è abbastanza competitivo, secondo Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren.
“Sì all’idrogeno ma quando sarà competitivo. Parliamo più di biometano e meno di idrogeno. Stiamo andando verso la transizione senza tecnologie. Le utility possono essere motore di un Rinascimento industriale. Contiamo l’8,5% del Pil nazionale, dovrebbe nascere al 2030 più del 12%. Le utility sono uno dei settori che ha assunto di più negli ultimi anni”, ha aggiunto Dal Fabbro.